Cinque anni sono passati e il sodalizio tra il giovane vichingo Hiccup e il drago Sdentato si è fatto inseparabile: i rispettivi handicap non sono un freno, ma uno sprone ad una simbiosi perfetta dove uno ha sempre bisogno dell’altro. Nell’isola di Berk la convivenza tra draghi e vichinghi è consolidata (si gioca assieme anche al “tiro con la pecora”), ma fuori da quel luogo spuntano vichinghi per nulla propensi a far comunella con i mostruosi sputafuoco: Il temibile guerriero Drago Bludvist non sopporta l’idea di quell’alleanza, considerando i draghi solo come minaccia.
Il secondo Dragon Trainer segue il grande successo del primo film d’animazione targato Dreamworks (2010), sempre tratto dai libri di Cressida Cowell: alla regia questa volta il solo DeBlois (Chris Sanders è qui produttore) che conferma la capacità di rendere la storia in modo vivace e intelligente, mantenendo ed evidenziando gli aspetti più coraggiosi della storia (l’handicap per i due protagonisti motivo di legame e non ostacolo, e la capacità del giovane di guardare oltre la presunta mostruosità delle bestie), con declinazioni ulteriori, dalle paure di responsabilità di Hiccup (che sta diventando grande, vedi il principio di peluria sul viso), spinto dal padre a diventare capo vichingo, a nuove e sorprendenti dinamiche familiari con l’entrata in scena di un inatteso personaggio. Tra momenti umoristici e angoli più drammatici con qualche pizzico di commozione (e qualche spruzzatina sentimentale per Hiccup nei confronti di Astrid), questo secondo Dragon Trainer conferma la qualità di esecuzione per la casa di Kung Fu Panda che trova in questo prodotto una delle sue migliori uscite (e il terzo episodio in cantiere). C’è pure il 3D, per aumentare il senso di volo e di libertà.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani