Disoccupati – Centri per l’Impiego: non solo banche dati. Al via un bando per attuare percorsi mirati per persone senza lavoro da più di un anno. Ma il decreto attuattivo prevede che l’accompagnamento avvenga per soli sei mesi. In più resta un problema di fondo: la carenza di personale a Rimini e Cesena. Si aspettano rinforzi
Un programma di supporto ai disoccupati da più di 12 mesi con il coinvolgimento dei soggetti privati accreditati e un percorso interno di riorganizzazione complessiva del servizio di incrocio domanda-offerta di lavoro che coinvolgerà tutti i Centri per l’impiego. Sono le iniziative in partenza nel territorio per mettere in atto quelle politiche attive per il lavoro che il Jobs Act ha demandato a questi enti. Chi ha frequentato un Centro per l’impiego in anni recenti per ottenere aiuto nella ricerca di un “posto” ha probabilmente svolto un ampio colloquio con una persona cortese e preparata ed è stato inserito in una banca dati contenente moltissime informazioni. La pratica ha poi dimostrato la minore efficacia di una banca dati rispetto invece allo strumento della pubblicazione
delle offerte di lavoro che resta sempre il migliore. Questo è solo uno dei tanti elementi di riflessione sul tema dell’efficienza del servizio pubblico erogato dai Cpi.
Il decreto attuativo del Jobs Act che si occupa di disoccupati e di politiche attive per il lavoro, il Dlgs 150 del 2015, prevede che i Centri per l’impiego diventino luoghi attivi a tutti gli effetti per la ricerca del lavoro e non solo dei certificatori di avviamenti o stati di disoccupazione. “A dire il vero questo decreto – spiega Andrea Panzavolta, dirigente territoriale dell’Agenzia per il lavoro per l’ambito Forli-Cesena, Rimini e Ravenna da cui dipendono i Cip di Rimini con Riccione e di Forlì e Cesena con Savignano sul Rubicone – non ha stravolto l’impianto che era definito in precedenza, ma ha sistematizzato i percorsi che devono essere seguiti.
In particolare, ha affidato al Centro per l’impiego il ruolo di riconoscimento dello stato di disoccupazione e di definizione di un ‘patto’, un insieme di misure realistico e possibilmente efficace per la ricerca di un’occupazione, rivolte ai disoccupati da più di 12 mesi”. Nel concreto, si tratta di supporti quali l’analisi delle varie opportunità di formazione, il sostegno alla ricerca attiva del lavoro, la somministrazione di colloqui specialistici. La novità è che entrano a far parte di questo percorso anche soggetti privati come, per fare un nome noto, Manpower. Elemento di non poco conto: in fase di sperimentazione dell’assegno di ricollocazione – altra misura di sostegno per le politiche attive del lavoro introdotta dal Jobs Act – solo il 40% degli interessati ha scelto di avvalersi del servizio pubblico “I soggetti privati accreditati – spiega ancora Andrea Panzavolta – possono accompagnare i disoccupati nel loro percorso. L’accreditamento avviene sulla base del possesso di requisiti di professionalità e competenza. Da questo punto di vista il ruolo del Centro per l’impiego cambia perché il fuoco della sua attività diviene la definizione del ‘patto’ ovvero la messa a punto di un percorso personalizzato per la fuoriuscita dallo stato di disoccupazione. La gestione diretta delle misure concordate può essere invece svolta da una pluralità di soggetti, scelti dagli stessi interessati, tra i quali anche i Cpi stessi”.
Nuove sfide ma poche forze
Nella nostra regione, la procedura per l’accreditamento dei soggetti privati è stata completata ed è già stato approvato un bando che finanzia le misure di supporto per i lavoratori con una disoccupazione superiore a 12 mesi. La persona che stringerà il “patto” verrà accompagnata per un periodo di sei mesi, tempistica che a dire il vero appare piuttosto ottimistica perché, come ben sa chi lo ha sperimentato, per trovare un nuovo impiego possono occorrere talvolta anni. Non solo, a fronte del dispiegamento di norme, la situazione reale è quella di servizi pubblici resi da uffici con pochissimo personale ancorchè volenteroso.
“È certo – conferma Panzavolta – che in questi ultimi cinque anni si è determinata una sistematica riduzione del personale nei Cpi (36 persone a Rimini e 45 a Forlì-Cesena, ndr). In questo contesto è evidente che la quantità e la qualità dei servizi resi alle persone e alle aziende non può rimanere al medesimo livello. Peraltro la sproporzione nella dotazione del personale dei servizi pubblici per il lavoro nel confronto europeo parla da sola; rispetto a Francia o Germania in particolare, il numero di addetti nel nostro paese è 10 volte di meno. Se in questi anni così difficili l’impianto dei servizi ha retto l’urto della crisi e dei grandissimi numeri di utenti è stato grazie al senso di responsabilità e alla dedizione degli addetti”. Nei prossimi mesi è in programma un piano di rafforzamento. “Non sono ancora note le risorse disponibili a livello nazionale ma il personale sarà destinato alle sedi con maggiori difficoltà tra le quali certamente Rimini e, in misura minore, Forlì-Cesena”.
I numeri di Rimini e Forlì-Cesena
A Rimini e Forlì-Cesena, nel 2016, le dichiarazioni di disoccupazione rilasciate sono state rispettivamente 12.701 e 11.697, i patti di servizio stipulati 17.232 e 13.391, i colloqui preselezione 3.498 e 19.113. Le aziende che si sono rivolte al servizio sono state 1.853 nel riminese e 1.001 nel forlivese-cesenate mentre i lavoratori richiesti sono stati rispettivamente 4.506 e 2.529, e i segnalati 5.855 e 4.687. Quanto ad azioni di politica attiva, sono state dedicate quasi 9 mila ore di colloqui specialistici a Rimini e quasi 10 mila a Forlì-Cesena; la partecipazione a gruppi per l’apprendimento di tecnica di ricerca attiva del lavoro ha coinvolto quasi 600 persone a Rimini e 660 a Forlì-Cesena, i laboratori formativi professionalizzanti circa 500 utenti in entrambi i territori. Gli utenti complessivi nelle due province sono stati quasi 28 mila, per un totale di oltre 55 mila colloqui.
Mariaelena Forti