In Alaska è acclamato ancora oggi come un padre della patria mentre tra i gesuiti (il suo ordine religioso) e nella sua stessa Diocesi non è così conosciuto come meriterebbe. Padre Pasquale Tosi è stato animato per tutta la vita da un incredibile zelo missionario e da una fervida sete di scienza e conoscenza. In Alaska ha trascorso oltre trent’anni in missione ed è stato seppellito (dopo la morte avvenuta il 14 gennaio 1898) nella nuda terra a fianco di Joe Juneau, il cercatore d’oro francese che ha dato il nome alla città. “Uno accanto all’altro due cercatori: – ha scritto mons. Pietro Sambi – di anime e della gloria di Dio il primo, di materiali preziosi il secondo”.
Nel nome di questo incredibile figlio – capace di trascorrere vent’anni tra le tribù indiane dei Piedi Neri, dei quali impara le lingue e ne compila i primi dizionari, pubblicati dal Governo federale degli Stati Uniti – San Vito prosegue un gemellaggio con le terre dell’Alaska.
Una delegazione della Diocesi di Juneau, Alaska (USA), capitanata dallo stesso Vescovo, mons. Edward J. Burns, sarà in pellegrinaggio tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, a San Vito di Rimini, per visitare i luoghi della formazione umana e spirituale di padre Pasquale Tosi. “L’ispirazione di questo pellegrinaggio – ammette il Vicario della Diocesi statunitense di Jeneau, padre Patrick J. Travers – deriva dagli ottimi libri ed altre informazioni sulla vita e sul ministero di padre Tosi che don Giuseppe Celli, il parroco di San Vito, ha cosi gentilmente spedito a monsignor Burns. Senza questi volumi, non mai avremmo saputo dell’importanza di padre Tosi per la gente di San Vito e Santarcangelo e il risultante legame tra Voi ed i fedeli della nostra Diocesi, ove è collocata la sua tomba”.
La delegazione sbarcherà a San Vito il 1º novembre, di ritorno da Roma e Loreto, dove si celebrerà una Messa. Alloggerà all’Hotel International, a Rimini. Lo stesso giorno, il Vescovo mons. Edward J. Burns e gli statunitensi saranno ricevuti dal Vescovo di Rimini. Il giorno seguente, alle 10, prenderanno parte alla Messa nella parrocchia di San Vito, seguita dal pranzo con la comunità parrocchiale. Nel pomeriggio è prevista la visita alla tomba di mons. Piero Sambi a Sogliano, il nunzio apostolico grande estimatore di padre Tosi, di cui ha scritto molto e si è adoperato per il recupero della tomba. Si deve allo stesso mons. Sambi, inoltre, l’insediamento del Vescovo Burns a Juneau nel 2009. Inoltre visita a Santarcangelo alla Collegiata e in comune dove sono esposte le lapidi commemorative dell’intrepido missionario, fondatore tra l’altro, della prima scuola cattolica dell’Alaska.
Per fare memoria di padre Tosi, il pellegrinaggio prevede anche un passaggio dove il missionario è nato, ora Albergo Verde Mare, dove è esposta una lapide commemorativa. Prima di ripartire il 3 novembre per Ravenna, è prevista anche la visita alle reliquie di Santa Teresa (patrona della loro diocesi) a Santa Giustina.
Per rinsaldare il legame tra San Vito e la diocesi di Juneau, la comunità parrocchiale ha previsto alcuni gesti e doni per i fratelli americani. “Doneremo loro una tela con l’immagine di padre Tosi e le ampolline dell’acqua e del vino, in memoria della difficoltà di conservazione del vino che padre Tosi ha dovuto sopportare in Alaska, – spiega Piero Ricci, uno degli organizzatori del gemellaggio – specie di notte quando teneva il vino per la Messa vicino al corpo e non di rado la bottiglia si rompeva e il missionario si svegliava al mattino tutto bagnato”. La comunità farà dono agli amici dell’Alaska anche di una tela riproducente la chiesa di San Vito e di un pieghevole con storia di San Vito e padre Tosi, anche in lingua inglese.
“Tutti questi segni e il programma che ci aspetta saranno fonte di gioia per tutti noi, ne sono sicuro” dice padre Patrick J. Travers. La comunità di Jeneau porterà a San Vito, in dono, un pugno di polvere prelevata dalla tomba di padre Tosi. Una targa a ricordo del pellegrinaggio del vescovo di Juneau e della delegazione dell’Alaska, sarà esposta sotto il porticato della chiesa di San Vito.
Paolo Guiducci