Dove vai se il brevetto non ce l’hai

    Stare a raccontare l’Odissea dello scooter a metano del professore e ingegnere Roberto Rossi e dei suoi allievi del Leon Battista Alberti (Istituto Statale per L’industria e l’Artigianato) è sempre un piacere. Da anni, oramai, ce ne occupiamo su il Ponte, sul nostro mensile di approfondimento economico Tutto Rimini Economia e lo scorso dicembre pure in televisione, in una puntata di Tre (appuntamento settimanale in onda su Icaro Tv) curato dalla stessa redazione del mensile economico e dedicato, per l’occasione, alla green economy.
    E se tanto non bastasse, se ne sono accorti pure in Rai che in quel di Rimini si stava muovendo un’armata Brancaleone d’altri tempi, tanto che Report, la trasmissione d’inchiesta televisiva curata da Milena Gabanelli, in un’inchiesta a firma di Stefania Rimini si è presa la briga di andare a intervistare il professore e i suoi ragazzi per raccontare questo “strano caso” di inventiva, burocrazia e inventiva-burocrazia, insieme.

    Ricapitolando
    Ricapitolando, nel 2000 il professor Alberti e un collega pensano ad una soluzione per invogliare i ragazzi a fare “pratica” nella scuola e si fanno venire un’idea: perché non facciamo andare un motorino a metano?
    “Così per gioco – disse Paolo Massari, insegnante dell’Alberti, dagli studi di Icaro Tv – abbiamo miniaturizzato un impianto di alimentazione a metano per automobile, destinandolo ad uno scooter. Da qui abbiamo poi sviluppato tutto quello che è venuto dopo”.
    E di cose dopo ne son venute. Molte belle come l’entusiasmo e il lavoro collettivo. Il finanziamento della provincia di circa 130mila euro. La costruzione del primo prototipo, arrivato nel 2001, la vittoria nel 2003, alla Fiera Mondiale del Metano a Rio de Janeiro, riconosciuta per l’innovazione e poi vari altri riconoscimenti ricevuti in giro per l’Europa. Nel 2008, addirittura, è arrivata la vittoria del premio Osram per il miglior progetto scolastico italiano legato al consumo intelligente.
    “Dopo i riconoscimenti internazionali – ha confessato il prof. Rossi – ci siamo accorti che la cosa poteva funzionare e non solo in Italia ma anche fuori. Così abbiamo ristudiato lo scooter per omologarlo anche secondo le norme europee”.
    A questo punto le cose sembrano andare in discesa, il progetto conquista anche l’NGV System Italia (Consorzio dell’Industria Italiana del gas naturale per i trasporti). Sbagliato. E proprio da questo momento in poi, infatti, che prof. e studenti cominciano a fare i conti con “signora” burocrazia.
    Gli scooter funzionano (anche se sono rimasti allo stato di prototipi), fanno cento chilometri con un euro di carburante ma non possono girare per le strade. Perché? Semplicemente perché la loro esistenza non è prevista dal codice della strada.
    ”Il problema – spiega Roberto Rossi – è che, secondo il codice della strada, non possono circolare veicoli a metano con meno di 4 ruote”. Per rimuovere l’ostacolo, sono stati avviati contatti con la Motorizzazione Civile che, però, per procedere all’omologazione del kit da applicare a normali mezzi, richiede la consegna di almeno 20 esemplari di scooter.
    “Abbiamo anche avviato contatti – spiega Rossi – con aziende italiane del settore, ma, per poter ottenere finanziamenti, ci chiedono l’omologazione del mezzo”.

    E il cane si morde la coda
    Qui la situazione è letteralmente da “cane che si morde la coda”. Dal punto di vista commerciale, infatti, finchè non esiste una normativa di riferimento, nessuna azienda sarà disposta a fare degli investimenti per implementare un qualcosa del quale non si conoscono formule e modalità di applicazione, etc…
    “La Direzione generale della Motorizzazione Civile di Roma ci aveva suggerito di realizzare una flotta in modo che loro avessero potuto sperimentare alcuni aspetti. L’idea era quella di scrivere la norma in Italia, poi portarla subito a Bruxelles e renderla fruibile a tutti i paesi della Comunità. Poi, ad un certo punto, è cambiata la persona di riferimento e le cose si sono fermate”. E sono ancora ferme.
    Anche se nei mesi scorsi la Provincia di Rimini ha donato alla squadra del professore dieci scooter da adattare secondo il “verde” sistema.

