Sono i punti salienti della parte dedicata all’analisi dello scenario politico nazionale della prolusione del card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che ha aperto il 23 maggio in Vaticano la 63ma Assemblea generale dei vescovi italiani.
“La politica che ha oggi visibilità – ha ammonito – è, non raramente, inguardabile, ridotta a litigio perenne, come una recita scontata e noiosa”. È il “dramma del vaniloquio”, dentro “alla spirale dell’invettiva che non prevede assunzioni di responsabilità”. In questo scenario, “gli appelli a concentrarsi sulla dimensione della concretezza, del fare quotidiano, della progettualità, sembrano cadere nel vuoto”. A rappresentare la situazione, “c’è una stampa che appare da una parte troppo fusa con la politica, tesa per lo più ad eccitare le rispettive tifoserie, e dall’altra troppo antagonista, eccitante al disfattismo, mentre dovrebbe essere fondamentalmente altro: cioè informazione non scevra da cultura, resoconto scrupoloso, vigilanza critica, non estranea ad acribia ed equilibrio”. “Dalla crisi in cui si trova”, l’analisi della Cei, “il Paese non si salva con le esibizioni di corto respiro, né con le slabbrature dei ruoli o delle funzioni, né col paternalismo, ma solo con un soprassalto diffuso di responsabilità”.
L’«opzione di fondo» della Chiesa italiana resta quella di preparare “una nuova generazione di politici cattolici”; la Chiesa, da parte sua, “si sta impegnando a formare aree giovanili non estranee alla dimensione ideale ed etica, per essere presenza morale non condizionabile”.
L’obiettivo dunque non è rincorrere un dibattito che sembra strutturalmente assumere i toni della rissa, ma mettersi nell’ottica dell’investimento educativo e delle generazioni nuove. Qui forse, anche alla luce dei dati sulla disoccupazione giovanile che sono drammatici, è il vero nodo della questione. Stiamo invecchiando male, verrebbe da dire guardando diversi indicatori. Ed allora bisogna invertire la tendenza.