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Democrazia, prima parola

Settimana Sociale dei Cattolici. Le prime suggestioni e proposte dopo Trieste

Alla Settimana Sociale dei cattolici in Italia (Trieste 3-7 luglio) era presente anche una delegazione della Diocesi di Rimini, formata dal vescovo mons. Nicolò Anselmi, il Direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale don Pierpaolo Conti, Francesca Pasquini del Progetto Policoro e Dea Gualdi dell’Azione Cattolica (nella foto).
Abbiamo chiesto a Dea Gualdi di proporci, a mo’ di flash alcune delle parole, suggestioni e proposte emerse nelle giornate triestine.

La prima fra tutte è “democrazia”, declinata nella parola partecipazione perché al cuore della democrazia c’è la partecipazione. Nelle diverse relazioni mattutine si è approfondito questo pensiero. Intanto dicendo come suggerisce Sabino Chialà, Priore della comunità di Bose, che la responsabilità della casa comune ci è stata data dal momento che siamo stati riconosciuti servi di un padrone che tornerà, alla casa di cui siamo ospiti e della quale dobbiamo curarci in modo attivo. (riferimento a Mt 9,1-8) « Nasce così la democrazia, che non si riduce al diritto di scegliere i propri rappresentanti politici, pure importante.

Democrazia è innanzitutto partecipazione a una responsabilità condivisa, a un’opera concreta affidata a ciascuno. E ciascuno, per la sua parte, con la sua opera (mai insignificante) concorre a “tenere” il nostro mondo.

Ricordo in proposito che il verbo kratéo, da cui deriva la seconda parte del termine “democrazia”, significa certo “esercitare un dominio”, ma secondo un’ampia gamma di possibili accezioni. Ci sono tanti modi di “dominare”: dal “tenere stretto in pugno”, soffocando, al “tenere sul palmo della mano”, sostenendo.» Filippo Pizzolato dell’Università degli Studi di Padova, insiste sul tema della partecipazione per attuare una democrazia trasformativa partendo dal locale: « Queste premesse ci portano a mettere a fuoco il fine della partecipazione costituzionale, che è insieme veicolo e manifestazione di fioritura dell’umano e delle differenze con cui il popolo sovrano si esprime. Al cuore del progetto costituzionale è posta questa partecipazione orientata all’umanizzazione dei rapporti sociali ed economici.

La partecipazione non è ricapitolata integralmente entro una dimensione immediatamente politica, proprio perché non esaurisce la sua funzione nella preparazione della decisione; essa è essenzialmente espressione di creatività e alimento di rapporti sociali. Non a caso, la Costituzione la misura sugli effetti istituenti ed ordinanti relativamente all’organizzazione sociale, economica e politica del Paese (art. 3, c. II, Cost.).

Tali forme di attivazione civica contengono un potenziale innovativo, pur – o proprio perché agiscono – dal margine, autentica officina di trasformazioni, anziché dai centri del potere. Anche a questo livello, non mancano però le criticità e perfino le ambiguità. L’insidia da scansare è, di nuovo, la riduzione della democrazia locale a successione di esperimenti e di episodi sprovvisti di capacità trasformativa, destinati a lasciare le cose inalterate e quindi, alla lunga, a suscitare delusione e disillusione. » Mara Gorli dell’Università del Sacro Cuore di Milano sottolinea la necessità di una nuova grammatica della collaborazione: “ la democrazia del noi” dove riprendere fiducia nelle relazioni sociali, considerare le persone come soggetti e investire sulla followership piuttosto che sulla leadership, dove sviluppare processo di riflessività critica, in definitiva dove collaborare.

È evidente come in una partecipazione così tratteggiata, in cui fondamentale è l’ascolto attivo di tutti (perché tutti siamo fratelli e responsabili) ci porti a riconoscere che nel realizzare la migliore soluzione possibile per il bene di tutti, una parte dei nostri desideri non possa essere attuato e quindi la necessità di accettare il lutto.

Non si sono nascoste le sfide: Michele Nicoletti dell’Università degli Studi di Trento nella sua relazione “ Amare la democrazia nelle sfide del presente” le ha elencate e illustrate con energia: ambientale, migratoria, economica, internazionale, dell’innovazione tecnologica, dell’usura dei meccanismi democratici sostenendo che la partecipazione è una lotta dentro un quadro di sfide. Amare la democrazia, amare la libertà dell’altro, recuperare la capacità di intervenire, dire la propria opinione e di difendere i diritti degli altri.

