Il loro sound, ma anche la loro immagine, ha segnato in maniera indelebile gli anni Ottanta, di cui sono stati una delle band più influenti. Un riferimento cult per un’intera generazione. Sono tornati con un nuovo disco, cover suggestive e brani nuovi. E per l’unica data italiana di questa estate hanno scelto proprio il palcoscenico sotto le stelle della Corte degli Agostiniani di Rimini. Echo & The Bunnymen e il loro rock british di marca dichiaratamente new wave sono attesissimi lunedì 8 luglio, dalle 21.15, per il concerto della banda di Ian McCulloch e soci, che rientra nel programma della rassegna “Percuotere la mente”.
L’appuntamento è imperdibile per i cultori della musica degli anni Ottanta: Echo & The Bunnymen dopo qualche periodo di silenzio (ma 40 anni di carriera) è protagonista sulle scene musicali. Sul palco degli Agostiniani sono attesi Ian McCulloch (voce) e Will Sergeant (chitarre), ci saranno Jez Wing (tastiere), Simon Finley (percussioni), Ete Reilly (chitarre), Stephen Brannan (basso).
Passati alla storia per i singoli di successo “The Cutter” e la straordinaria “The Killing Moon”, con tre dischi d’oro all’attivo, gli Echo & The Bunnymen sono una delle rock band britanniche più influenti della storia moderna. A capitanarli sono il chitarrista Will Sergeant e il leader, e la voce del gruppo, Ian McCulloch, un vero leader. Nata a Liverpool nel 1978 in poco tempo la band sale alla ribalta presentando uno stile melodico inedito, un ibrido di psichedelica e pop con arrangiamenti sontuosi. Il loro primo lp, “Crocodiles”, esce nel 1980, ed entra nel novero degli album fondamentali della new wave inglese. Dopo il primo disco la fortuna del gruppo continua raggiungendo il successo e la vetta delle classifiche inglesi e statunitensi con “Heaven Un Here” del 1981, “Porcupine” del 1983, e “Ocean Rain” del 1984, considerato il capolavoro della band e contenente il singolo che li ha resi famosi in tutto il mondo, “The Killing Moon”. Nel 1985 esce poi la racconta “Songs to Learn and Sing” e nel 1987 un album omonimo. Il clima all’interno della band però è ormai cambiato: nel 1988 McCulloch lascia il gruppo per dedicarsi alla carriera da solista e un anno dopo il batterista Pete De Freitas muore in un incidente stradale.
Nel 1994 McCulloch e Sergeant tornano a lavorare insieme e, tra un tour e l’altro, registrano gli album “Flowers”e “Siberia”. Nel 2008 esce “The Fountain”, che riporta gli Echo & The Bunnymen ad altissime vette creative e che consacra i loro trent’anni di carriera. Per celebrare quest’occasione nel settembre dello stesso anno la band viene invitata ad esibirsi con il loro capolavoro del 1985 “Ocean Rain” a Londra presso la Royal Albert Hall e a New York presso il Radio City Music Hall per un concerto sold out.
Con dodici album in studio alle spalle e a più di quaranta anni dalla loro fondazione, Echo & The Bunnymen tornano in Italia con il nuovo album “The Stars, The Oceans & The Moon”, pubblicato il 5 ottobre scorso. Si tratta di un disco “Non lo sto facendo per nessun altro – ha dichiarato Ian McCulloch – Lo sto facendo perché è importante, per me, rendere le canzoni migliori. Devo farlo”.
Il disco contiene 15 tracce, di cui 13 cover. Echo & the Bunnymen rivisitano il repertorio classico tra chitarre educate e momenti acustici, col supporto di viole e violini che arricchiscono pezzi come “Seven Seas” tratteggiandola nei suoi contorni più intimi, enfatizzano la bellezza e la delicatezza di “Ocean Rain” elevandola a toni quasi sacri, fanno brillare di luce “Bring on the Dancing Horses”, rivestono di oro e rock anthemico “The Cutter”. “The Killing Moon” diventa sempre più immortale, anche tra le morbide note del piano.
I due inediti “The Somnambulist” e “How Far?” sembrano a loro volta dei pezzi del passato rivestiti dal buon sarto.
Il calendario di “Percuotere la Mente” (informazioni: 0541.704294 – 704296) proseguirà con: BartolomeyBittmann (Teatro Galli) il 17 luglio, Gli Angeli sopra Berlino (23 luglio) per chiudersi il 29 luglio con Rufus Wainwright.
Nel frattempo, spazio agli Echo & The Bunnymen, in questa particolare mise, e con grande attesa per la voce volutamente hi-fi di McCulloch.
Paolo Guiducci