Cento. Basta la parola, anzi, basta il numero. Cent’anni sono tanti, roba da scriverci un libro. Qualcuno magari non lo sa, ma per rimanere nel campo del doppio zero, nel 1907 fu inventato il reggiseno, nel 1908 il cellophane, mentre per il neon si deve attendere il 1910. Una vita fa, direbbe qualcuno. Non chi c’era già, all’epoca.
È il caso della signora Elia Neri in Melucci, nata il 15 settembre 1908, a Coriano. Ultima di nove figli, sei maschi e tre femmine, avuti da Luigi Neri di San Savino di Montecolombo e Anna Semprini di Rimini, molto noti in paese per via dell’emporio che gestivano sulla via principale. La storia dei Neri è piena di colpi di scena. Negli anni ’30, il nucleo della famiglia si trasferì a Rimini, mentre alcuni dei figli maschi, compiuti gli studi, si spostarono a lavorare in varie città italiane. Uno di questi, emigrò in Argentina. Elia rimase invece a Rimini, e aprì una bottega di sartoria, fino al matrimonio con Raffaele Melucci, ben noto nel borgo San Giovanni per il suo impegno nelle attività parrocchiali e per essere tra i soci fondatori della Polisportiva Stella. La seconda guerra mondiale segnò particolarmente la maternità di Elia. Rimasta sola con due figli piccoli, perse le tracce del marito, prigioniero di guerra, per due lunghissimi anni. Le continue fughe dai bombardamenti la portarono prima a San Marino, poi in casa di contadini nelle campagne vicine, con frequenti “traslochi” in bicicletta. Nel 1945, terminate le ositilità, la famiglia si riunì e nel ’46 nacque il terzo figlio.
Una vita intera dedicata alla famiglia, quella di Elia: la sua, quella dei fratelli e dei nipoti. Ha accudito i figli, la mamma anziana e il marito, assistito per più di dieci anni nella malattia. In famiglia ha pure messo a frutto la sua creatività di cuoca (specialità della casa, le sue famose lasagne, per non parlare di ravioli e cappelletti) e di sarta, con realizzazioni ai ferri e all’uncinetto dove esprime la sua bravura ancora oggi per nipoti e pronipoti realizzando capi degni di una boutique. Elia, a 100 anni appena compiuti, continua ancora a informarsi sugli avvenimenti, leggendo giornali e riviste tra un lavoretto e l’altro. E in occasione del suo centenario, insieme ai tre figli e alle rispettive famiglie (12 tra nipoti e pronipoti), intorno a lei si sono riuniti più di 100 tra parenti di ben quattro generazioni ed amici, giunti “dalla Spagna e dal Canada, dagli Stati Uniti e dall’Argentina, a testimoniare l’affetto ed il rispetto di una grande famiglia verso l’ultima rappresentante di una generazione forte e generosa” commenta il nipote Gaetano Melucci.
Chi resta, chi va
Proprio due giorni prima dei 100 anni di Elia Neri, sabato 13 settembre, è morta nella sua casa di Savignano, Adele Campedelli, 103 anni compiuti il primo gennaio. La donna più anziana della città era nata nel 1905 a Santarcangelo, e abitava a Savignano dall’ottobre 1922, anno in cui si sposò nella chiesa della frazione di Canonica con Luigi Cucchi (scomparso il 25 gennaio 1983). Una vita passata assieme al marito, col lavoro nei campi e quello di casalinga a scandire le sue giornate. Cinque figli, di cui quattro sono ancora in vita. La prima figlia, Teresa, morì a quattro anni nel 1927. Oltre a loro, Adele ha lasciato 15 nipoti e ben 22 pronipoti, la nuora Liliana, i generi Antonio e Guido e la sorella Maria di 90 anni, la più piccola di otto fratelli dei quali Adele era la primogenita.
Cento e storie
Altra storia tutta da raccontare è quella di Albina Cecchetti in Mazzoni, 100 anni festeggiati lo scorso 9 settembre. Seconda di 15 figli, nonna Bina nasce a Serravalle e alla tenera età di 10 anni perde mamma Rachele. Per accudire i suoi fratelli è costretta a lasciare la scuola. Ma c’è una famiglia da portare avanti e così Albina diventa la governante della Contessa Lega Baldini. Nei primi anni ’30 sposa Giuseppe Mazzoni, dipendente della biblioteca comunale di Rimini dal quale ha un figlio, Giovanni, nato nel 1933. Giuseppe viene chiamato al fronte e quando torna è malato. Albina è costretta a fare la spola tra Rimini e Bologna e quando il marito muore si ritrova sola col figlio da mantenere. Ma non si perde d’animo e in un solo giorno fa tre lavori: la mattina presto confeziona materassi in crine, poi scappa e va a fare la bidella all’asilo Baldini e la sera fa da aiuto cuoca al ristorante Novecento. Con i soldi guadagnati acquista una casa, la stessa abitazione dove oggi risiede con il figlio. Proprio Giovanni le regala tre splendidi nipoti: Giuseppe, Stefano e Gabriella. Con quest’ultima Albina ha un feeling particolare ma quando Gabriella comunica il suo ingresso nell’ordine delle suore Francescane Missionarie di Cristo, nonna Bina non reagisce molto bene. E fa peggio quando la nipote parte per l’Etiopia. Fortunatamente il dolore per il distacco è lenito dall’arrivo dei suoi quattro pronipoti: Davide, Eddie, Alex e Marco.
Chi guarda tutti dall’alto è Arduina Perlini: la sua carta d’identità non mente e segna la bellezza di 103 primavere. Se non è record, poco ci manca per la nonna di Riccione, che nella Perla precede i centenari Maria Lenti e Giuseppe Angelini.
Storie di secolari esperienze, da rinnovare nel migliore dei modi. Lo farà martedì prossimo, 30 settembre Nadia Morolli, 100 primavere tonde tonde, mentre nonna Maria Donati ha festeggiato proprio pochi giorni fa i suoi 101 anni. Loro, certe invenzioni, le hanno vissute in prima persona.
Matteo Peppucci