Home Attualita Cosa mi ha detto Bebe? Non mollare mai!

Cosa mi ha detto Bebe? Non mollare mai!

ARY+BEBE

Ho avuto la grande opportunità di incontrare Beatrice Vio, da tutti conosciuta come Bebe, la ragazza colpita all’età di 11 anni da una meningite fulminante che le causò un’estesa infezione, con annessa necrosi ad avambracci e gambe di cui si rese necessaria l’amputazione, nel novembre del 2008. L’incontro è avvenuto durante una gara di scherma a Busto Arsizio, gara che coincideva con il suo ritorno alle competizioni dopo le Paralimpiadi di Rio della scorsa estate dove ha vinto un Oro e un Bronzo.
La cosa che più mi ha impressionato di lei a livello caratteriale è la sua capacità di ironizzare sulla sua disabilità. Quando l’ho vista mi sono emozionata a tal punto che non riuscivo più a parlare, ma lei ha la grande dote di saper mettere a proprio agio le persone e riuscire a trasmettere una tranquillità e una gioia fuori dal comune. Mentre parlavamo mi sono fatta autografare il suo libro Mi hanno regalato un sogno. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere e lei mi ha detto che l’importante nella vita è non mollare mai e credere sempre nei propri sogni anche se qualcuno ti mette i bastoni tra le ruote. Per aver avuto la possibilità di incontrarla mi ritengo una persona privilegiata perché lei rappresenta per me un «idolo sportivo», oltre ad essere una persona speciale. Non nascondo che è stata un’importante fonte d’  ispirazione per me e ogni volta che ho un momento difficile penso a lei. Lei, che con la sua storia, mi spinge a portare avanti con convinzione la mia grande passione per la scherma e per lo sport.
Bebe ha una peculiarità rispetto agli altri; è l’unica atleta al mondo che «tira» senza il braccio armato e questo rende le sue vittorie ancora più incredibili.
Per consentirle di «tirare» è stata progettata, da suo papà Ruggero, in collaborazione con i medici dell’Arte Ortopedica di Bologna, un’apposita protesi per farle tenere in mano il fioretto. Una sua fortuna è il fatto che lei abbia iniziato a praticare scherma all’età di 5 anni, questo le ha sicuramente permesso di memorizzare i movimenti principali.
Nonostante questo, il fatto che lei riesca, anche solo a fare scherma è quasi surreale perché è indispensabile avere una salda impugnatura per far arrivare correttamente la punta sul bersaglio.
Le gare di schema paralimpica sono suddivise in tre categorie: A, comprendente gli atleti con disabilità più lievi; la B, che raggruppa le persone con lesioni che riducono la mobilita del busto e infine la categoria C quella di cui fanno parte le persone con le disabilità più gravi. Io e Bebe apparteniamo alla categoria B. Io e lei abbiamo anche alcune caratteristiche comuni: siamo entrambe mancine e per entrambe l’anno più significativo è stato il 2008. Anno in cui lei è stata colpita dalla malattia e io mi sono dovuta sottoporre ad un’operazione che attualmente mi permette di camminare correttamente. Il fatto di averla incontrata mi ha dato una spinta notevole a livello emotivo che mi ha permesso di fare una buona gara, infatti sono arrivata seconda e questo risultato mi ha permesso di qualificarmi per gli assoluti di scherma che si sono tenuti a Gorizia.
Quella è stata una giornata che ricorderò per sempre: mi ha fatto capire che la vita pone innumerevoli prove, ma nonostante le difficoltà, se ci credi veramente, puoi superarle!

Arianna Palmieri