Sfornano meno di 23 titoli l’anno. Rappresentano il 62% delle imprese, ma solo il 7% ha titoli presenti in libreria. Ne nascono 250 l’anno e altrettanti ne muoiono. I dati – tratti da un recente reportage di IO del 13 settembre 2008 sul mondo dell’editoria – riguardano le piccole case editrici. Una situazione non certo confortante, si tratta di pura sopravvivenza. Come si sta al mondo facendo gli editori?
Alessandro Ramberti fonda a Rimini nel 1993 la FaraEditore; una casualità legata ad esperienze e abilità personali. Da diciotto anni è sul mercato e ancora vuol stare a vedere cosa succederà. “Certo – dice sorridendo – questa è una masochista e insana passione. Qui non esiste un guadagno. Se si vogliono far soldi, non è questo il modo. Per guadagnare, bisogna affiancare il lavoro da editore ad altre collaborazioni che mi garantiscono delle entrate”.
La sua attività giornaliera è instancabile: le collane di poesie e narrativa da portare avanti, un sito internet sempre aggiornato, due blog in contatto con gli utenti, il concorso di poesia e narrativa 2009 da promuovere, gli incontri e gli autori emergenti da presentare, le fiere da seguire per avere una maggiore una visibilità: “Ecco, la visibilità è un altro problema per noi piccoli editori. Di certo non scelgo la Fiera del Libro di Torino come trampolino di lancio: sarebbe improponibile economicamente e inutile come vetrina. Si selezionano altri posti come a esempio la prossima a cui saremo, la «Rassegna della microeditoria italiana» a Chiari, in provincia di Brescia. Gli autori mi raggiungeranno e ogni pomeriggio saranno presentati libri e se ne discuterà. È il modo più efficace e costruttivo per creare una rete di conoscenze e di scambi che altrimenti sarebbe impossibile. Il passaparola è la migliore pubblicità assieme al sito web che ora raggiunge i settemila contatti giornalieri. Per un piccolo editore è già un ottimo risultato”.
Alessandro Ramberti punta alla qualità, a quella nicchia di lettori che rimane fedele e non arrugginisce mai. Ma scegliere cosa pubblicare è anche un’espressione soggettiva, che ovviamente viene fatta seguire dal buon senso e spesso, da un faticoso lavoro di editing. “Una volta deciso cosa pubblicare, l’investimento avviene da entrambe le parti. L’autore contribuisce con l’acquisto di un numero di copie scontate, e – ovviamente – tutto il resto lo faccio io: dalla promozione on line all’organizzazione di presentazioni in giro per l’Italia. Internet, però, mi dà una mano”. Questo meccanismo, quando funziona troppo bene, finisce per esplodere: è successo alla Minumux Fax di Roma che dallo scantinato è passata a 50 mila libri venduti ogni anno; un case history a cui guardano in molti. Anche a Rimini? “La mia realtà editoriale è sia riminese che nazionale. Pubblico autori di tutta Italia provenienti da aree d’interesse diverse. E solo grazie ai salotti letterari è possibile confrontare le poetiche e gli stili”. Infatti, nella biblioteca Gambalunga, la FaraEditore ha appena presentato alcuni poeti romagnoli tra cui Ardea Montebelli, Caterina Camporesi, Nicoletta Verzicco e Stefano Bianchi. “Ci sono tanti giovani di talento ma la poesia è un settore che si nutre di se stesso – ammette Ramberti – ovvero gli interessati sono pochi e gli sbocchi sul mercato editoriale quasi inesistenti; ecco perché preferisco non precludere le alternative: in una stessa collana contengo, saggi, racconti brevi, poemetti ecc… ”. Secondo l’articolo di Io, se un libro di poesia raggiunge le mille copie è già un best-seller, numeri non certo di competenza dei grandi editori, ma scoraggianti per i piccoli.
Marzia Caserio