La recente notizia della maxi operazione antimafia della Guardia di Finanza denominata “Darknet”, che ha portato alla neutralizzazione di un’associazione criminale di matrice camorristica da tempo infiltrata nel tessuto economico della bassa Romagna (soprattutto Riccione e Cattolica), ha riacceso i riflettori su un tema che spesso rimane sullo sfondo del dibattito pubblico, ma che rappresenta un problema sempre presente: le infiltrazioni di organizzazioni mafiose nel territorio di Rimini.
Un problema che rischia di acutizzarsi alla luce dei tempi che stiamo vivendo, quelli della pandemia.
La grave crisi economica conseguente alla quarantena forzata di qualche mese fa, infatti, pone il nostro territorio in una situazione di fragilità e vulnerabilità tali da diventare appetibile per i tentacoli della criminalità organizzata.
La dinamica non è nuova, ed è facile da comprendere: in vista della stagione turistica numerosi operatori, soprattutto i gestori degli alberghi della Riviera, hanno investito notevoli risorse per prepararsi ad accogliere i turisti, tra mutui e finanziamenti per manutenzioni o ristrutturazioni.
Investimenti andati poi in fumo con l’improvviso scoppio della pandemia. Risultato? Una situazione di forte esposizione economica per molte strutture del turismo romagnolo: situazione che fa gola alla mafia, interessata ad inserirsi nel territorio acquistando alberghi con offerte al ribasso e promesse di pagamenti immediati, in contanti e con impegno ad accollarsi i debiti con le banche.
Offerte che possono rappresentare una forte tentazione per chi è in gravi difficoltà o, addirittura, disperato.
Un pericolo da non dimenticare mai: l’allarme delle istituzioni
Le istituzioni del territorio sono da sempre attente e coscienti del pericolo ma ora, proprio alla luce della pandemia, occorre uno sforzo di vigilanza ancora maggiore. E gli ultimi mesi, infatti, sono stati un continuo susseguirsi di appelli da parte dei soggetti istituzionali.
Il primo allarme è stato lanciato direttamente dal Ministero dell’Interno, che attraverso il capo di gabinetto Matteo Piantedosi ha inviato a tutti i prefetti una circolare che invita ad aumentare l’attenzione sul territorio, reso ancor più fragile dal Covid.
Un appello subito raccolto dall’ormai ex prefetto di Rimini Alessandra Camporota. “La mafia sfrutterà il virus per infiltrarsi – ha dichiarato senza giri di parole, negli ultimi mesi del suo servizio. – le istituzioni sono all’erta e stanno seguendo con forte attenzione gli accessi al credito così come passaggi di proprietà sospetti”.
Tema raccolto anche dal nuovo prefetto di Rimini Giuseppe Forlenza, appena insediato. “ I fenomeni di criminalità organizzata legati al turismo e al commercio – le sue parole – vanno monitorati con attenzione. Si tratta sempre di fenomeni delicati e saranno tra le prime cose di cui mi occuperò, con estrema attenzione”.
L’ex prefetto è stato tra i primi a lanciare l’allarme, ma non l’unico. Negli ultimi mesi, infatti, forti moniti sono arrivati anche da parte del mondo della finanza.
Nello specifico, da parte dell’Unità di informazione finanziaria, il “braccio” antiriciclaggio della Banca d’Italia guidato da Claudio Clemente, che proprio riferendosi alla crisi portata dal virus ha messo in guardia sul concreto “ pericolo di truffe, di fenomeni corruttivi e di possibili manovre speculative anche a carattere internazionale, oltre ai tentativi di sviamento e appropriazione degli interventi pubblici a sostegno della liquidità”, cui si aggiunge il pericolo che “ l’indebolimento economico di famiglie e imprese possa accrescere gli episodi di usura e possa facilitare l’acquisizione diretta o indiretta delle aziende da parte delle organizzazioni criminali”.
Il ruolo fondamentale della società civile In una situazione di vera emergenza, però, come quella attuale, le istituzioni possono non bastare. Per dare una risposta concreta ed efficace a questi appelli, infatti, diventa imprescindibile la “vigilanza dal basso”, l’attenzione della comunità e della società civile per erigere una barriera quanto più resistente possibile contro le infiltrazioni mafiose.
Un importante segnale in questo senso arriva dall’associazione Libera.
Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, realtà da anni impegnata in tutta Italia in un’intensa attività di sensibilizzazione sulla cultura della legalità e contro le organizzazioni mafiose.
“Gli indizi che la riviera romagnola fosse una zona attrattiva per la criminalità organizzata erano evidenti ormai da tempo. – le parole del coordinamento provinciale di Rimini dell’associazione – I recenti risultati dell’operazione della Guardia di Finanza non ci hanno stupito, ma rappresentano una chiamata alla responsabilità per l’intera comunità locale, dalle istituzioni alla cittadinanza”. “ Come rappresentanti della società civile – aggiunge Mercedes Nicoletti, referente provinciale di Libera – chiediamo un rafforzamento del dialogo con le istituzioni e chiediamo di aprire nuovi tavoli di confronto: occorre conoscere e ottenere i dati provenienti dai protocolli sull’edilizia e sugli appalti, portare a compimento il protocollo sui beni confiscati ed è necessario avviare un ampio processo partecipativo, perché ne nasca una comunità forte di fronte alle minacce e alle convenienze della criminalità organizzata”.