I relatori non si sono nascosti che tira il vento freddo della preoccupazione, che l’assenteismo alle ultime elezioni europee, meno della metà, fa tremare e pensare alla necessità di riprendere con più forza una passione per la partecipazione in questa “ democrazia malata”.

Il lavoro del pensiero attivo, dalle sfide alle possibili soluzioni,  è stato realizzato nei gruppi di lavoro ( nella foto a fianco).

I 1200 presenti sono stati divisi in gruppi di circa 20 persone, laici e sacerdoti, religiosi e vescovi hanno riflettuto insieme. In aiuto un nuovo metodo di lavoro, studiato da Giovanni Grandi, che regolava modi e tempi della riflessione concedendo un tempo personale, di grande gruppo e di piccolo gruppo.

Il lavoro è stato salvato in una webapp che in tempo reale permetteva di connettere il lavoro di tutti. Presenti in ogni gruppo dei facilitatori, giovani che ci hanno permesso di seguire con precisione il metodo con cui tutti i delegati hanno lavorato.

È stato di effetto sentire il silenzio di 1200 persone che scrivevano il loro pensiero nella grande sala del Centro Congresso Generali di Trieste.

Nel momento finale del mio gruppo è stata espressa soddisfazione per quello che si era realizzato: dalle sfide, alle raccomandazioni cioè gli aspetti da tenere sotto controllo, a possibili processi attuativi.

La stessa soddisfazione l’ho notata nei componenti degli altri gruppi.

Una novità sono state le “Piazze della democrazia”. Trieste è stata occupata in tutte le sue piazze e anche in cortili come quello del Museo Sartorio in cui si sono affrontati con alcuni esperti/testimoni diversi temi come le migrazioni, il carcere, l’economia civile, scuola, sport, conversione ecologica, salute famiglie, democrazia digitale, le periferie, le istituzioni locali, l’Europa delle nuove generazioni.

In sostanza verso le 17 con le navette ci spostavamo in città per partecipare all’approfondimento prenotato sulla webapp.

Il rischio era di trovare persone critiche rispetto a quello che gli esperti dicevano, ma è stato un bel esercizio di democrazia in quanto il tempo maggiore per gli interventi era garantito alle persone presenti che hanno evidenziato e denunciato diversi elementi problematici in ogni ambito, almeno nei tre in cui io sono stata presente.

Un altro aspetto molto positivo è stato il coinvolgere tutta la città.

La scuola ha preparato con gli alunni una lunga e coloratissima tovaglia (nella foto). Su ogni quadretto si poteva trovare un nome, la parola pace o un invito.

La stessa tovaglia preparata per l’evento era stata utilizzata per una grande raccolta di alimenti.

Anche le serate, come la Messa del Papa hanno coinvolto la cittadinanza, numerosa e attiva.

Giovedì 4 luglio Lorena Bianchetti ha condotto uno spettacolo di musica. Presenti Cocciante, Vecchioni, Mr.Rain, Maninni, Simone Cristicchi, Amara e la FVG orchestra, ma anche nelle serate successive abbiamo trovato concerti anche dell’Accademia di Trieste che ha alunni e alunne di diverse origini e Giovanni Scifoni con il suo lavoro su S. Francesco “ Fra’, la superstar del Medioevo”.

I pasti condivisi con tutti i delegati sono stati realizzati al centro Congressi per il pranzo e alla Capitaneria di Porto per la cena in un ambiente marino meraviglioso.

Bravissimi gli alunni dell’Istituto enogastronomico che ci hanno servito e i catering che ci hanno preparato i gustosissimi pasti.

Come all’andata, il viaggio di ritorno in pullman lo abbiamo condiviso con le Diocesi delle Marche e la Diocesi di San Marino Montefeltro. Cinque vescovi, diversi sacerdoti e laici hanno condiviso impressioni, riflessioni e propositi per attuare qualche processo che porti ad una maggiore passione per la partecipazione, la difesa della democrazia, lo studio consapevole della Costituzione.

Dea Gualdi