Forse questa è la volta buona. Forse questa è la volta in cui le pale inizieranno veramente a girare. Forse. Perché in realtà, in Provincia, di energia eolica e di sfruttamento del vento, se ne parla da ben cinque anni. Dalla famosa legge 26 del 2004 che definiva il piano energetico provinciale. Anzi, nel 2006 si fece anche qualcosina di più, perché da via Dario Campana arrivò il via libera per uno studio di fattibilità. Proprio quello studio ha partorito un progetto di fattoria del vento al largo delle coste. A presentarlo, Cesarino Romani, all’epoca dei fatti, assessore all’Ambiente.
“È dal 2006 che la Provincia sta elaborando un progetto per una wind farm in mezzo al mare. L’idea sarebbe quella di portare all’altezza della piattaforma Azalea, a circa 8 miglia dalla costa, 30 o 40 pale alte 100 metri. Il fondale basso, più o meno 20 metri, faciliterebbe l’intervento senza dimenticare che a riva ci sarebbe già la connessione elettrica. Inoltre l’impatto ambientale sarebbe limitato, come quello di cinque campi di calcio, poco visibili da lontano ma che a loro volta potrebbero diventare meta di interesse per eventuali escursioni”.
E perché no, un vero e proprio parco.
“Al quale si potrebbe abbinare il tanto chiacchierato parco marino – continua Romani – ma non solo, perché ci sarebbe lo spazio pure per un impianto di acquacoltura”.
Insomma, si potrebbe unire l’utile al dilettevole.
“Il tempo di realizzazione di un impianto simile si aggira sui due anni, ma una volta completato potrebbe coprire il fabbisogno delle strutture ricettive locali con un risparmio energetico che tutti possono quantificare”.
Dalle acque del mare, alle colline dell’Alta Valmarecchia. Perché secondo il presidente della Provincia, Stefano Vitali, ora che i sette Comuni sono stati inglobati sotto Rimini, non sarebbe da scartare neppure l’ipotesi di sistemare queste pale a monte.
“Guardiamo con estremo interesse a questo progetto. Dico subito che occorre uscire dal circolo vizioso del rapporto che intercorre fra pubblico e privato: il pubblico si deve limitare a fornire agli eventuali investitori, un quadro normativo certo, e al privato bisogna dare l’opportunità di fare investimenti in un settore in crescita, nonostante la politica del Governo in materia di energia, privilegi il ritorno al nucleare. Pensiamo anche che quando si sarà conclusa la fase di transizione del passaggio dei 7 comuni dell’Alta Valmarecchia nella nostra provincia, non sia da escludere la possibilità d’impiantare delle pale in questi territori”.
In realtà si tratta di più di una semplice possibilità. Perché nel 2007, la Provincia di Pesaro-Urbino, aveva già indicato Casteldelci come un’area ad hoc per innalzare un Parco Eolico. Addirittura era già stata scelta l’area, quella nella zona “la
Montagna”. Ma Casteldelci potrebbe anche non essere il solo territorio, perchè da qualche settimana a questa parte, sui tetti di Mondaino, sono comparsi dei piccoli apparecchietti molto simili a tanti cucchiani messi l’uno di fianco all’altro. Si chiamano anemometri e servono proprio per misurare l’intensità del vento. In attesa di sapere qualcosa in più, è importante sottolineare, come ha fatto Stefano Bagli, relatore del progetto provinciale eolico off-shore che “è dimostrato che con gli investimenti necessari, l’energia eolica darebbe un rendimento simile a quello che potrebbe dare l’energia nucleare”.
Durante il convegno si è parlato anche della necessità di coinvolgere nel progetto le altre due Province della Romagna: Forlì-Cesena e Ravenna. In realtà, la prima, ha già avviato un progetto che prevederebbe l’arrivo delle pale nella zona di Verghereto.
“A dire il vero – ha spiegato l’assessore provinciale all’Ambiente, Luciana Garbuglia – il progetto è in piedi da tempo, ma dalla Regione ci avevano fermato perché avevano il timore che i residenti potessero manifestare la loro contrarietà in quanto le pale avrebbero potuto deturpare il paesaggio”.
Cosa che è avvenuta in Umbria, dove sulle montagne circostanti Perugia, sono state installate le pale, provocando reazioni durissime.
Terminata la presentazione del progetto, c’è stato spazio per una breve discussione dalla quale è emerso un dato significativo: molti imprenditori presenti si sono detti disponibili a fare investimenti in questa nuova forma di energia.
“Si tratta di una scelta coraggiosa da parte di queste aziende – hanno detto i responsabili del progetto – perché in un certo senso va controcorrente rispetto alle scelte dell’attuale Governo, che, come è stato fatto rilevare, ha ridotto i contributi e gli incentivi per lo sviluppo delle fonti rinnovabili puntando decisamente sul ritorno del nucleare in Italia”.
Non rimane che aspettare, con la speranza che queste pale inizino veramente a girare.
Patrizio Placuzzi