Non viviamo in una parentesi della storia. Non si può dunque mettere la vita, la fede e anche l’esperienza catechetica fra parentesi.
Dobbiamo però riconoscerlo: non sempre siamo abituati a questo esercizio della fede, a leggere cioè i “segni dei tempi”, a cogliere, attraverso gli avvenimenti, i richiami, gli appelli. È un esercizio a cui non siamo abituati, come purtroppo dimostra il fatto che, anche in questa emergenza, siamo forse più preoccupati di tante riprese piuttosto che di “discernere l’oggi di Dio”.
Come interpretare la crisi attuale, quali lezioni ricavarne, e come riconoscere il “nuovo” di Dio? Quale luce attendere, dunque, capace di rischiarare i nostri passi e come leggere la situazione che abbiamo di fronte?
Il Convegno diocesano dei catechisti, delle catechiste, degli educatori e delle educatrici (giunto alla XXXI edizione), viene davvero a proposito (domenica 24 gennaio alle ore 15 su IcaroTV, canale 91, e in streaming su icaroplay.it).
Sotto il titolo Vieni luce dei cuori, si dispiegherà in due momenti, grazie agli interventi di altrettanti esperti: leggere la realtà odierna con gli occhi di Maria, e affrontare prospettive teologico-pastorali sul tempo presente. Il coordinamento del convegno è affidato a don Daniele Giunchi, direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano, mentre le conclusioni spettano al Vescovo di Rimini. Proprio a don Giunchi rivolgiamo alcune domande.
Il XXXI Convegno dei Catechisti avviene nell’anno della pandemia.
Una bella sfida.
“Nel Teatro Tarkovskij l’anno scorso non avremmo mai pensato a un anno del genere. In ogni caso il format dei convegni, per tradizione, si svolge allo stesso modo. L’unica differenza, obbligatoria per rispettare le normative vigenti, sarà la modalità a distanza. Ma è comunque un appuntamento da non perdere”.
“Vieni Luce dei Cuori”: perché avete scelto questo titolo?
“In un anno dove ci sembra che il buio abbia prevalso chiediamo un po’ di luce direttamente a Dio tramite questa antica preghiera.
Iniziamo con il ‘nostro’ Paolo Curtaz (‘nostro’ perché lo abbiamo invitato diverse volte e facilmente lo possiamo seguire sui suoi canali social) al quale abbiamo chiesto la parte biblica che avrà al centro Maria. Qualche anno fa Curtaz ha scritto un libro: Maria con i piedi per terra. Questo titolo ci è sembrato di grande attualità. Abbiamo bisogno che Maria ci aiuti ad accogliere la realtà presente per quella che è (inutile sognare con la testa per aria). A Curtaz spetterà dunque di introdurci tramite la Parola all’interno del nostro Convegno: Vieni Luce dei Cuore”.
La seconda parte del Convegno, com’è tradizione, è invece più pastorale.
“Proprio per questo abbiamo chiesto l’aiuto al teologo e scrittore don Armando Matteo, teologo molto originale nell’approccio alla lettura odierna. Alcuni titoli dei suoi libri ci mostrano la profondità del suo pensiero. Ad esempio: Come forestieri. Perché il cristiano è diventato estraneo agli uomini e alle donne del nostro tempo (2008); oppure La fuga delle quarantenni (2012) e anche La difficile arte dell’imparare (2015).
Ci ha colpito all’interno del suo articolato pensiero la sottolineatura a una sorta di interruzione della trasmissione generazionale della fede (e questo già prima della pandemia).
A lui chiederemo di aiutarci a leggere la realtà presente e di collocarla all’interno di una prospettiva di Resurrezione”.
Un gap nella trasmissione della fede da padri e madri a figli che non è frutto amaro della sola pandemia?
“Non possiamo dare tutte le colpe alla pandemia, anche se sarebbe comodo. è una questione di fede.
L’immagine bellissima dell’Antico testamento riferita a Dio è: « Tu sei la mia roccia! », immagine che Gesù riprende nel Vangelo quando invita a costruire sulla roccia e non sulla sabbia. Bellissima l’idea di Dio come roccia. Tutto passa, Dio solo resta.
Noi Chiesa siamo chiamati a farne una questione di fede. Se Dio è roccia, può capitare qualsiasi cosa ma io testerò aggrappato a quella roccia. I discepoli si agitano, sono impauriti, quasi terrorizzati dal mare mosso ma cosa dice Gesù? Non temere.
È una questione di fede, non possiamo puntare il dito di fronte alle tante difficoltà. Il secolo scorso ha visto due guerre mondiali, malattie che hanno causato sofferenza e morte, ma Dio è rimasto sempre lì accanto all’uomo, soffrendo con lui, e invitando: appoggiati a me.
Signore aumenta la nostra fede solo così anche camminando in valle oscura non temerei alcun male perché tu Signore sei con me. C’è questa emergenza ma quante emergenze ci sono nella vita di una persona? Possiamo pregare di essere fortunati ma allo stesso tempo la soluzione è di fede.
La fede che non si trasmette più in famiglia, siamo chiamati a riscoprirla ritornando alla roccia, alla pietra angolare, alla Parola”.
Le conclusioni del Convegno sono affidate al Vescovo.
“Come ogni anno, oltre a benedirci e ad incoraggiarci, il vescovo Francesco concluderà il Convegno sottolineando le urgenze che gli stanno più a cuore come Pastore della nostra Chiesa riminese. E noi siamo pronti a farle nostre”.
Catechisti
I catechisti in diocesi sono circa 2.500, di cui tre quarti donne con un’età compresa tra i 30 e i 50 anni. Tra gli educatori, però, sono molti i ragazzi più giovani, anche maschi.
Sono i catechisti impegnati nella Diocesi di Rimini: un esercito a servizio della Chiesa, dell’uomo, spesso silenzioso, che con passione compie un servizio prezioso.