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DIVENTARE CITTADINI DEL MONDO

Il progetto Intercultura consente di trascorrere un periodo di tempo all’estero, in tutto il mondo, frequentando la scuola e vivendo la quotidianità assieme a una famiglia ospitante. Una grande opportunità per i giovani, che possono così scoprire nuovi orizzonti senza perdere tempo prezioso a scuola e con un impegno economico contenuto rispetto ai viaggi tradizionali

Viaggiare, per ogni giovane, è un sogno. Che si parli di un italiano o di una qualsiasi altra nazionalità, girare il mondo è un’esperienza che chiunque vorrebbe fare. È ovviamente complicato: a un fattore economico chiaramente molto importante, si tratta anche di una questione di gestione del tempo. Non si possono ignorare gli impegni soprattutto di carattere scolastico come ad esempio la frequentazione. Esiste però un modo per conciliare tutte queste difficoltà, e questo modo ce lo offre Intercultura. Anche a Rimini.

Da ormai più di 13 anni, l’associazione Intercultura opera a Rimini per portare più ragazzi possibili fuori dall’Italia a vivere le esperienze di cui tanto hanno bisogno. I programmi sono numerosi: variano da quelli estivi a quelli scolastici, che possono impegnare sia tutto l’anno sia un solo semestre, e arrivano nei luoghi più svariati, dal Messico alla Norvegia, passando per il Canada, il Giappone o la Costarica. Solo quest’anno hanno vinto il concorso 1.800 ragazzi proposti dalla sede Intercultura a Rimini che negli anni vanta un numero di 250 giovani “inviati” per il mondo. A raccontare il progetto e queste esperienze è Eva Mancini, una dei giovani vincitori riminesi quest’anno, che ora trova in Norvegia dove rimarrà fino al termine dell’anno scolastico.

Eva, prima di tutto, che modo hai conosciuto Intercultura?

“Sono entrata in contatto con Intercultura tramite la mia scuola. Infatti l’associazione è venuta a presentare il progetto insieme ad altre agenzie, ma io e la mia famiglia siamo rimasti colpiti visto che era l’unica che offriva borse di studio che variano in base all’ISEE, facilitando di molto le spese economiche che comunque possono risultare salate. Per questo ho deciso di partecipare al concorso che in realtà consiste in domande personali molto semplici, e alla fine sono stata accettata”.

E da lì com’è andato avanti il tuo percorso?

“Intercultura ci tiene molto alla formazione dei ragazzi per questo viaggio: ho seguito alcuni incontri di approfondimento insieme agli altri che erano stati venivano presi in cui ci venivan presentati i vari progetti, spiegandoci meglio in cosa consisteva il viaggio. Alla fine di questi ho invece sostenuto un vero e proprio colloquio individuale in cui mi sono state fatte domande più specifiche su vari argomenti: alcuni esempi che posso citare l’alimentazione fossi vegetariana, vegana, ecc) ma anche banalmente i miei hobby, che attività mi piace fare o il luogo in cui volevo andare. Abbiamo quindi stipulato una scaletta in cui ho scelto quali erano gli Stati di possibile destinazione, ed erano più di 60. Una che mi è stato ho invece iniziato degli incontri più regolari a livello settimanale, da gennaio fino a giugno, in cui mi hanno aiutato nella formazione per il viaggio stesso, spiegandomi ad esempio come funziona il meccanismo con la famiglia ospitante o la scuola nello Stato di destinazione”.

Eva, giovane riminese, racconta la propria esperienza in Norvegia proprio grazie a Intercultura

Perché hai deciso di intraprendere questo viaggio?

“Ho sempre avuto una passione per la scoperta di nuove culture, soprattutto anche per compararle alle mia. Mi sono ritrovata in un ambiente estremamente disponibile, sia con Intercultura, con volontari che mi sono stati accanto in ogni momento, ma anche proprio in Norvegia: mi aspettavo un ambiente quasi inospitale, con una tradizione completamente diversa dalla mia, caratterizzato dal famoso ‘freddo nordico’ che riguarda non solo il clima, ma proprio le persone. Invece mi sono ritrovata illuminata: ho incontrato un luogo splendido, pieno di persone fantastiche che mi hanno accolta calorosamente dal primo momento. Ho una famiglia che mi fa sentire come a casa mia, dei compagni di classe che non hanno mai esitato a cercare di farmi stare a mio agio. Il cambio c’è ed è forte, ma mi sono abituata subito e ho imparato ad apprezzare e conoscere: ho scoperto, ad esempio, che il motivo per cui i norvegesi non si salutano per strada non è per freddezza, ma per non disturbare nessuno! Intercultura ha poi continuato a proporre progetti anche durante la mia permanenza qui: a fine gennaio andrò in montagna e continuerò a girare le varie città della Norvegia”.

E con la scuola?

“È molto diversa dalla nostra. Non c’è una divisione in indirizzi di licei come in Italia, ma all’interno dello stesso plesso si decide di frequentare un corso (io frequento quello di Arte) in cui si studiano solo alcune materie: io, per esempio, seguo Norvegese, Inglese, Matematica e Scienze e lavoriamo molto con architettura e prospettive. Oppure si può scegliere di fare un corso generale in cui si studiano tutte le materie. È anche molto più pratico rispetto al nostro sistema, che predilige il tempo sui libri, mentre qui si fanno molti più laboratori. Poi, in molte di queste materie è possibile scegliere un livello: ad esempio Matematica è divisa in esercizi e teoria, delle quali si possono scegliere il livello base o superiore, presentando quindi 4 livelli. Viene offerta anche la possibilità di imparare una seconda lingua, come lo spagnolo o il francese, maiostoancoracer- cando di concentrarmi sul norvegese che, nonostante abbia una grammatica più semplice di quella italiana, è comunque una lingua nuova!”.

Emily Hysa