Per fare un po’ i puntigliosi, così per sport. In quei comunicati che hanno l’ingrato compito di spiegare agli automobilisti come transitare per Rimini senza passare da dove è normale passare, ovvero la rotatoria del baseball, vi si leggono consigli per evitare “l’abitato di Rimini”. Per i riminesi è ovvio che l’espressione sta a indicare la parte centrale della città. Ma poniamoci nei panni di un forestiero che abbia letto il testo su internet. Se arriva dalla Marecchiese e incontra un cartello “Vergiano frazione di Rimini”, oppure se viene da nord e incontra “Viserba frazione di Rimini”, vedendo tutti quei palazzi si convincerà di essere già di fronte all’abitato di Rimini, con tutta quella gente che ci abita. E proseguirà sereno convinto di averlo già superato, l’abitato in questione. Ma, al di là di questi esercizi teorici, il fatto che nessun riminese confonderebbe mai l’abitato di Rimini con quelli delle frazioni lascia forse trasparire quella vecchia filosofia per cui “Rimini” è il centro cittadino e le frazioni si chiamano con il loro nome: filosofia che, senza scomodare periodici sussulti secessionisti, proprio oggi sta tornando alla ribalta con quei gruppi Facebook che delle frazioni sottolineano con orgoglio l’identità. E ben identificata da quei modi di dire ancora diffusi, ad esempio, tra i miei compatrioti delle frazioni lato nord: “domani vado a Rimini, ti serve qualcosa?”.