Come un libro di storie. È in questa veste che si presenta Questa è la mia gente. Cristiani sulla linea Gotica. Storie di preti e delle loro comunità, attraversate dal ciclone della guerra, storie di paure, pianti e speranze.
Il libro edito da il Ponte nel 2006, venne presto esaurito, ma è stato ristampato ed è già disponibile per una lettura che catapulta indietro, verso il passato. Giovanni Tonelli, direttore del settimanale diocesano, introduce i lettori al testo, facendo da raccordo tra chi ha percepito e “vissuto” la storia e chi si appresta a leggerla rivivendone o apprendendone per la prima volta i tratti, gli umori e le vicende.
“Mi sono commosso – scrive Tonelli – (e certo capiterà anche a voi) leggendo certe cronache e le pagine dei diari di questi sacerdoti coraggiosi che hanno scelto, in quei momenti drammatici, di stare accanto al loro popolo, alla loro gente, e si sono fatti padri e fratelli anche dei cosiddetti nemici. Quanta forza danno ai nostri passi incerti questi martiri, testimoni della speranza e dell’amore. Che rabbia l’aver incontrato alcuni di loro ormai anziani e non aver saputo prima di quale ricchezza erano portatori. Oggi, a sessant’anni dalla fine di quel tremendo conflitto, abbiamo scelto di rintracciare le loro storie e la loro testimonianza. Per non dimenticare, ma forse sarebbe meglio dire, per imparare a conoscere questo patrimonio che la comunità cristiana riminese aveva dimenticato nei cassetti della Storia”.
A fare da base al lavoro di raccolta e raccordo le informazioni e le testimonianze ospitate dalle pagine della storica pubblicazione settimanale e curate in particolare da Amedeo Montemaggi e Antonio Montanari. “Abbiamo poi continuato – si legge sempre nell’introduzione – la ricerca unendo insieme altri contributi scelti tra le centinaia apparsi sul nostro settimanale diocesano, che a soli trent’anni dalla sua nascita si dimostra già una miniera inesauribile alla quale attingere per ricostruire vicende antiche e recenti”.
Splendidi e tragici i diari dei sacerdoti ritrovati negli archivi parrocchiali, come il diario di Giovanni Morelli, parroco di Gemmano, del quale riportiamo di seguito uno stralcio (mentre il diario inedito è interamente presente nel libro) e che racconta il passaggio del fronte.
Diario di un naufragio nella tempesta
La Guerra.Oggi 31 agosto 1944, improvviso come folgore riceviamo l’ordine da parte degli ufficiali tedeschi di sfollare dal paese entro tre giorni e di dirigerci verso Gatteo. Al tenente, che in canonica – presenti l’avvocato Pilitteri e il signore Vagnetti – ci persuadeva all’evacuazione dal territorio e ci accennava al bombardamento di Saludecio, opponiamo netto rifiuto rassegnati a morire tra le macerie delle nostre case. Impossibile, del resto, il trasporto dei vecchi, dei bambini, degli infermi e delle vettovaglie per la mancanza di ogni mezzo di trasporto. Anche il bestiame con relativi carri agricoli erano stati asportati da truppe ausiliari tedesche e polacche. La popolazione è avvilita, piange, non sa quale soluzione prendere. Disorientata, nasconde e sotterra quello che può e con le lacrime agli occhi e l’amarezza nel cuore, si decide ad abbandonare le case per rifugiarsi nelle diverse grotte scavate precedentemente e sapientemente nel tufo e nel sabbione fuori dall’abitato. Consiglio a portarsi dietro recipienti per l’acqua, cibi in scatola e paste atte alla conservazione.
1 settembre 1944. Continua l’esodo della popolazione. Soldati tedeschi distribuiscono con larghezza permessi di soggiorno. C’è il coprifuoco. Anche il reparto dei paracadutisti tedeschi da due mesi fermi in paese, parte togliendo le candele dagli altari. A me che mi opponevo offrendo altre candele più piccole, si risponde: “Pastore… pazienza. Qui tutto caput… a noi bisognare piccoli lumi per il fronte” (…). Al mattino avevo celebrato all’altare del Sacro Cuore per il primo venerdì del mese ed ancora diversi fedeli erano venuti a Messa e alla Comunione.
2 settembre 1944. In pianura già si combatte. Le linee tedesche si sono assestate al di qua del Conca da Cattolica a Morciano. Gradara e Tavoleto sembrano in fiamme. Verso sera giungono fanterie trainanti carrettini con munizioni. Più tardi ufficiali chiedono sotterranei per studiare indisturbati e sicuri le carte topografiche che portavano con loro. Il paese è intrecciato da numerosi fili telefonici. Celebro alla Madonnina di Lourdes con la chiesa deserta. Assistono la fida donna di servizio e la sorella Paolina che poi va al rifugio delle Faggete dove al lunedì spero di raggiungerla”.
Don Giovanni Morelli continua giorno dopo giorno a raccontare il mondo che lo circonda, senza dimenticare mai i suoi fedeli, la messa, le persone che lo seguono e quelle che non lo seguono più.
“Queste che il volume propone – termina Tonelli – sono solo alcune perle di un tesoro che la polvere della storia rischia di nascondere definitivamente. E non si tratta di beni preziosi da porre in mostra, ma di doni da far fruttificare. Questa ricerca ci ha portato ad incontrare la Chiesa della Pace di Trarivi. Sulle rovine di quel tempio distrutto dalla pazzia degli uomini la comunità cristiana ha costruito un monumento di pace e fraternità. Ma non ci è stato consegnato solo un monito, quanto un invito a edificare la pace, a diventare noi stessi operatori di riconciliazione”.