Cosa si nasconde dietro ad un neo?

    Giovanni non ci aveva mai prestato troppa attenzione. Ci conviveva da sempre. Fino a quando, complice un banale incidente di gioco, quel neo è “esploso” in tutta la sua gravità. Non era che un puntino marrone ma nascondeva dentro di sé un melanoma. Visite, accertamenti e una biopsia realizzata alla velocità della luce hanno confermato la malignità di quella piccola macchia. Ora Giovanni, cinquantenne riminese, è stato operato, sta bene ma vive con un’attesa quotidiana. Si fosse intervenuti sei mesi prima, Giovanni avrebbe evitato l’operazione e anche la cura sarebe stata più lieve. Sì, perché un tumore su tre al mondo è cutaneo. Il melanoma cutaneo o melanoma maligno, è soltanto uno dei tumori che colpiscono la pelle, ma è decisamente il più aggressivo e pericoloso. Se non viene adeguatamente e tempestivamente trattato, si rivela mortale in un’alta percentuale di casi, a differenza di altri tumori cutanei, che hanno origine da tipi di cellule diverse come le basali o le squamose. Colpisce prevalentemente gli adulti, e le popolazioni di pelle chiara, ma occasionalmente può manifestarsi anche in bambini e adolescenti.
    Ogni 12 anni l’Europa raddoppia i suoi numeri, e pur presentando un’incidenza di solo il 4% dei tumori cutanei, conta però il 79% delle morti. Niente allarmismi, però: in generale, si registra un incremento della sopravvivenza che si spiega con la diffusione delle cosidette forme sottili, inferiori ad 1 millimetro. Anche se la mortalità, data invece dalle forme spesse, resta stabile. Quanto più sottile è la lesione, tanto più precoce è la diagnosi, tanto maggiori sono le probabilità di guarigione anche con un intervento chirurgico il meno invasivo possibile. Per le lesioni iniziali, fino a 1,5 mm di spessore massimo, la sopravvivenza a 5 anni dopo l’asportazione è del 92%, mentre per lesioni più progredite, di spessore superiore a 3,5 mm, il dato scende al 32%.

    Nella Provincia di Rimini sono oltre 6.000 l’anno i pazienti che si rivolgono alle strutture ospedaliere per problemi dovuti a lesioni pigmentate della pelle.
    “Dal 2004 al 2006 abbiamo toccato punte di 30 casi per 100mila abitanti, una media altissima, in percentuale pari a quella australiana, paese nel mondo dov’è più diffuso il melanoma. – spiega il dottor Stefano Catrani, Direttore della Dermatologia di Rimini –C’è stato un abbassamento dell’incidenza nel 2007, oggi – stando ai dati provvisori del 2008 – si avverte un nuovo incremento.
    Siamo a rischio sia per condizione geografica sia per vocazione turistica: non per l’esposizione dovuta all’occupazione svolta (lavoratori edili, bagnini, agricoltori), ma al tipo di esposizione intermittente al sole. Quella del mordi e fuggi, del turista dei week-end, soprattutto se complicata da ustioni solari.
    La maggior parte della gente arriva in ospedale perché vede qualche campagna in tv o sui giornali. La donna solitamente è più sensibile, l’uomo è più propenso a sottovalutare il problema. La popolazione più a rischio per lo sviluppo di tumori della pelle è quella dai trentanni in su”.
    La Germania si è adoperata in una campagna di prevenzione rivolta a chi ha superato 35 anni, con il diritto ad uno screening completo e gratuito. E da noi, a che punto siamo con la prevenzione?
    “Lo screening di massa ha notevoli complicazioni. Ci vuole attenzione nel controllare tutta la cute e non si può pensare di vedere in un giorno oltre 100 pazienti, come accaduto per lo Skin Cancer Day in Germania. – spiega ancora il dottor Catrani – In questi anni, abbiamo lavorato all’educazione della popolazione, riguardo ai fattori di rischio, e attraverso corsi rivolti ai medici di base, cercato di raggiungere il maggior numero di utenti possibile”.
    Infatti sono i medici di famiglia i primi ad entrare in contatto con i pazienti, loro hanno la responsabilità di una diagnosi precoce e devono saper indirizzare il paziente ad un centro dermatologico attrezzato.
    “A Rimini, Riccione e Cattolica, abbiamo ambulatori dedicati alle lesioni pigmentate dotati di personale preparato e strumenti come il dermatoscopio digitale e manuale, che aiutano la diagnostica e rilevano con precisione lesioni benigne o maligne.
    La presenza di un elevato numero di nei normali, maggiore di 50 può raddoppiare il fattore di rischio e moltiplicarlo per quattro se i nevi sono di grandi dimensioni. In ogni caso a Rimini oggi si può stare tranquilli, il trattamento dei melanomi è completo. Dalla visita, all’intervento chirurgico, il paziente viene accompagnato e seguito in loco. Anche la dissezione linfonodale distrettuale, che prima si svolgeva presso l’Istituto Tumori di Milano, oggi viene eseguita in collaborazione tra dermatologia ed equipe chirurgica a Santarcangelo”.
    La diagnosi precoce del melanoma è fondamentale, come è stato confermato anche dall’ultima edizione del Codice europeo del cancro. Al bando perciò pigrizia e superficialità: ignorare perchè non si ha dolore, o non si avverte alcun fastidio, non aiuta a salvare la vita.

    Cinzia Sartini