Anno domini 1216. A Francesco d’Assisi appare in visione il Signore, che su richiesta proprio del santo poverello concede la remissione delle pene da scontare in purgatorio a tutti coloro i quali, pentiti e confessati, visitino la chiesetta della Porziucola. Subito Francesco si reca da papa Onorio II che istituisce l’indulgenza plenaria. Successivamente l’indulgenza è stata estesa a tutte le chiese francescane (e ultimamente si può “lucrare” anche nelle parrocchie) dal mezzogiorno del 1 agosto alla mezzanotte del 2 agosto, giorno della festa del Perdono.
A perpetrare questa memoria antica sempre nuova ed efficace, c’è l’antico convento francescano di Villa Verucchio, l’unico tra Emilia-Romagna e Marche in cui il Perdono sia così sentito. Una ventina i sacerdoti e religiosi che confessano senza sosta per tutto il giorno fino alle ore 22, in media quattro presenti ad ogni messa (e sono dodici in tutta la giornata). Nel 2007 furono distribuite circa 5mila comunioni durante le messe che si succedono ogni ora.
Una festa per lo spirito, una festa per il corpo. L’aspetto più laico del Perdono di Assisi è rappresentato dalla ristorazione robusta. La cucina all’aperto vede al lavoro circa 50 persone (in maggioranza donne). Troneggia la speciale trippa, preparata in maniera tradizionale e cotta in tegami di terracotta: quest’anno si viaggia verso i 200 kg. Accanto alle interiora, il robusto menù romagnolo comprende tagliatelle e strozzapreti, seguiti da lasagne e piadina. Nel 2007 furono utilizzate 500 uova di sfoglia e decine di polli. La tradizione vuole che al termine della prima messa, il primo fedele che esce si presenti davanti alla squadra delle arzdore ordinando trippa per colazione. Il “cliente” più fedele nelle ultime stagioni è stato il verucchiese Bottega, accompagnato dalla figlia per via di alcune difficoltà nella deambulazione: lo stomaco però resta robusto.
Guai a pensare che la festa sia solo “godereccia”, i volontari del Terz’Ordine Francescano si accigliano. “Venite a vedere quanta gente affolla le messe”. Quest’anno la pesca di beneficenza ha un obiettivo preciso: la ristrutturazione dei tetti del convento. Durante la festa, infatti, i Frati minori distribuiranno un volantino per chiedere aiuto a quanti vorranno aderire generosamente alla campagna di recupero. “Chi può dia come può” è l’invito di padre Mauro Galesini. Il tetto della chiesa è già stato sistemato e – grazie alla generosità dei fedeli – anche pagato: 92mila euro raccolti in 14 mesi. Adesso resta da saldare il conto più salato: 210mila euro per le restanti coperture.
Paolo Guiducci