Educare è possibile, anzi si deve. E Rimini è pronta a questa nuova, sempre attuale sfida. La Chiesa riminese, infatti, ha immediatamente accolto la proposta dei Vescovi italiani di dedicare il prossimo decennio al tema dell’educazione, e a distanza di pochissimi mesi dall’uscita degli Orientamenti della Conferenza Episcopale Italiana, ha “tradotto” l’afflato dei vescovi in un percorso variegato che ora trova un suo primo, importante approdo nel convegno diocesano che porta lo stesso titolo degli Orientamenti: “Educare alla vita buona del Vangelo”.
Perché tanta sollecitudine dei pastori italiani? Lo abbiamo chiesto al vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi.
“La Chiesa italiana non ci fa piovere dall’alto un piano pastorale astratto e ingessato, ma ci offre degli Orientamenti Pastorali, che richiedono innanzitutto di essere attentamente assimilati e generosamente condivisi. Ma se non si vuole rimanere nell’attico delle belle intenzioni e si deve scendere al piano-terra delle buone pratiche, mirate ed efficaci, si richiede che anche la nostra Chiesa diocesana elabori una strategia globale, concreta, incidente”.
Il Papa è stato chiaro: siamo in presenza di un’urgenza educativa.
“Educare è verbo irrinunciabile del lessico cristiano. Non ci ha forse detto Gesù: «Andate e fate discepoli tutti i popoli»? E la Chiesa non è forse «madre e maestra»? E oggi non è proprio la questione educativa la sfida emergente e determinante per il futuro dell’umanità?
«Educare alla vita buona del Vangelo» è la missione di sempre che la Chiesa non può assolutamente tradire, e che oggi si è fatta ancora più attuale e complessa, viste le sfide inedite a cui deve rispondere. Non possiamo rimanere inerti di fronte allo spettacolo del devastante «disastro antropologico»”.
La Diocesi, infatti, ha immediatamente tradotto le sollecitazioni della CEI e ha dedicato l’evento centrale di questo anno pastorale proprio al tema dell’educazione: il convegno in programma dal 31 marzo al 2 aprile, preceduto da due seminari e da un lavoro di preparazione nelle parrocchie e nei vari ambiti ecclesiali. Cosa possiamo attenderci da tale momento?
“L’obiettivo fondamentale del nostro Convegno diocesano è: tracciare un percorso virtuoso, scandito da tre momenti importanti.
Il primo è dato dal discernimento della situazione, condotto alla luce delle prospettive presenti nel documento della CEI, che richiamo brevemente:
– lo sguardo antropologico: l’attenzione ai «segni dei tempi» e alle condizioni nuove in cui si colloca la sfida educativa;
– lo sguardo teologico (cristologico ed ecclesiologico): la pedagogia di Dio, lo stile educativo di Gesù, l’attenzione materna della Chiesa;
– lo sguardo pedagogico: la centralità della relazione educativa;
– e infine quello pastorale: i soggetti educativi e le «alleanze» educative.
Si tratta innanzitutto di «prendere coscienza delle caratteristiche e dell’urgenza della questione educativa» e di esaminare, con realismo e fiducia, i punti di sofferenza e di debolezza, come pure le esperienze di eccellenza sperimentate nella nostra Diocesi, p. es. nella iniziazione cristiana, nella formazione dei giovani e adulti, nella pastorale familiare…”
E il secondo momento?
“Consiste nella progettazione pastorale, concretamente nella individuazione di alcune scelte pastorali precise. Il testo CEI elenca tre ambiti che, in maniera chiara, costituiscono le priorità pastorali:
– l’iniziazione cristiana, che mostra «la forza formatrice dei sacramenti per la vita cristiana, realizza l’unità e l’integrazione fra annuncio, celebrazione e carità, e favorisce alleanze educative» (54);
– gli ambiti di vita (cfr «Verona»): affetti, lavoro, fragilità, cittadinanza, tradizione culturale. «Ogni ambito del vissuto umano è interpellato dalla sfida educativa. (Siamo) chiamati a coniugare una maturità spirituale e il senso di appartenenza ecclesiale con un amore appassionato per la città degli uomini» (54).
– «la ricerca di sinergie e alleanze educative» (54) tra famiglia, comunità ecclesiale e società; la promozione di nuove figure educative e la formazione teologica, in modo da poter «contare su educatori e operatori pastorali qualificati per un’educazione attenta alle persone, rispondente alle domande poste alla fede dalla cultura e in grado di rendere ragione della speranza in Cristo nei diversi ambienti di vita» (54).”
Arriviamo dunque al terzo momento, la programmazione, quello che precisa i luoghi e i soggetti più significativi da privilegiare, e individua le modalità e i tempi da prevedere.
“Il soggetto o luogo formativo privilegiato a cui viene dato risalto è quello della famiglia e degli adulti. Questa è la scelta qualificante: «La cura della formazione permanente degli adulti e delle famiglie» (55).
Questo è il frutto che invochiamo dal Signore e che ci impegniamo a far «fruttare»: una agenda pastorale, che riesca a coniugare con sapienza e audacia questi tre verbi: verificare l’esistente; individuare alcune scelte prioritarie e qualificanti; programmare il cammino in riferimento ai soggetti, tempi e modalità attuative.
Confido nella forza dello Spirito e nella generosa, creativa collaborazione di tutti. Se così sarà, il Convegno diocesano sarà un seme buono e fecondo. Che non tarderà a portare frutto.”