    La cosa più triste…
    “La nostra idea ha girato tutto il mondo, a Rio de Janeiro siamo andati con un finanziamento del Ministero dell’Ambiente italiano. È stata copiata, radicata e messa in produzione in America latina: Argentina, Brasile. Ma anche India e Cina.
    Loro girano con gli scooter a metano che abbiamo inventato noi. Nessuno prima aveva pensato a questa applicazione per due motivi: uno perché non esistevano gli scooter adatti e quindi non c’erano gli spazi per mettere la bombola. Due: non esistevano bombole di modesta capacità che abbiamo, anche quelle, inventato e progettato noi”
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    Urge una domanda: non è che nessuno autorizza la circolazione di questi mezzi perché si rischia che con un incidente scoppi tutto?
    “Sicuramente no, visto che è autorizzata un’applicazione più pericolosa come quella del gpl”.
    Il gpl, infatti, è più pesante dell’aria e quando fuoriesce stagna attorno al posto nel quale esce. Quindi è pericoloso per l’innesco, il metano è molto più leggero, va verso l’alto: il problema dell’incendio è molto più remoto, infatti.

    Il dopo Report
    Dopo la trasmissione della Rai, molte cose si sono mosse. La ribalta televisiva nazionale, infatti, ha dato visibilità al progetto e in molti si sono fatti vivi. Lo conferma Rossi, che confessa pure di avere fiducia nel futuro. “Siamo stati chiamati per presenziare a due appuntamenti molto importanti: dal 27 al 30 maggio a Monza ad Aria nuova e dall’8 al 10 giugno a Roma per la Fiera mondiale del Metano. Ci vorremmo andare ma cerchiamo degli sponsor. Anzi se qualcuno si facesse avanti! Anche da Bolzano ci hanno chiamati, ma in questo caso si tratta di una collaborazione tecnico-scientifica”.
    E per quel che riguarda il brevetto, qualche novità?
    “Nessuna”. L’armata Brancaleone colpisce ancora.

    Buone intenzioni…/b>
    Riccione e Bellaria si sono fatte avanti, da tempo, e già 7 anni fa hanno chiesto alla squadra dell’Alberti di adattare al “verde” due dei loro motorini, destinati alla Polizia Municipale. Che fine hanno fatto? Dell’uno, quello di Riccione, ha già detto la trasmissione Rai e il prof. Rossi: “È ancora qui e nessuno è mai venuto a riprenderselo. Dopo Report non ho sentito nessuno”. Diversa la versione di Lanfranco Francolini, vicesindaco e Assessore con delega alla Polizia Municipale che, invece, dice: “Io non conosco i pregressi della vicenda ma posso dire che ho preso contatti con il professore e che aspettiamo di organizzare un «evento» pubblico per fare il passaggio di consegne. Avevamo già fissato, ma causa pioggia abbiamo dovuto rinviare. Lo faremo presto”. Fabio Franchini, invece, a capo della Polizia Municipale è più pragmatico: “Ce lo andremo a riprendere”. Diversa la situazione di Bellaria. “Loro se lo sono ripreso – racconta Rossi – ma poco dopo hanno smarrito il libretto di circolazione e sono venuti da me. Io, fortunatamente, avevo tutti i documenti di registrazione alla Motorizzazione Civile e li ho consegnati”. Qualcuno lo ha mai visto in giro questo motorino? “Non vorrei sbagliare ma all’inizio (adesso non sono sicuro che le cose stiano ancora così) avevo sentito dire che non lo usavano. La Polizia Municipale, infatti, non può fare uscire i suoi mezzi dal comune e visto che nel territorio non c’è un distributore gpl… praticamente non potevano farlo girare per impossibilità di fare il carburante”. Chiediamo allora notizie di questo due ruote. Dall’Ufficio Stampa del Comune nessuna notizia. Molto disponibile Daniele Roverati, comandante della Polizia Municipale, che spiega come il problema del distributore gpl in effetti ci fosse, ma riuscivano lo stesso a riempire i serbatoi “anche se era scomodo e ci dovevamo spostare di 3/4 chilometri per farlo. Lo abbiamo usato, comunque. Adesso dopo tutti questi anni non so in che condizioni può essere. Sono comunque mezzi che usiamo in estate: vedremo nei prossimi mesi”

    Angela De Rubeis