Da 100 anni Popolare sul territorio

    1910. Rimini non ha ancora scoperto il turismo, Riccione è ancora una frazione dei cugini, si sviluppano molte casse rurali e l’Italia festeggia la seconda edizine della corsa rosa. Il 13 agosto, cinque sacerdoti e alcuni cittadini fondano a Morciano la Banca Cooperativa Morcianese: primo presidente è il parroco del paese, don Giovanni Ceccarelli. Per quattro decenni la Banca avrà un solo sportello, quello di Morciano appunto, poi inizia lo sviluppo.
    100 anni, un secolo. Tanto è trascorso da quando don Ceccarelli e i primi soci (agricoltori e piccoli imprenditori della zona) decisero di intraprendere l’avventura cooperativa. Da quell’unico sportello, oggi la Morcianese con il nome di Valconca, vanta una base sociale di 4.254 soci, conta 30 sportelli distribuiti tra Valconca, Rimini, la provincia di Fano, quella di Pesaro-Urbino, Forlì-Cesena.
    Dietro agli sportelli, al servizio dei clienti la BPV può schierare un esercito dal volto giovane: 175 dipendenti (di cui 170 soci della banca), età media 39 anni. Le donne rappresentano il 40% della squadra e vantano una media età ancora più bassa, 32 anni.
    Voto capitario, clausola di gradimento, limite azionario (mai più dello 0,50%) e numero minimo di soci (200) rappresentano ancora oggi la grande cornice in cui si situa la strategia dell’istituto bancario. Secondo due direttive, come spiega il direttore generale, dott. Luigi Sartoni: localismo e investimento in loco.
    “La BPV è una banca fortemente radicata sul territorio. I soci debbono essere anche residenti, lo prevede lo statuto. Anche recentemente sono arrivate richieste da Milano e altre zone d’Italia per acquistare azioni dell’Istituto, ma – statuto alla mano – la BVP ha declinato l’offerta.
    La banca raccoglie denaro sul territorio e qui investe e fa ricadere gli utili, con l’obiettivo di dar vita ad un piccolo circuito virtuoso. La realtà di BVP è quella di una piccola banca locale, attiva nei piccoli centri. Lo stesso personale spesso è residente nella zona. Il controllo sociale è un fatto positivo.
    Un istituto di credito offre servizi, ma il rapporto con le persone è sempre decisivo. Per questo, a di là dei numeri, è importante verificare l’affidabilità di una persona, di un dipendente così come dell’imprenditore e dell’azienda che bussa alla porta della BPV, la sua storia, il suo percorso.”
    Una piccola banca, i cui risultati però la fanno grande. Il rendimento per azione, ad esempio, è in pratica identico a quello della Cassa di Risparmio di Rimini…
    “Sulla scorta di quanto sosteneva Luigi Luzzatti, fondatore delle Popolari in Italia e presidente del Consiglio dei Ministri, preferiamo dare poco a molti, piuttosto che molto a pochi. Frazionare è un obiettivo e un impegno, evitando investimenti puramente speculativi.
    Non si tratta solo di belle parole. Un esempio lampante è la bolla dei derivati, che ha investito molti istituti di credito. La BPV non è stata minimamente toccata dallo tsunami dei derivati e sa qual è la ragione? Non vendiamo titoli altamente speculativi, è scritto a chiare lettere nello statuto. Vogliamo essere una banca trasparente.
    Certo, una banca deve fare utili, ma con trasparenza. Per questo evitiamo le gestioni patrimoniali, che privilegiano la banca più che il cliente. Non operiamo mai su valuta e gli investimenti sono oculati.”
    I dati 2009 sembrano premiare queste scelte.
    “La banca è in forte crescita, anche in tempi di crisi come gli attuali. Anche le ultime filiali aperte (Villa Verucchio, Lucrezia di Fano) hanno fatto subito registrare segnali importanti.
    La raccolta diretta nel 2009 è stata di 820 milioni, i finanziamenti pari a 886,3 milioni: anche questo dato è importante. Il patrimonio ammonta a 115,91 milioni.”
    La BPV non ha operato ingegneria finanziaria. Ma in quale maniera aiutate aziende e famiglie in tempo di crisi?
    “La crisi non è solo finanziaria ma anche economica, ed è più grave di quel che si immaginava, nonostante Rimini e la sua provincia siano in un certo senso un’isola felice. Questo grazie al turismo: nonostante la flessione, è ancora un comparto che funziona.
