di don Maurizio Fabbri
Dopo alcuni mesi di ascolto della nostra Diocesi, attraverso vari incontri coi preti, i diaconi, le associazioni laicali, singole persone, il nostro vescovo Nicolò prova a fare una prima sintesi per offrire alla diocesi alcune piste di cammino.
Il Vescovo non vuole fare le cose di corsa, ma preferisce dare tempo per ascoltare, riflettere, pregare aspettando chi va più lentamente per poter procedere insieme, sapendo che lo Spirito parla davvero in ciascuno. Anzitutto ricordiamoci che siamo dentro ad un “cammino sinodale universale”. Siamo coinvolti in un processo di Chiesa: dopo i due anni dell’ascolto, ci attende l’anno del discernimento e poi, in prossimità del Giubileo del 2025, il giungere ad alcune scelte pastorali concrete.
Il Vescovo individua tre “ cantieri” su cui metterci al lavoro.
1. Formare laici missionari
Come spesso mons. Nicolò ci ricorda: “ Noi i missionari li abbiamo già ma spesso non sanno di esserlo!”.
Sono i giovani e gli adulti che vivono nei loro luoghi di lavoro, in famiglia, e nei vari ambienti di vita. Ma forse non sanno che proprio lì, grazie al loro battesimo, sono chiamati ad essere missionari, testimoni del Vangelo, sapendo “ dare ragione della speranza che è in loro”. Cosa comporta questo per le nostre parrocchie e la nostra pastorale?
– Passare dal “venite, venite” all’ “andiamo noi..”.
– Le nostre parrocchie diventino luoghi di racconto della vita e di rimotivazione della fede con la Parola di Dio.
– Mettere al centro l’educazione alla preghiera personale e in famiglia.
– Riscoprire l’importanza della Eucarestia e della riconciliazione.
– Ripensare la formazione a livello diocesano, coinvolgendo insieme preti, diaconi e laici (superando scompartimenti stagni) a partire dalla Parola di Dio.
2. Iniziazione cristiana dei ragazzi
Da più parti è sorta la richiesta di rimettere mano al cantiere della iniziazione cristiana dei ragazzi, che in questi anni ha visto esperienze e modelli diversi nelle nostre parrocchie e che registra una generale fatica dei catechisti, come pure vari tentativi di coinvolgimento dei genitori.
Occorre dedicare quest’anno per una verifica, un discernimento comune per giungere a scelte più condivise.
3. Vita dei preti e strutturazione pastorale
Il vescovo Nicolò ha apprezzato le tante esperienze di fraternità tra i preti, che si ritrovano per pregare e mangiare insieme, si aiutano nelle piccole necessità pastorali e talora condividono progetti pastorali.
Dopo 10 anni dalla scelta delle Zone Pastorali è necessario fare una verifica e un discernimento su quanto maturato e sui nodi ancora aperti, per giungere a scelte più condivise dalla comunità diocesana.
In particolare, da una parte porre attenzione alla qualità della vita spirituale e fraterna dei sacerdoti, la relazione coi diaconi e coi laici. Dall’altra, verificare il coinvolgimento delle nostre comunità, le forme di responsabilità laicali, la valorizzazione dei consigli pastorali e per gli affari economici.
Insomma, tre cantieri “tosti” e che vorremmo affrontare in stile sinodale, ossia dando voce a tutte le componenti della comunità diocesana, perché “sinodalità” è innanzitutto uno stile da imparare.
Per questo sui “cantieri” della iniziazione cristiana e delle Zone Pastorali il Vescovo creerà due commissioni di lavoro che sollecitino una revisione e un discernimento di tutta la Chiesa diocesana.