Una è nata il primo maggio del 1978, l’altra il primo aprile del 1988. Sono entrambe sposate e sono mamme-zie di una ragazzina di 13 anni, Martina, e di un bimbo di appena due anni, Maykol. In comune, oltre al cognome, Perilli, hanno anche un sogno: quello di essere le prime sorelle a salire sul gradino di un’Olimpiade. Perché Arianna (la più grande) e Alessandra (la più piccola) andranno in Brasile con l’obiettivo di sparare a più piattelli possibili (nella foto Alessandra è a sinistra e Arianna a destra. Nel mezzo il CT della Nazionale sammarinese, Luca Di Mari). Italiane, ma battenti bandiera sammarinese, le due sorelle del tiro a volo, sono un’eccellenza europea e mondiale. Nella loro bacheca ci sono titoli e medaglie di tutti i tipi. Adesso, però, vanno alla ricerca di quella più importante. Di quella che non ha euguali: il metallo olimpico.
“Proprio oggi è il mio ultimo giorno di lavoro – dice con la voce rotta dall’emozione Arianna – da domani vado in aspettativa per preparare al meglio le mie prime Olimpiadi, un sogno che si avvera e che ho inseguito tanto. Ho iniziato a sparare che avevo 14 anni e a 15 ero già Azzurra. Ho partecipato a tutte le competizioni ma mai a quella a Cinque Cerchi, ero sempre la riserva. Respiravo l’aria, ma quando era il momento di salire sull’aereo rimanevo sempre a terra. Invece questa volta è tutto vero, andrò a Rio. E andrò con mia sorella che, nonostante sia più piccola, ha già gareggiato a Londra sfiorando una medaglia storica. Significa che ci proveremo insieme”.
Già, perché Alessandra, nella fossa londinese, si piazzò quarta a causa di un piattello mancato allo shoot off.
“Quando arrivi lì non ti rendi conto di aver comunque fatto già un grande risultato, vuoi vincere, purtroppo non ci sono riuscita. In Brasile andrà meglio – sorride la Perilli più piccola che poi torna seria – non vedo l’ora di partire perché vivere un’Olimpiade per un atelta è un sogno, figurarsi vivere questa emozione con tua sorella”.
Mogli, madri, lavoratrici e atlete. Una vita intensa quella delle due portacolori sammarinesi.
“Essere donna significa anche questo, del resto sappiamo fare più cose degli uomini. Chissà, magari è proprio per questo che non vogliono confrontarsi con noi, sanno bene che perderebbero – ridono di gusto – scherzi a parte, non è facile riuscire a convogliare tutto. La mattina ti alzi, prepari i figli, poi li porti a scuola e vai a lavorare. Torni, metti in tavola e poi corri ad allenarti. Ci vuole una bella tempra. Però finché lo facciamo con gioia, continueremo. Nell’istante in cui dovesse diventare un peso significherà che sarà arrivato il momento di appendere il fucile al chiodo”.
Francesco Barone