    In tempi di recessione, la BPV ha continuato a finanziare aziende e privati, per un aumento del 5,50%. Il dato è più contenuto rispetto alle stagioni passate, non è più a due cifre insomma, ma è spiegabile con il fatto che sono calati i volumi. Il finanziamento del mutuo casa, però, in controtendenza, è in aumento rispetto all’anno precedente.”
    Non avete previsto alcuna precauzione?
    “Siamo più prudenti in relazione alle nuove iniziative immobiliari, anche per non favorire la speculazione. In caso di transazioni normali, come ristrutturazioni di aziende o di alberghi, invece, la BPV agisce senza riserve.”
    Con quale sostegno all’economia reale?
    “L’istituto ha previsto moratorie fino a 12 mesi sui mutui, oppure l’allungamento del mutuo in modo da abbassare le rate. Gestiamo due o tre pratiche del genere a settimana.
    Per le imprese in difficoltà, siamo disposti a dilazionare i debiti in 36/50 mesi, spostando i pagamenti a breve o a medio termine.
    Però notiamo che le maggiori difficoltà relative a mutui e pagamenti le riscontriamo dov’è c’è una famiglia in crisi. Le motivazioni dunque spesso non nascono di natura economica ma antropologica e sociale.”
    Anche sul fronte culturale la BPV ha aumentato i suoi interventi, da restauri di opere d’arte al libro strenna annuale. Come scegliete tali interventi?
    “L’istituto prevede di investire il 5% degli utili ogni anno per iniziative benefiche e culturali. In pratica, nel 2009 la BPV ha finanziato 158mila euro provenienti dagli utili, cioè tassati, ed altrettanti in regime di detrazione fiscale, a favore di associazioni onlus, restauri d’arte con l’approvazione della Sovrintendenza ecc. Non vanno dimenticati i volumi finanziati dalla banca e soprattutto la collana editoriale avviata quasi venti anni fa, e che ha come scopo la valorizzazione del territorio. Sotto la direzione del professor Pier Giorgio Pasini, la collana è giunta al diciottesimo volume, affrontando nel corso degli anni i temi più diversi (dai personaggi locali come Giustiniano Villa o l’incisore Francesco Rosaspina ad artisti come Emilio Filippini e Atanasio da Coriano) con un comune denominatore: il territorio. I volumi, stampati in 5.000 copie, sono distribuiti a Biblioteche e scuole del Circondario oltre che a clienti e amici.”
    Da alcuni anni la BPV sta acquisendo anche opere d’arte. Con quale criterio operate?
    “La logica degli acquisti è sempre la stessa: privilegiare artisti collegati con il territorio che il nostro istituto presidia da ormai 100 anni. La banca ha acquistato per esempio una scultura di Arnaldo Pomodoro e diversi dipinti di pittori locali moderni, fra i quali Tommaso Molari, Guerrino Bardeggia, Maurizio Minarini. L’istituto ha avviato anche acquisizioni di alcuni dipinti del seicento e settecento: si tratta di tre nature morte, due del Levoli ed una di Sebastiano Ceccarini oltre a Santa Cecilia di Giovan Francesco Nagli detto «il Centino». Queste ed altre opere d’arte costituiscono il primo nucleo di quello che fra qualche anno sarà la Collezione d’arte della Banca Popolare Valconca.”
    Un altro fronte d’intervento è il restauro.
    “Gli ultimi restauri riguardano il dipinto di San Girolamo (sec XVII) a Misano Adriatico, il dipinto del Beato Pietro da Pisa (1695), entrambi custoditi presso la chiesa di San Girolamo, la statua in alabastro di Santa Lucia (sec. XVII) della Collegiata di Savignano, e il dipinto raffigurante il battesimo di Gesù (sec. XVII), esposta alla chiesa di San Pietro di San Giovanni in Marignano.
    I fondi utilizzati per questi restauri come per la collana editoriale, l’acquisizione dei dipinti e la realizzazione di mostre ma anche per finanziare opere pubbliche o private meritorie o sostenere attività sociali o feste, sono prelevati dagli utili.”
    Un secolo di attività è un traguardo importante. Come pensate di celebrarlo?
    “Con una serie di iniziative pubbliche che prenderanno il via nel prossimo dicembre. Inoltre, abbiamo incaricato lo storico savignanese Mosconi di scrivere un libro sui primi cento anni di vita dell’Istituto.”

    Paolo Guiducci