È un ministro ordinato “non per il sacerdozio” ma per servire. Il diacono permanente nella Chiesa è segno del servizio di Cristo che serve. Con la sua vita, “richiama ad essere a servizio gli uni degli altri e al servizio della comunità e del mondo. – diceva don Tonino Brigliadori, per anni Delegato del vescovo per il Diaconato permanente nella Diocesi di Rimini – Con la sua attività, il diacono aiuta la Chiesa e ogni cristiano nella dimensione del servizio”.
Al diacono, ai diaconi permanenti, una comunità molto importante in regione (con oltre 660 fratelli, l’Emilia-Romagna è la seconda in Italia per numero di diaconi, e la prima considerando il rapporto con il totale degli abitanti), la Conferenza Episcopale emilianoromagnola ha dedicato una lunga, appassionata lettera dal titolo esplicativo: “Chiamati a servire. Il dono del diaconato permanente”.
Il ministero del diaconato permanente rappresenta, secondo i Vescovi, “uno dei doni più preziosi che lo Spirito del Signore risorto abbia fatto rifiorire e fruttificare negli ultimi decenni nelle nostre Chiese particolari”. In diverse di esse è stato anche pubblicato un direttorio diocesano allo scopo di proporre chiari orientamenti e tracciare percorsi praticabili per il discernimento e la formazione dei candidati.
Oltre ai 660 diaconi presenti in regione, circa 150 fratelli riceveranno l’ordinazione nei prossimi anni. Cifre importanti, ma ancor più che per la numerosa schiera di diaconi attivi nel territorio, i vescovi sono riconoscenti al Signore “per tanta grazia di comunione, di servizio e di missione, che costituisce una bella e grande ricchezza spirituale per le comunità cristiane della nostra terra”.
Che fai, come lo fai
Il trend degli ultimi 30 anni delle ordinazioni diaconali è in crescita per tutte le diocesi, soprattutto nell’ultimo decennio (dati Annuario Pontificio).
A livello nazionale l’Emilia-Romagna è la seconda regione per numero di diaconi, ma con un numero più elevato rispetto alla Campania per numero di abitanti per diacono.
La scelta dei diaconi avviene, per la maggior parte delle diocesi, tramite presentazione del parroco. Solo a Reggio-Emilia il diacono viene scelto dietro indicazione della comunità. La formazione prevede un periodo di discernimento (1 o 2 anni) e un periodo di formazione triennale presso la scuola teologica o l’Istituto superiore di scienze religiose. Gli incontri tra diaconi sono abbastanza variabili: nelle diocesi si cerca di vivere sia momenti spirituali che di formazione dottrinale e pastorale.
Rimini, ad esempio, prevede incontri mensili, e due ritiri all’anno di due giorni.
Qual è l’ambito di servizio prevalente dei diaconi? La gran parte è impegnata nella liturgia (25%), cui fa seguito la catechesi/iniziazione cristiana (19%) e la Caritas (14%). Anziani e salute occupa il 10% dei diaconi, Famiglie l’8%, i giovani il 5%.
Percentualmente meno rilevante il servizio nella Migrantes, ecumenismo, dialogo interreligioso e mondo del lavoro /(2%), e la scuola (1%). La voce “altro” occupa il 14%. 315 i diaconi che hanno risposto al sondaggio.
A Rimini attualmente la comunità diaconale è composta di 54 ordinati. Di questi, 5 hanno meno di 50 anni. 23 sono nella fascia 50-65 anni, mentre il “gruppo” più numeroso è nella fascia over 65 (26). Due sono i candidati al diaconato, ben 14 gli aspiranti: si tratta del numero più alto in Regione (60 in totale), Bologna ne conta 10.
Essere diaconi oggi
Il diaconato è sorto nei primi decenni dell’età apostolica. Fin dall’inizio fu tenuto in notevole considerazione e vide il fiorire di splendide figure di santi, come san Lorenzo, sant’Opilio di Piacenza e san Marino. Il Concilio Vaticano II – in continuità con l’antica Tradizione della Chiesa – dopo secoli di declino, ha ripristinato il diaconato, come grado “proprio e permanente” dell’ordine sacro.
Essi vengono ordinati “ non per il sacerdozio” – per offrire a nome di Cristo il sacrificio eucaristico “ ma per servire”. I diaconi sono gli “ incaricati della diaconia di Gesù Cristo” (sant’Ignazio di Antiochia). “ Sono anche i custodi del servizio nella Chiesa. La loro missione e il loro contributo consistono in questo: nel ricordare a tutti che la fede possiede un’essenziale dimensione di servizio a Dio e ai fratelli” (Papa Francesco).
In pratica i diaconi possono svolgere svariati servizi:
proclamare il Vangelo nelle celebrazioni liturgiche, dedicarsi all’evangelizzazione, alla catechesi e al servizio della carità, leggere e guidare la lettura della sacra Scrittura, celebrare il battesimo, distribuire la santa comunione, assistere e benedire il matrimonio, presiedere il rito delle esequie, guidare assemblee e gruppi di preghiera, animare settori di pastorale o piccole comunità ecclesiali, amministrare i beni economici della Chiesa.
La spiritualità
Al di là delle attività concrete, la stessa presenza dei diaconi è un dono, in quanto costituisce il segno sacramentale di Cristo servo e promuove la vocazione a servire, comune a tutto il popolo di Dio. In nome di Cristo, che si è fatto ‘diacono’, cioè il servo di tutti, e con la grazia del suo Spirito, i diaconi servono e sollecitano a servire. Ricordano anche agli altri due gradi dell’ordine sacro – episcopato e presbiterato che la loro missione è un servizio. È significativo che, per diventare presbiteri e vescovi, secondo la disciplina della Chiesa, si debba ricevere prima il diaconato. Risulta inoltre indicativo che, per l’ordinazione diaconale, soltanto il vescovo impone le mani, mostrando così che la diaconia più grande è del vescovo e che il diacono è a lui legato in modo speciale nei compiti e negli ambiti del suo ministero.
