Il mondo è sovraffollato? Soluzione: basta farsi rimpicciolire all’altezza di pochi centimetri e scegliere un posto da sogno come Leisureland, la nuova città per popolazioni miniaturizzate, con la promessa di uno stile di vita agiato e senza affanni economici. Ma Paul (Matt Damon) scoprirà che anche il “piccolo mondo” non è così diverso da quello “gigante”.
Il regista Alexander Payne (Sideways, A proposito di Schmidt, Nebraska), con la complicità dello sceneggiatore Jim Taylor, affronta la fantascienza mescolata alla satira sociale, con il “piccolo” (in tutti i sensi) borghese protagonista attratto da lusinghiere proposte di vita migliore, trascinato, suo malgrado, in un sistema non dissimile da quello di provenienza. La statura non fa la differenza, forse la via d’uscita sono nuove relazioni interpersonali, ma c’è anche una minaccia ambientale che attanaglia i due mondi di diverse dimensioni. Film divertente, ispirato in parte ai “classici della miniaturizzazione” cinematografici, non sempre a fuoco sulle problematiche, Downsizing (un po’ lunghetto nell’economia totale del racconto, con i suoi 135 minuti) offre un ritratto tra il serio e il faceto di un mondo desideroso di cambiamento, pronto a nuove sfide grazie alla scienza, ma in affanno nel ritrovare nuove possibilità esistenziali.
Accanto a Matt Damon sfilano Kristen Wiig, Christoph Waltz (ma un doppiaggio italiano migliore, non si poteva trovare?), Jason Sudeikis, Udo Kier e l’attrice orientale Hong Chau (anche per lei doppiaggio da dimenticare), personaggio chiave per la vita del protagonista, alla ricerca di novità che possano renderlo davvero felice in quella “terra del piacere”, dove si può diventare ricchi facilmente ma si rischia di restare poveri d’animo.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani