New York. Una delle città simbolo dell’America. È qui che ci porta il viaggio intorno al mondo alla ricerca di notizie curiose che possano interessare il nostro territorio. “Chiunque voglia seriamente costruire una professione nel mondo della cucina deve dimostrare pazienza, determinazione e, soprattutto, perseveranza. Alcune persone sono l’esempio perfetto, e uno di esse è Michele Casadei Massari. È uno chef italiano che ha iniziato in una cucina a legna quando era solo un ragazzino. La sua determinazione, insieme al sostegno dei suoi cari, lo ha aiutato a diventare executive chef e proprietario di cinque ristoranti a New York”.
Inizia con queste parole il lungo articolo che l’American Daily Post (https://www.americadailypost.com /from-grandpas-wood-burningkitchen- to-an-executive-chef-innew- york-journey-of-michelecasadei- massari/) dedica allo chef.
“Nato il 17 luglio 1975, Michele è cresciuto in Romagna, a Riccione, in Italia, con genitori affettuosi e un nonno, Gigi, che ha avuto un ruolo fondamentale nella sua vita. È stato lui che ha aiutato il ragazzo a scoprire la passione per la cucina e che ha ispirato Michele a sognare di diventare uno dei migliori chef del mondo, con una reputazione di rilievo non solo nel mondo culinario italiano, ma anche in quello americano”.
Bellissime parole, ma è solo l’inizio.
Il giornale così racconta il rapporto tra il nostro chef e il nonno.
“La storia del giovane Michele inizia a 6 anni. Gigi era un viaggiatore e uno chef appassionato, innamorato del mondo della cucina. Osservare il nonno, in una cucina a legna, lo ha sempre stupito e gli ha fatto sentire un profondo legame con questo mondo. Gigi convinse i genitori di Michele a lasciare che il ragazzo si cimentasse in cucina sotto la sua supervisione. Il ragazzo impara in fretta e all’età di 9 anni è in grado di cucinare e di presentare un piatto alla madre, da solo. È così che Michele ha trovato la strada verso la sua vera passione: la cucina”.
L’American Daily Post racconta anche un piccolo retroscena.
“Michele, all’inizio, si era iscritto alla facoltà di Farmacia perché amava studiare. Tuttavia, dopo poco tempo, cominciò a capire che non era quello che voleva fare. Così si iscrisse a Medicina.
Durante il periodo di studi lavorava in un villaggio turistico, in Sardegna.
Questo gli permise di mantenere viva la sua passione per la cucina, e lo portò a maturare la decisione di entrare definitivamente in quel mondo”.
Poi, l’America.
“Gli anni passano e Michele tenta la carta americana lavorando a un chiosco di caffè. Ma l’idea viene bocciata e questo significa solo una cosa: niente visto. Nel 2009, però, ecco che, con l’amico Alberto, riesce nell’impresa e allestisce a Union Square, a Manhattan, il suo chiosco in cui vengono serviti caffè, cappuccino, cioccolata calda, mini-dessert e biscotti.
Il primo aprile 2009 nasce ufficialmente il «Piccolo Café Restaurant». La risposta è travolgente, il ristorante è molto apprezzato, tanto che da lì a un anno, ne vengono aperti altri quattro.
Tuttavia, Michele non ha fermato i suoi sforzi per costruirsi una reputazione nel mondo culinario. Il suo passo successivo è stato quello di introdurre l’autentica cucina italiana nel panorama alimentare americano. Con questo obiettivo ha aperto le porte del suo ristorante, «Lucciola», il primo dicembre 2017. Come executive chef ha iniziato a essere conosciuto come il «Five Ingredients Chef», lo Chef dei 5 ingredienti’. Ha guadagnato popolarità perché prepara i suoi piatti con una sola regola ferrea, ovvero non usare mai più di cinque ingredienti”.
Pagina a cura di Fabio Parri