Con il loro scoppiettio, riempiono di allegria le strade cittadine nella versione caldarroste. Le castagne sembrano davvero fatte apposta per riempire di energia e di calore i primi freddi, per scaldare le serate passate in casa, attorno al camino con gli amici. Oggi questo frutto povero e calorico, che ha sfamato intere generazioni contadine e montane, è al centro dell’attenzione di cuochi e gastronomi, nel solco del recupero dei sapori tradizionali.
Castagnaccio o marron grillé, mistocche o castanares, la castagna è il filo conduttore che unisce terre agricole dove il castagneto è un elemento tipico caratterizzante, oggi riscoperto come “vera e propria eredità di quel mondo contadino che sa apprezzare l’autenticità dei cibi” secondo le parole di un frate benedettino appassionato della ricerca delle tradizioni popolari.
Questo amore per il sapore genuino contenuto dentro al riccio, lo si coltiva in quella fetta di provincia che è il Montefeltro, “riserva” importante del tipico prodotto autunnale del bosco. I suoi 800 ettari di castagneti, dopo decenni di abbandono e incuria, sono stati quasi totalmente recuperati. Al bando i pesticidi, della castagna van rispettati i bisogni (la potatura, ad esempio) e i tempi di raccolta che ne garantiscono la qualità.
La zona è caratterizzata dal marrone del Montefeltro, una varietà pregiata solo recentemente codificata in Italia, dall’invitante forma di cuore. La produzione di questo “gentile” in precedenza è stata messa in crisi dal cancro del marrone, una terribile malattia importata dagli Usa, e ha fatto i conti con il “mal dell’inchiostro”, un fungo che ne attacca le radici. Entrambi sono stati debellati.
Quali “frutti” troveremo quest’anno in Alta Valmarecchia? Dopo stagioni di raccolti davvero magri, le castagne devono fare i conti con la siccità. “Le castagne ci sono, anche se in misura minore rispetto al 2016. – ammette l’esperto Pietro Belloni, proprietario di 10 ettari di piantagione a Talamello –Purtroppo, la mancanza di acqua in estate ha impedito al frutto di «ingrassare»”. Castagne sì, ma di piccola pezzatura. “Alcune zone han sofferto maggiormente, le piante giovani si son difese meglio” rilancia Belloni.
Il ristorante Tre Castagni di Botticella prende il nome proprio dalla piante che attorniano il locale: “Il frutto è pronto ed è di buona qualità”. Ma non è una decisa inversione di tendenza rispetto al magro 2014, caratterizzato da perdite fino al 70%.
In zona Piani, Badia Mont’Ercole e altre “macchie” di Sant’Agata Feltria il frutto è presente. Come pure a Talamello, altra zona vocata della vallata. Qui si organizza la Fiera delle Castagne, che è salva e gode di salute. La produzione coprirà comunque il fabbisogno della XVII edizione della Fiera, occasione in cui si vendono una decina di quintali di castagne e si sfornano 3 quintali di caldarroste. All’ingrosso la castagna viene venduta ad un prezzo oscillante tra 5,5 e 6 euro al kg. Belloni è pronto ad accompagnare centinaia di bambini dalle scuole nei castagneti. “Le richieste sono tante. – dice – Aspettiamo visitatori e tanti acquirenti in Fiera e fino a novembre per altri giri nei castagneti”. Cinque scuole però han già disdetto la visita (tre di Rimini, una di Santarcangelo e una di San Marino).
I produttori devono guardarsi le spalle dai “predatori”, quei privati che non guardano in faccia le recinzioni e la proprietà privata e “razziano” alberi e frutti.
Qualcuno fa un pensiero anche alla possibile commercializzazione: farina, marmellate e marron glasses. E pensare che tutto nasce da un riccio…
Paolo Guiducci