Al servizio dell’evangelizzazione
Nel rito di ordinazione viene consegnato al neo-diacono il libro dei vangeli, il compito primario e qualificante che gli viene assegnato è la missione di annunciare il Vangelo. Una missione che non può rimanere circoscritta alla sola sfera liturgica, ma prosegue e si dilata a tutte le realtà in cui un diacono normalmente si imbatte.
Tale servizio si rende particolarmente urgente in questo tempo in cui la Chiesa, per sua natura missionaria, è impegnata in una attività di rinnovata evangelizzazione.
In tale contesto si inserisce il fenomeno della creazione di strutture nuove per la missione, come le cosiddette unità o comunità pastorali. “Al riguardo scrivono i Vescovi – è importante definire gli ambiti ministeriali da affidare ai diaconi permanenti, secondo una figura propria e non derivata rispetto a quella del sacerdote-presbitero, ma coordinata con il suo ministero, nella prospettiva dell’animazione del servizio su tutti i fronti della vita ecclesiale”.
I diaconi permanenti sono anche evangelizzatori nel mondo del lavoro, e animatori appassionati e competenti della vita culturale, sociale e politica. In effetti la caratteristica condizione dei diaconi permanenti – appartengono al clero, ma conducono una vita in tutto simile a quella dei laici – li incarica ad essere apostoli di Cristo nei vari ambienti di lavoro e di socializzazione che possono frequentare e devono fermentare con il lievito del Vangelo.
Al servizio della carità
Nutrito dall’eucaristia e rinnovato dalla Parola di Dio, il diacono vive ed esprime la Diaconia della carità.
In particolare, offre il suo contributo di preghiera e di testimonianza perché venga coltivata la fraternità ecclesiale. E perché venga promosso l’esercizio della carità e il servizio a favore dei poveri, degli ultimi, degli ‘scartati’, i cosiddetti ‘lontani’, coloro che non hanno né pane né casa, né lavoro. Né dignità, né affetti, né una fede, né un senso da dare alla propria vita.
Pertanto i diaconi – prosegue la lettera della Cei emilianoromagnola – “mantengono viva nella Chiesa questa imprescindibile dimensione della vita cristiana, rendendo visibile ed effettivamente credibile il legame che sussiste tra la mensa del Corpo di Cristo e la mensa dei poveri. Esprimono inoltre la tenerezza materna della Chiesa e la cura fraterna dei suoi figli in tutte le periferie dell’esistenza umana, in particolare tra i carcerati, gli anziani soli o residenti nelle case di riposo, i migranti. E nel servizio di consolazione e di fattivo sostegno di quanti sono rimasti colpiti dalla perdita di una persona cara o sono afflitti da una prova particolarmente acuta”.
Altro servizio peculiare dei diaconi è quello di essere non soltanto testimoni, ma anche educatori alla carità. “ Essi devono adoperarsi con l’esempio e la parola, ” (san Giovanni Paolo II).
Coniugati e celibi
Quanto ai diaconi coniugati, il primo ambito nel quale eserciteranno la carità è in ogni caso quello della famiglia. La donazione reciproca dei coniugi, la comune intesa per l’educazione dei figli, l’eventuale accoglienza nel contesto familiare di genitori anziani o ammalati, l’apertura alla fraterna condivisione con altre famiglie, specialmente quelle maggiormente in difficoltà, rappresentano altrettante prassi, possibili e opportune, per mostrare tangibilmente il volto di Colui che non è venuto per essere servito, ma per servire.
E i diaconi celibi? Per i Vescovi dell’Emilia-Romagna, occorre tenere presenti alcune singolari accentuazioni che il diaconato permanente offre alla loro diaconìa.
“L’identificazione sacramentale con Cristo servo viene collocata nel contesto di una scelta sponsale, esclusiva, perenne e totale dell’unico, insuperabile Amore. E l’annuncio del regno di Dio viene suffragato dalla testimonianza generosa e gratuita di chi per quel regno ha lasciato anche i beni più cari”.
Nell’ambito ecclesiale e professionale, la testimonianza diaconale si caratterizza per la cura prioritaria per la bontà delle relazioni, per il servizio alla dimensione quotidiana dell’esistenza delle persone, come ‘alfabeto’ per comunicare il Vangelo, nella consapevolezza che la diaconia non è una professione, ma una impegnativa missione. In ogni circostanza i diaconi aiuteranno le persone a conoscere e ad amare cordialmente la Chiesa.
I Vescovi dell’Emilia-Romagna concludono la lettera sul diaconato con un sogno. Quello di una Chiesa che, in un mondo troppo spesso lacerato da paure, fragilità e aspri conflitti, “sappia innescare processi di audace speranza, di inossidabile fiducia, di pace autentica e duratura. Anche in forza della variegata ricchezza di ministeri e di molteplici carismi”.
Tra questi il servizio dei diaconi non si rivela affatto accessorio o marginale. Al contrario, risulta efficace e fecondo di incalcolabile bene, per la Chiesa e la sua missione nel mondo. “Pertanto noi pastori rinnoviamo il nostro impegno a favorire la nascita e la maturazione di autentiche vocazioni al diaconato. E rivolgiamo un pressante invito ai membri delle nostre comunità diaconali perché con la loro convinta e appassionata testimonianza mostrino la bellezza di una vita dedicata a Cristo ‘diacono’ nella Chiesa per la salvezza del mondo”