Come si fa a non amare l’Italia, un paese dove se un concetto può essere espresso in modo astruso lo sarà senz’altro? Gli esempi sono tanti, dai referendum dove per esprimere il no bisogna votare si e viceversa fino alla mirabile definizione di “posta prioritaria” di cui scrissi già in passato: prioritaria rispetto a non si sa che cosa, visto che una non posta prioritaria non c’è. Ma nelle ultime settimane a Rimini, seguendo le travagliate vicende del calcio biancorosso, abbiamo conosciuto un caso spettacolare nella sua incoerenza. Laddove si parlava della serie da cui far ripartire il Rimini, la scelta era fra Dilettanti ed Eccellenza.
Eccellenza, si legge nel dizionario, è “qualità di persona o cosa che eccelle; superiorità assoluta, altissimo grado di perfezione”.
Dilettante, invece, oltre al significato di “chi svolge un’attività, specialmente sportiva o artistica, per diletto e non per professione o per lucro”, ha anche quello spregiativo di “chi dimostra in un’attività scarse capacità, insufficiente preparazione”.
Ovviamente nessuno voleva sentir parlare di eccellenza, ma solo di dilettanti. Per il semplice fatto che i Dilettanti nel calcio stanno sopra gli eccellenti. Corto circuiti linguistici, ma quando sento dire che il calcio è lo specchio della società qualche brivido mi viene
Il Caffè Scorretto di Maurizio Ceccarini