Il Re (arabo) non arriva. E il buon Tom Hanks si ritrova in una situazione quasi “kafkiana”. Succede in Aspettando il Re, diretto da Tom Tykwer e tratto dal romanzo di Dave Eggers Ologramma per il Re (curiosamente quest’anno è uscito anche un altro film tratto da un suo libro, The Circle, e anche questo aveva Tom Hanks nel cast): l’attore due volte Premio Oscar veste i panni di un imprenditore americano in cerca di affari in Arabia Saudita, pronto a presentarsi al sovrano con il fior fiore della tecnologia. sempre che il regnante si degni di presentarsi all’appuntamento. In perenne stand-by, assistito da un autista (Alexander Black) amante della musica occidentale (band tipo Chicago o ELO), con alle spalle un matrimonio frantumato, il problema di dover sostenere le spese scolastiche della figlia, un bozzo sulla schiena, il caldo opprimente, questa sorta di “naufrago nel deserto” trova qualche appiglio e nuove prospettive di vita nel rapporto con la dottoressa (Sarita Choudhury) che lo assiste per il suo problema alla schiena.
Commedia sottile un po’ dolce e un po’ amara, scorre via con una certa piacevolezza; siamo nell’ordine di un cinema senza troppa inventiva (l’inizio folgorante a suon di Talking Heads fa ben sperare, ma gli entusiasmi si raffreddano presto, per via di una confezione di una certa cura, ma senza tanta voglia di sorprendere), pur costruito su misura per Tom Hanks che ben riveste il ruolo dello smarrito di turno in una terra straniera dove è complicato procurarsi una birra ghiacciata o comprendere i meccanismi di un sistema differente.
Curiosità: come ologramma spunta fuori Ben Whishaw, ovvero l’attore che ha interpretato il personaggio di “Q” negli ultimi 007.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani