Disobbedienza civile, per amore della vita. La proposta è semplice, nella sua attuazione: “trattenere una cifra dalle tasse dovute alla regione e versarla ad una associazione pro-life”. I risvolti di una tale “obiezione di coscienza” sono però tutt’altro che morbidi, come dimostra l’esperienza di Andrea Mazzi, che ha già subito un paio di confische dell’auto. Altri “obiettori fiscali” sono andati persino peggio: pignoramenti e ipoteche sulla casa, anche quando le somme trattenute erano di piccola entità.
L’obiezione fiscale è una proposta della comunità Papa Giovanni XXIII, rilanciata in occasizione della presentazione a Bologna del resoconto 2012 dell’impegno dell’APG a sostegno alla vita nascente.
Condividere la vita con la vita, contrastando la solitudine e la disperazione che, in tanti casi, portano le donne ad abortire. Sta qui lo scopo del Servizio maternità difficile e vita dell’associazione fondata da don Oreste Benzi.
Due gli obiettivi delineati dall’animatore generale del Servizio, il riminese Enrico Masini: innanzitutto la “rimozione delle cause che generano emarginazione”, attraverso “un’azione mirata nei confronti dei poveri e delle istituzioni”; in secondo luogo la “condivisione diretta” che si realizza nelle case famiglia, stando fianco a fianco con i più bisognosi. Tra questi ci sono, appunto, le donne incinta che, da sole, non hanno forza per portare avanti la gravidanza e potrebbero rinunciare al loro figlio. “Accedono ai nostri servizi 41mila persone nel mondo”, spiega Masini, precisando che nel 2012 si è registrato in Italia un “grosso aumento, dell’ordine del 50%, in larga parte dovuto alla crisi”. Ciononostante, ricorda la Comunità, “oggi ci sono quasi quattro milioni di donne in Italia che convivono con la memoria di un aborto”.
A sostegno della “maternità difficile”.
Come contrastare questa piaga, che nel 2010 (ultimo dato disponibile) ha portato a 115.981 aborti di Stato? L’associazione risponde al numero verde gratuito 800.035.036, al quale si può rivolgere chi vive una “maternità difficile” per ottenere vicinanza e sostegno fino all’accoglienza in Casa Famiglia per il tempo necessario. Nel 2012 sono state 100 le nuove mamme che hanno composto il numero telefonico: avevano bisogno soprattutto di accoglienza o di un aiuto economico, condizioni senza le quali si sarebbero sentite indotte a rinunciare al
figlio che già portavano in grembo. In Italia, lo scorso anno, la Comunità ha incontrato 361 donne, tra cui 172 di nazionalità straniera, mentre sono circa 700 quelle attualmente inserite in un percorso di sostegno (che dura generalmente 2-3 anni). 88 le madri accolte nelle famiglie e nelle case famiglia della Comunità; 89 quelle indecise se abortire e in 41 casi, grazie all’affiancamento della Papa Giovanni, hanno proseguito la gravidanza e dato alla luce il bimbo che portavano in grembo.
Preghiera e obiezione fiscale.
A fianco del sostegno – realizzato attraverso l’ascolto, la creazione di una rete, la ricerca di una casa o di un lavoro, l’aiuto economico, l’accoglienza – vi è la preghiera, che l’associazione fa davanti agli ospedali nei quali si compiono gli aborti e il primo novembre nei cimiteri. Condanna dell’aborto, però, non significa abbandono delle donne che hanno fatto quest’esperienza, alle quali si cerca di offrire strumenti per l’elaborazione del lutto.
La Comunità partecipa a diversi tavoli
di lavoro locali e nazionali per contrastare le cause che rendono difficile una maternità, e al tempo stesso rilancia la proposta dell’obiezione fiscale alle spese abortive, “trattenendo una piccola cifra nel versare le tasse – spiega Masini – non intascandosela ma versandola ad un’associazione pro-life”, dal momento che gli aborti vengono pagati con denaro pubblico (1.100 euro ad aborto eseguito, secondo le stile APG). “Non è evasione – precisa Andrea Mazzi – perché l’obiettore rende pubblico il suo gesto mandando una comunicazione al Presidente della Repubblica e all’Agenzia delle entrate<”, ed è pronto a pagare le conseguenze della sua “disobbedienza civile”.
Lo scopo, enuncia Mazzi, obiettore fiscale dal 1986, è “arrivare a un’opzione fiscale nella denuncia dei redditi (o sul bollo auto, ndr) per talune materie di particolarissima rilevanza, come l’aborto”. In altri termini, far scegliere al contribuente se, con una quota delle sue tasse, finanziare gli aborti o progetti di sostegno alla maternità. Perché le future mamme siano sempre meno lasciate sole e i figli che portano in grembo possano vedere la luce.
Paolo Guiducci