La paura del Coronavirus arriva fino a Rimini. Martedì, la Regione, ha confermato che all’Infermi si trova ricoverato un 71enne di Cattolica risultato positivo al tampone, di ritorno da un viaggio in Romania.
Non solo, da domenica sei operatori sanitari, tra medici, tecnici e infermieri, sono in quarantena obbligatoria nelle loro case. Due sono i radiologi del “Cervesi” che hanno preso in carico il 71enne, gli altri quattro, invece, sono operatori che la settimana precedente si erano recati all’ospedale di Monza per prendere parte a un corso sulle nuove tecniche rianimatorie. Durante la loro permanenza sono stati portati anche all’interno della Terapia Intensiva dove si trovava un paziente risultato poi positivo al tampone sul Coronavirus.
I quattro operatori sanitari, rientrati a Rimini sabato, sono stati svegliati in piena notte per spiegare loro la situazione: nessun contagio certo, ma solo una misura precauzionale. In questi giorni si devono misurare la febbre e devono comunicare la temperatura a chi di dovere. Solo in caso di febbre, per loro scatterebbe il tampone.
La situazione nazionale e locale. Intanto i contagiati al momento di andare in stampa, martedì 25 alle ore 17.30, salgono a 283. Mentre i morti accertati sono sette, tutti anziani o con patologie pregresse. In Emilia Romagna il numero dei ‘positivi’ al tampone è di 23: 17 a Piacenza, 4 a Parma, uno a Modena e uno a Rimini. In via Aldo Moro, sede della Regione Emilia Romagna, si lavora alacremente ed è stata emessa un’ordinanza specifica che ha chiuso le scuole fino a domenica primo marzo. Porte chiuse anche per teatri, cinema, concerti, discoteche e sale da ballo.
Stop anche a tutte le manifestazioni (a Rimini Fiera è saltata Enada), sagre, attrazioni e lunapark, eventi sportivi che prevedano la presenza di pubblico (campionati, tornei e competizioni di ogni categoria e di ogni disciplina). Possono, invece, continuare a rimanere aperti i luoghi di svolgimento dell’attività corsistica ordinaria di vario tipo come centri linguistici, centri musicali e scuola guida; gli impianti sportivi come centri sportivi, palestre pubbliche e private, piscine pubbliche e private, campi da gioco e in generale tutte le strutture quando le attività non prevedano aggregazione di pubblico o eccezionali concentrazioni di persone.
“Essendo una situazione in itinere – sottolinea il Presidente Bonaccini – daremo notizie quotidianamente in merito alla ripresa delle attività o di prolungata chiusura”.
Il decalogo. Nel frattempo, il Ministero della Salute, ha dato un decalogo da rispettare. Primo: Lavarsi spesso le mani. Secondo: Evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute. Terzo: Non toccatevi occhi, naso e bocca con le mani. Quarto: Copritevi bocca e naso se starnutite o tossite. Quinto: Non prendete farmaci antivirali né antibiotici a meno che non siano prescritti dal medico. Sesto: Pulite le superfici con disinfettante a base di cloro o alcol. Settimo: Usate le mascherine solo se sospettate di essere malati o assistete persone malate. Ottavo. I prodotti Made in China e i pacchi ricevuti dalla Cina non sono pericolosi. Nono: Gli animali da compagnia non diffondono il Coronavirus. Decimo: Per maggiori informazioni c’è un numero a disposizione, il 1500.
La confusione. Intanto, oltre alla paura di contagio, in questi giorni molte persone sono spaventate dalle diverse posizioni prese dai virologi. Secondo il dottor Roberto Burioni per esempio “questo virus è nuovo e quindi nessuno ha anticorpi, non abbiamo medicine o vaccini. Questa è una malattia che nel 10% dei casi provoca un ricovero, nel 5% dei casi manda in Terapia Intensiva e nell’1% dei casi il paziente muore”. Maria Rita Gismondo, invece, Direttrice responsabile del laboratorio dell’ospedale «Sacco» di Milano sottolinea che “si tratta di un virus simile a quello influenzale anzi, meno virulento. Quindi sarebbe bene non seminare il panico”.