Giovanni Bianchi (1693–1775), medico riminese noto con lo pseudonimo di Iano Planco scrisse copiose lettere a personaggi dell’epoca su vari argomenti: la medicina, le lettere antiche, le materie letterarie e librarie, l’antiquaria, le collezioni di reperti naturali, la botanica ed altri ancora. Nelle lettere si leggono lunghe dissertazioni, spesso sono diatribe sull’antichità o sulla medicina, non ultime le numerose polemiche suscitate dalla grande considerazione che aveva di sé e da una spiccata tendenza a primeggiare. Scrissero di lui: “Nella Medicina, nella Filosofia e negli studi antiquari realizzò i suoi principali interessi culturali. Godette di fama europea. “Di vivido ingegno e di vasta cultura ma di carattere invidioso turbolento altezzoso, contenzioso, vanaglorioso”, (A. Simili in Carteggio inedito di illustri bolognesi con G. B. riminese, Azzoguidi, Bologna 1964, p. 67, nota 103). Talune lettere di Bianchi hanno un sigillo di ceralacca con uno stemma ovale composto da alcuni simboli. Dalla ridotta dimensione e dalla forma ovale si desume che fosse un sigillo ad anello più che un timbro, vi sigillò alcune lettere da lui scritte e firmate, contiene simboli riconducibili all’araldica nobiliare e all’araldica ecclesiastica.
I simboli del sigillo
1. Rami di palma: laterali allo scudo, simbolo del martirio usato dalle Congregazioni oratoriane.
2. Tre stelle a sei punte: Congregazione dell’Oratorio fondato da San Filippo Neri simbolo di fede, fedeltà, ideale, fortuna. Il numero tre considerato il numero perfetto e sacro per la formazione delle triadi divine.
3. Giglio: Oratoriani di San Filippo Neri fiorentino (Castelfranco di Sopra), giglio fiorentino (simbolo guelfo in Romagna).
4. Corona di alloro: Simbolo della laurea di Bianchi, benda aurea sopra lo scudo del diploma di laurea, corona regale nel ritratto.
5. Banda centrale: fascia araldica posta a metà dello scudo.
6. Scudo: nel sigillo è a forma di cuore.
Guardando meglio…
Le tre stelle a sei punte provengono dalle stelle a otto punte con giglio del diploma di laurea dell’Ateneo bolognese e anche la fascia orizzontale al centro dell’arma e il giglio in basso nello scudo. Per l’Enciclopedia Araldico-Cavalleresca di Goffredo Crollalanza (pag. 561): “Le stelle sono tra le figure più diffuse dell’araldica; ed è naturale che […] sia stata adottata da tante famiglie. In Lombardia e Toscana erano un tempo contrassegno dei Guelfi (Beatiano, L’araldo Veneto); mentre in Romagna tre stelle in capo dimostravano che il possessore dell’arma era Ghibellino (Bombaci, L’araldo 54)”. Il Dizionario araldico di Luigi Guelfi Camajani interpreta le stelle come “guida sicura”, in senso spirituale. Anche quì contrassegno guelfo in Toscana, ghibellino in Romagna. “La stella, per la tradizione domenicana, è simbolo di predestinazione e segno personale di San Domenico, poiché si narra che, nel giorno del battesimo, la madrina vide risplendere una fulgida stella sulla fronte del Santo. Il giglio è invece simbolo di integrità e moralità, mentre la palma rappresenta, come ideale, il martirio”. (Araldica Ecclesiastica, Giorgio Aldrighetti. (http://www.iagi.info/ARALDICA/ECCLESIASTICA/congregazioni/congregazioni01.html).
In assenza del blasone Bianchi usò i simboli del diploma di laurea e per la professione medica fu ascritto alla “nobiltà di toga” cittadina da Giuseppe Garampi. “Bianchi come Medico primario e Nobile riminese” in Memorie ecclesiastiche appartenenti all’istoria e al culto della Beata Chiara, 1755, p. 501.
Lo stemma di Papa Clemente XIV (1705-1774) e il sigillo di Bianchi, hanno similitudini che spiegano i simboli del sigillo e aprono all’ipotesi che Bianchi fosse molto considerato e temuto per le potenti conoscenze nel clero romano.
Si annovera tra le amicizie potenti quella con Lorenzo Ganganelli, Consultore del San Uffizio, posto importante a Roma per lui scelto dal Cardinale Lambertini. “Si sà comunemente, che la Congregazione del San Uffizio, composta di dodici Cardinali, di varj Prelati, e di alcuni Teologi Religiosi, che prendono il titolo di Consultori, giudica delle materie d’Inquisizione, e di eresia, benchè l’Inquisizione in Roma sia da lungo tempo un Tribunale quasi senza vigore”, (Vita di Lorenzo Ganganelli presso Natali, Roma 1847, pag. 51). Plausibile che a proteggere Bianchi dalla condanna all’Indice emessa il 4 luglio 1752 per la sua dissertazione sull’arte comica, a farla risultare senza alcun effetto fosse stato lo stesso Ganganelli, divenuto Cardinale nel 1759. Un sodalizio con Ganganelli, iniziato da allievo di Bianchi, che durò tutta la vita. La professione medica del padre di Lorenzo e di speziale del padre di Bianchi fu un probabile punto comune. Conoscenza che portò al consulto di Bianchi in tarda età, in occasione della malattia che colpì il Papa Clemente XIV nel 1774.
Ancora segni
Similitudini del sigillo con lo stemma che richiamano simboli religiosi, “resurrezione di Cristo” e devozione mariana sono della simbologia ecclesiastica, ed escludono, quindi, l’ipotesi criptica o esoterica che non avrebbe fondamento. Lo scudo centrale a forma di cuore con ai lati le palme è il simbolo della devozione alla Vergine Maria, il culto venerato da Ganganelli con approfondito interesse e impegno a far sì che il suo mistero fosse riconosciuto dalla Chiesa come dogma. Sigillo e stemma hanno in comune, le tre stelle a sei punte, la banda centrale, i rami di palma laterali, lo scudo a forma di cuore. Simboli che manifestano partigianeria, fede e devozione. Sono simili nella corona, la tiara papale o triregno, simbolo di sovranità che sormonta lo stemma papale, così la corona d’alloro sormonta il sigillo di Bianchi. Allo stemma di Clemente XIV sono aggiunte le braccia conserte sormontate dalla croce, simbolo francescano e i tre monti. Entrambi uniti in un sodalizio di fratellanza, protezione solidale e comunanza di intenti, conservatori in declino con idee radicate nel passato, testimoniate dalle storie personali e anche nei fatti di cui furono protagonisti. Entrambi ignari, come del resto tutta la nobiltà e la “nobiltà di toga” a questa legata, degli eventi di fine secolo culminati nei cambiamenti politici con la borghesia che divenne classe dominante.
Loreto Giovannone