E così come ogni primavera siamo di fronte allo stesso quesito. È nata prima la maratona o la lamentela del cittadino per le strade chiuse? Sarò di parte per il mio modesto passato podistico ma penso che Rimini, per il suo nome, una maratona non possa non averla, e che vada senz’altro ringraziato chi gliel’ha procurata qualche anno fa con spirito di sacrificio. Il problema è che Rimini ha un prestigio da grande città ma una superficie da capoluogo di provincia. E se sviluppare 21 chilometri al suo interno – come è avvenuto quest’anno – è complicato, figuriamoci 42.
Si poteva organizzare meglio? Forse sì, pensando a vie di uscita migliori per la zona cittadina rimasta nella ‘enclave’ circondata dal percorso e alle prese con altri eventi in fiera. Ma siamo anche sicuri che ogni anno sia un’esperienza utile per fare meglio quello dopo. E la soluzione, in caso di maratona, è ovviamente quella di collaborare con i comuni limitrofi come del resto già avviene in diversi casi: io dò un triathlon a te, tu dai una gran fondo a me e via dicendo.
E non vorrei mai e dico mai che qualche amministratore troppo sensibile alle lamentele dei suoi cittadini e meno sensibili allo sport un domani dovesse decidere per l’autarchia atletica, not in my streets, e chiudere le sue strade a gare altrui. Perché poi la nemesi arriva e magari trovi uno sponsor che ti propone una maratona nella tua città e tu, che ti sei inimicato le altre, spieghi che certo che si può fare: girando all’infinito su un anello di un chilometro e mezzo. Viva lo street sharing e viva lo sport!