Ecomondo – “Vorrei che dalla fiera di Ecomondo di quest’anno venisse fuori un segnale forte. Ecomondo non è più la fiera dell’ambiente, ma la fiera dell’economia italiana”. Queste le parole dedicate dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti al pubblico della manifestazione fieristica riminese che da 21 anni mette in contatto tra loro imprese green. Secondo il ministro, la filosofia del verde e della sostenibilità non deve essere solo una nicchia dell’economia, ma l’economia stessa, che ha l’obbligo di transitare tutta verso la forma cosiddetta ‘circolare’, quella del risparmio delle risorse, dell’uso delle rinnovabili e del riciclo dei rifiuti. Ma da Galletti arriva anche lo sprone alla società IEG, che gestisce il polo fieristico, per rendere questa esposizione leader nel mondo: “Se si chiama Ecomondo non deve guardare solo all’Italia”.
“Questa fiera ha saputo trasformarsi in base ai cambiamenti globali – prosegue il ministro – ed è diventata una delle fiere più importanti nel campo dell’economia in generale e non solo di quella verde. In questo modo cambia il paradigma. Decarbonizzazione, efficienza energetica, rinnovabili sono le parole d’ordine dell’economia del Ventunesimo secolo”.
La lungimiranza di Ecomondo, messa in scena nei padiglioni di Rimini sta nel trattare, già da due decadi, quella parte dell’economia che è il futuro dell’economia globale, non solo di quella italiana. “Abbiamo capito che l’energia rinnovabile, l’economia circolare sono un business. Abbiamo compreso che il futuro economico si deve poggiare sulle buone pratiche ambientali”.
“Qui è in gioco il futuro delle imprese italiane, e dunque Ecomondo deve diventare sempre più la fiera dell’economia italiana. Le imprese che sfileranno per questi spazi espositivi e sapranno cogliere il meglio delle tecnologie, saranno quelle più concorrenziali nel prossimo futuro”. Una responsabilità maggiore, per questi motivi, graverebbe, secondo Galletti, sulle spalle degli organizzatori. “Si deve crescere ancora di più, perché vi è una responsabilità maggiore rispetto al passato. Se si chiama Ecomondo, non deve essere solo una ‘ecoitalia’. Bisogna guardare all’estero, perché lì c’è un mercato importante. In questi anni abbiamo sviluppato tecnologie e buone pratiche che oggi possiamo esportare. Questa fiera è il luogo giusto per mettere in mostra e per poter vendere queste tecnologie anche all’estero”. Un percorso già iniziato. Gli espositori provengono attualmente da oltre una sessantina di paesi. Oltre cento mila i visitatori nella quattro giorni dell’evento. Ma non basta: “Io vorrei che Ecomondo diventasse la fiera dell’economia più importante al mondo. Con l’esperienza che abbiamo alle spalle è un risultato decisamente alla nostra portata. Lo dimostrano le presenze”.
Le responsabilità per tingere l’economia di verde, però, non sono solo degli imprenditori, ma anche, e in particolare, della politica. “Spero che la prossima campagna elettorale – prosegue il ministro – veda i partiti mettere al centro dei proprio programmi le politiche ambientali e le ricette per poter riparare i danni ambientali, come i dissesti idrogeologici, le bonifiche e le depurazioni. So che non è facile, perché richiede maturità, ma sono convinto anche che chi lo farà ne trarrà benefici pure in termini di consensi”.