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DCA E SOCIAL, MISCELA PERICOLOSA

Tra qualche settimana, il 15 marzo, si terrà la Giornata del Fiocchetto Lilla, ricorrenza nazionale dedicata ai disturbi del comportamento alimentare (DCA), stabilita per educare e sensibilizzare su un tema che oggi riguarda da vicino in maniera particolare le nuove generazioni, a causa di un altro fenomeno che li vede in prima persona protagonisti: quello social. Sempre più spesso infatti i media sono diventati una piattaforma in cui ci si confronta con un’immagine perfetta e stereotipata della realtà, con ripercussioni dirette sulla considerazione e la stima di sé e ricadute concrete anche nella percezione del proprio corpo, arrivando a intaccare di conseguenza il rapporto con il cibo e l’alimentazione fino a condurre a situazioni patologiche. Ad essere più colpiti sono soprattutto gli adolescenti, che affrontano un’età evolutiva già di per sé estremamente delicata, in quanto processo di cambiamento fisico e fase in cui la ricerca di approvazione specialmente dei coetanei è una preoccupazione costante; e in particolare le ragazze sono le più esposte a un modello che propone canoni di bellezza irraggiungibili celando sistematicamente difetti e imperfezioni, finendo col fornire un’immagine distorta della realtà. E nel tentativo di adeguarsi a questo standard deviato è facile che la propria autostima vada in che sentimenti come sconforto, ansia e frustrazione prendano il sopravvento, danneggiando l’immagine di se stessi. È a partire da queste dinamiche che possono emergere i disturbi alimentari, quando la pressione sociale che spinge l’individuo attorno a questo modello, che nel caso delle ragazze esalta per esempio una corporatura magra e sottile, diventa tale da divenire un’ossessione, tanto da modificare il rapporto con il cibo in maniera non sana. Mantenere la linea diventa un chiodo fisso, al punto da trasformarsi in vero e proprio tormento, che può condurre ad adottare diete ferree e a fortissimi sensi di colpa e di inadeguatezza quando si sgarra e si prende crisi e rto, i ssione peso, con conseguenze che a vari gradi si rivelano devastanti sia a livello fisico sia psicologico.

Il ruolo dei social network

Svariati studi negli ultimi anni si sono concentrati su questa correlazione tra DCA e social media, attestando scientificamente come le due cose vadano molto spesso di pari passo. quello dei disturbi alimentari soltanto una delle problematiche di questo tipo che portano a riflettere sul mondo social, sull’uso che ormai quotidianamente ne facciamo e sul funzionamento e i meccanismi di questa nuova modalità di comunicazione radicatasi prepotentemente nella nostra società.

Abbiamo chiesto a Monica, 20enne riminese, la sua opinione sul tema.

Che i social network siano diventati pian piano una vetrina in cui mettere in mostra la parte migliore di sé lo sostengo da parecchio tempo. – racconta – Basta pensare a quanto tempo passiamo selezionare quali foto postare, quale immagine scegliere per il nostro profilo, con l’accortezza di pubblicare un contenuto che ci rappresenti come interessanti, sempre al meglio. Il che è anche normale, d’altronde sono le cose belle quelle che preferiamo condividere di più e con più persone; tuttavia, questa tendenza a volersi presentare continuamente nella maniera migliore possibile si è sviluppata di pari passo con il sotterramento dei propri difetti, delle proprie imperfezioni, esponiamo agli altri la parte più bella di noi dimenticando l’importanza delle nostre debolezze e del fatto che anch’esse ci caratterizzano rendendoci davvero noi stessi. Il focus si è spostato dall’essenza all’apparenza. E questo è anche un problema più ampio, della società, sentiamo tutti un po’ la pressione di mantenere delle aspettative e soprattutto di mostrarci sempre al meglio e di non esternare le nostre vulnerabilità. Nei social semplicemente questa tendenza è arrivata all’estremo, creando un modello di riferimento vacuo”.

E per quanto riguarda il legame con i disturbi dell’alimentazione? “ Sono estremamente legati a quelli che negli anni si sono affermati come canoni di bellezza, soprattutto femminile: l’idea della ‘donna barbie’ originatasi nel pieno della società consumistica è uno stereotipo che i movimenti femministi hanno combattuto e ancora combattono, ma che oggi forse negli standard dei social sta tornando in auge seppur in forma differente.

– prosegue la giovane riminese – Da qui il desiderio di essere sempre più magre, ad esempio, che a livello fisico è considerato quasi un valore e si tramuta in maggiore desiderabilità, veicolando all’infinito un messaggio che racconta come per apparire belle sia necessario essere il più esili possibile. Ed è sotto gli occhi di tutti quanto sia qualcosa di distruttivo nel momento in cui sfocia in vere e proprie situazioni di paranoia o peggio in patologie. Ma d’altronde, così com’erano logiche commerciali a tenere in vita lo stereotipo che un tempo si promuoveva soprattutto tramite le pubblicità, così anche oggi ci sono dietro interessi economici significativi: guarda caso la figura dell’influencer, che diventa punto di riferimento e modello cui aspirare, è sostenuta da una articolata architettura di partnership commerciali che implicano ingenti introiti”.

Andrea Pasini