Home Attualita Dietro a quei banchi si studia l’integrazione

Dietro a quei banchi si studia l’integrazione

La campanella suona alle 14.30, il trillo di uscita si ripete alle 22.30. Che razza di scuola è mai questa, con orari continuati e porte sempre aperte? C’è chi le chiama “scuole serali” e chi ricorda la denominazione “150 ore”. Quest’anno hanno nuovamente modificato termine: l’acronimo C.P.I.A. sta per Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti, un orizzonte educativo fatto di alfabetizzazione e scuola media per persone di almeno sedici anni.
“Il mio obiettivo è raggiungere il diploma italiano di scuola media: ormai è richiesto per qualsiasi tipo di professione” ammette sorridente Olena. 37 anni, nata in Ucraina, ma di nazionalità bulgara, Olena Kissa vive in Italia da cinque anni. Alle scuole “Bertola” ci viene allegramente in bicicletta. “Stavo cercando un istituto per adulti su internet e mi sono imbattuta nel Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti. Ho terminato i test necessari per l’iscrizione e ora sono pronta a sedermi in aula: qui mi trovo a mio agio e spero in un anno di raggiungere il diploma”. L’italiano non lo parla perfettamente ma si fa capire, Olena. Ha un compagno italiano e vanta diverse esperienze professionali in Riviera: badante, aiuto cuoca, cameriera. Con il quaderno sottobraccio saluta i prof e se ne va. Appuntamento a mercoledì 15 ottobre, data di inizio delle lezioni.
Olena non è l’unica straniera a sedersi sui banchi del C.P.I.A. Il 90% di alunni e studenti è di nazionalità diversa dall’italiana. Per la prima volta quest’anno ci sono studenti originario del Kirghizistan ma afgani, bengalesi, pakistani sono di casa. C’è stato lo sbarco degli egiziani, marocchini e tunisini. Filippini frequentano da tempo, come pure senegalesi, ivoriani, originari del Malì. “In una classe un anno siamo arrivati a contare nove nazionalità su quattordici studenti” fa notare Loretta Pari. E i cinesi? I figli della Grande Muraglia più volentieri optano per i corsi di alfabetizzazione.
La massiccia presenza di stranieri rivela anche la forte caratterizzazione sociale del Centro: “i corsisti, provenienti da paesi distanti e culture diverse, migliorano le loro capacità di relazione, all’interno della scuola, nell’ambiente esterno e nel mondo lavorativo”rilancia soddisfatta la preside, Filomena Saggiomo. Provare Facebook per credere. La pagina “I carbonelli” sembra una favola moderna. Prof, alunni e studenti che a braccetto organizzano gite e uscite scolastiche… senza scuola, cioè alla domenica per non cadere nei vincoli della burocrazia e lasciare le porte aperte a mogli, figli e parenti. Risultato: per il viaggio Cortona-Arezzo-Badia Tedalda si è reso necessario un doppio pullman per contenere tutti gli iscritti. “Anche le gite – e i social – testimoniano di una riuscita aggregazione sociale e interreligiosa”certifica dietro i suoi occhialini Carlo Cuccia mentre distribuisce test per la comprensione del testo e domande ai futuri iscritti del Centro. Che dà frutti come Silvia, riminese. Diplomatasi due anni fa, ha frequentato cinque anni in uno all’“Alberti” ed ora è pronta per l’Università.

Paolo Guiducci