Settecentoquindici euro all’anno per ogni cittadino italiano. Tanto costa al nostro Paese la droga, una cifra pari all’1.8% del Pil. All’indomani delle analisi socio-economiche sulla tossicodipendenza, presentate ai WeFree Daysdi San Patrignano, la comunità avvierà tra pochi giorni un intervento volto a prevenire disagi infantili legati all’abuso di sostanze in famiglia. È il primo Parenting Program italiano di questo tipo, uno studio scientifico per affrontare con metodo le difficoltà genitoriali dei ragazzi e prevenire comportamenti inappropriati e lacune educative tipici di questa condizione, come incuria, violenza fisica o psicologica.
Ne abbiamo parlato con Antonio Boschini, responsabile terapeutico di San Patrignano, dove attualmente sono un centinaio i genitori con figli all’interno o fuori dalla comunità e una cinquantina i bambini residenti sotto i 14 anni.
Cos’è il Parenting Program?
“Un’iniziativa volta a sostenere le attitudini genitoriali prevenendo trascuratezza e maltrattamenti emotivi che spesso riguardano i figli di persone con una storia di tossicodipendenza. In Italia ci sono corsi di educazione alla genitorialità, ma mai con il riscontro scientifico che contraddistingue i Parenting Program. Questa ricerca, che viene svolta per la prima volta in Italia, è proposta e sostenuta dalla UBS Optimus Foundation, fondazione Svizzera che interviene sulla salute, il benessere e la qualità di vita dei bambini. Con Roberto Maniglio, noto in letteratura per la gran quantità di meta analisi su studi esteri simili, abbiamo creato un possibile percorso adeguato alla condizione peculiare della tossicodipendenza”.
Come si svolgerà?
“A novembre inizierà la formazione professionale di circa 20 persone tra educatori e psicologi interni attraverso una ventina di lezioni di 10 ore su temi che vanno dal rapporto di coppia alla perdita di controllo della sostanza, alle manifestazioni fisiologiche e patologiche del rapporto genitori-figli fino agli estremi dell’incuria e dall’abuso. Seguirà una fase di trasferimento strutturato delle competenze a metà dei genitori presenti qui, 50, della durata di un anno. L’ultima fase, di 6 mesi, consisterà nell’analisi dei dati. In realtà, il sostegno alla genitorialità si fa già ma in maniera non strutturata, al bisogno. La novità introdotta dal Parenting Program sta nell’intervenire a prescindere dalla percezione del bisogno, in maniera costante e regolare. Inoltre, l’intervento non si applica a tutti, ma a metà dei genitori, condizione anomala per San Patrignano”.
Quali sono le problematiche più frequenti di questi genitori?
“Molto spesso siamo di fronte a genitori immaturi. Può capitare che la mamma accetti di entrare in comunità per paura di perdere il figlio e che poi il bambino diventi causa di questa scelta forzata che si esprime con rabbia, non accudimento e comportamenti inappropriati. Altro problema è il terrore di non riuscire ad essere un valido genitore, di sbagliare e ricadere negli stessi errori dei loro genitori: tra le famiglie di questi ragazzi c’è un’alta incidenza di separazioni, ragazzi che non hanno conosciuto il padre o che nel hanno avuto un padre o entrambi i genitori tossicodipendenti, o una madre con disturbi psichiatrici”.
Romina Balducci