È una malattia soprattutto scomoda, perché ogni giorno ricorda a chi ne è affetto la sua presenza. Per molti, purtroppo, è ancora mortale. C’è da dire che la fibrosi cistica, un’anomalia genetica che mette a dura prova due apparati fondamentali come quello respiratorio e quello digestivo, varia nei sintomi da persona a persona. C’è chi ogni giorno sperimenta la via crucis dei drenaggi di muco in eccesso e della respirazione con bombole di ossigeno, e c’è chi può ricorrere a meno terapie o chi addirittura rinasce dopo il trapianto di polmoni. Tra questi c’è Andrea Cicchetti, 40 anni, giornalista, coordinatore del Moto GP “San Marino-Riviera di Rimini” e referente del Barcellona calcio in Italia. Il suo caso ora è studiato sui libri di medicina del Nord America. Ma non è stata affatto una passeggiata, e si è voluto raccontare a ilPonte per dire a tutti: non vergognatevi delle vostre malattie!
La malattia. “Quando mi diagnosticarono la fibrosi cistica, da piccolo, mi dissero che non sarei vissuto neppure un anno. All’epoca si moriva da bambini, e invece sono stato molto fortunato. Nel mio caso non ho avuto grossi problemi di respirazione. Ho praticato attività sportiva a livello agonistico fino ai 20 anni. Iniziai con la pallamano (all’epoca andava molto di moda, ndr)<+cors>, poi la pallavolo, lo sci e infine, finalmente, il calcio, con una breve parentesi nel Rimini. Lo sport è stata la mia salvezza e ne ho fatto una professione, oltre che uno stile di vita”.
La passione ha, però, dovuto fare i conti con una malattia che si è aggravata all’improvviso.
“Verso i 30 anni ho avuto un calo pazzesco della capacità respiratoria. I miei polmoni non lavoravano più bene e sono dovuto ricorrere alle bombole di ossigeno”.
Se le portava in giro ovunque, a partire dal circuito di Misano.
“Gli antibiotici per via orale non erano più efficaci e dovevo ricorrere a somministrazioni tramite flebo”.
Andrea ha portato a casa due Gran Premi con quel bagaglio a mano sempre appresso.
“Per fortuna c’era chi non me lo faceva pesare e mi faceva sentire normale, anche prendendomi in giro”.
Tra questi ricorda Guido Meda, voce storica della MotoGp passato quest’anno a Sky, Matteo Marzotto e gli stessi Marco Simoncelli e Valentino Rossi.
“Il mondo dei piloti mi è stato molto vicino. I malati di fibrosi cistica, come quelli di altre patologie croniche, hanno bisogno di sentirsi trattare come persone qualunque, senza discriminazioni né pietismi”.
Il trapianto. Il giorno di Ognissanti del 2008 fu raggiunto da una telefonata dell’ospedale. “Ci sono dei polmoni compatibili”, gli dissero. “Ironia del destino, mi operarono il giorno dei Morti. L’intervento andò bene, la mia fortuna era aver fatto sempre attività sportiva ed essere quindi arrivato in ottime condizioni fisiche in sala operatoria. Non ho mai smesso di lavorare fino al giorno prima”. Ricorda che al risveglio tutti parlavano della prima elezione di Obama. Poi il ritorno a casa, “nuovo di pacca”, e qualche mese dopo i festeggiamenti in Sardegna facendo snorkeling.
“Non solo mi ero liberato dalle bombole, ma potevo andare sott’acqua come tutti gli altri!”.
Il peggio, però, doveva ancora venire. Gli immunodepressori utilizzati per combattere il rischio di rigetto abbassano notevolmente le difese immunitarie. Fu così che lo raggiunse il pericoloso batterio dell’aspergillosi che lo inchiodò in ospedale per due anni a combattere tra la vita e la morte.
“Mi ha colpito a più riprese cervello, cuore e reni. È stato il periodo più duro della mia vita. Soprattutto mi domandavo: perché devo patire tutto questo subito dopo essere rinato?”.
I medici di Padova sono riusciti con pazienza a debellare l’infezione.
“La mia sopravvivenza è stata miracolosa. Hanno saputo trovare la giusta miscela di farmaci, rappresentavo un caso unico, e ora sono diventato oggetto di studi. Di recente si è parlato di me persino ad un’importante conferenza medica di Seattle, in America”.
La seconda rinascita. “A 40 anni sono forse il più anziano con fibrosi cistica della Romagna e posso dire di fare una vita come tutti gli altri. Ingerisco 15 pillole al giorno senza manco accorgermene e mi fa sorridere chi si lamenta delle due che è costretto a prendere quotidinamente. Ci si dimentica sempre di quanto si è fortunati ad essere in salute e, non è mai scontato dirlo, bisogna saper godere di quello che si ha”.
Prossimo obiettivo, la maratona di New York, sollecitato anche da Linus di Radio Deejay, che ne è amante. Intanto Cicchetti ha appena corso la 10 chilometri della Rimini Marathon.
Chi non ce l’ha fatta. Purtroppo non tutti sono stati fortunati come Andrea.
“Di quelli che sono morti per la malattia ne ho conosciuti tanti, e ogni volta è stato un colpo. Vederli combattere con te e poi, nella maggior parte dei casi, non farcela, ti fa sentire nel contempo fortunato e scoraggiato”. Tra tutti ricorda Katia Zattoni, avvocato e assessore del Comune di Forlì che fu per Andrea un esempio di forza inossidabile, e una ragazza che, invece, prese lui come “tutor”, deceduta a soli 22 anni.
“Bisogna essere fieri di lottare contro la malattia e non vergognarsi di dire al mondo quello che si ha”. Il suo obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema delle malattie degenerative, soprattutto quelle che colpiscono i più giovani.
“La cosa che mi fa più male è vederne i bambini affetti. Ripenso a quello che potevo fare io da bambino e che loro non possono fare”.
Mirco Paganelli