E così anche l’ultima parte della vecchia Fiera è stata definitivamente rasa al suolo. Lì dentro quasi tutti, a partire dai pionieri che hanno creato il fieristico riminese, hanno lasciato qualche ricordo. Personalmente ripenso con nostalgia ai miei primi Sigep e le relative abbuffate di gelato (oggi gli organizzatori hanno avuto la lodevole idea di raccogliere il gelato rimanente e venderlo per beneficenza); le Enada di qualche anno fa quando i videogiochi erano i protagonisti e non delle sparute eccezioni tra le videoslot. E, lo ammetto, qualche giretto alla Fiera della Birra vecchia versione quando ci si rimediava delle discrete bevute a sbafo. In attesa che i toponomasti si esprimano su eventuali aggiornamenti da via della Fiera a via del Palacongressi, a noi cittadini spetta il compito di metterci il cuore in pace e cominciare a chiamare sistematicamente quel posto “zona Palas” e non più “zona Fiera”, anche per evitare fraintendimenti coi forestieri. Ci sono espressioni che, anche se ci siamo affezionati, a un certo punto vanno abbandonate. Come l’aggiungere sempre “euro” dopo le cifre, in particolare i milioni. Sono ormai più di 12 anni che viviamo col nuovo conio, c’è proprio bisogno di continuare sempre a specificare? Per dire, per il Palas ci sono ancora un’ottantina di milioni da pagare. Fossero di lire, mica saremmo qui a parlarne.