Legambiente snocciola i suoi dati sui reati contro l’ambiente e l’Emilia Romagna trema. Non è l’effetto del terremoto ma dell’impressione che i numeri danno di un territorio che si consuma sotto i colpi dell’illecito. Sono i numeri dei reati commessi contro l’ambiente che fanno tremare di terrore.
Rapporto Ecomafie 2012. Legambiente lo stila ogni anno e, di volta in volta, mostra le criticità di un paese che soffre. 33.917 i reati ambientali scoperti nel 2011, 93 al giorno, 4 ogni ora con un aumento rispetto al 2011 del 9,7%. Patrimonio faunistico, incendi boschivi, furti di opere d’arte e di beni archeologici sono in cima alla lista degli illeciti commessi ma ci sono delle particolarità, delle peculiarità che interessano la nostra regione e la nostra provincia. Ciclo di rifiuti e ciclo del cemento gli illeciti preferiti in casa nostra. Se in generale L’Emilia Romagna si posiziona undicesima nella classifica generale dell’illegalità ambientale con 1030 infrazioni accertate pari al 3% del totale, con 1240 persone denunciate, una persona arrestata e 347 sequestri effettuati; nel particolare Rimini spicca, in Emilia Romagna, con un primo e un secondo posto rispettivamente nel Ciclo di Cemento e nel Ciclo dei Rifiuti.
In particolare il 4,4% (234) dei reati sul Ciclo dei Rifiuti in Italia viene commesso in Emilia Romagna, 42 a Rimini, superata solo da Bologna che ne conta 66.
La percentuale si abbassa sino al 2,2% (145) per il Ciclo del Cemento. Qui, però Rimini vanta il primato con 42 infrazioni accertate.
Identikit di un reato
Ma di cosa si tratta?
Il termine Ecomafia è stato coniato dalla stessa Legambiente nel 1994 per identificare tutta una serie di reati commessi a danno della salute umana e dell’ambiente. Sostanzialmente s’identificano nell’abusivismo edilizio, nell’attività di escavazioni illecite, traffico e smaltimento illecito di rifiuti speciali e pericolosi e traffici e furti che si riferiscono a beni archeologici e artistici.
Per Ciclo del Cemento in particolare s’intende tutta la filiera che comincia con l’escavazione nelle cave sino alla costruzione di immobili abusivi mentre per quello dei Rifiuti s’intende l’insieme di attività che vanno dalla raccolta allo smaltimento.
Perché Rimini, allora?
Il primato e il secondo posto non risultano tanto curiosi ad Antonio Pergolizzi, Responsabile e Coordinatore del Rapporto Ecomafie 2012.
Pergolizzi, ci spieghi, in primo luogo di che reati si tratta. La parola Ecomafie ci fa pensare ai rapporti con la criminalità organizzata. Visti i numeri di Rimini quanto ci dobbiamo preoccupare?
“I numeri che noi abbiamo fornito attraverso questo rapporto si riferiscono a reati penali accertati. Non esiste un legame diretto con la criminalità organizzata. Lo diciamo anche nelle premesse. Rimane il fatto che sia il mattone sia i rifiuti sono ambiti privilegiati di investimento da parte della criminalità organizzata. Anche in questo Rapporto raccontiamo delle storie, dei casi nei quali si palesa il rapporto tra reato ambientale e criminalità organizzata. Ma i dati non dicono questo”.
Pergolizzi, lei ha analizzato tutti i numeri italiani. L’hanno stupita questi primati riminesi?
“No. Per nulla. Si tratta di un’area di grande pregio, lungo la costa. È normale che ci sia una corsa alla cementificazione, anche se spesso si può trattare anche di ristrutturazioni o ampliamenti abusivi e non di costruzione ex novo. Tutto questo conferma la tendenza di saccheggiamento del territorio e l’illegalità diffusa rivolta all’ambiente. Anche i rifiuti non mi stupiscono: qui arriva tanta gente, tanta gente uguale tanti rifiuti”.
Il passo in più, è quello del collegamento di questi reati con l’incursione nell’economia del territorio delle attività criminali. Ci sono le indagini, ci sono le inchieste a testimoniare la presenza delle criminalità organizzate nel territorio e presumere che tra gli affari ci siano anche quelli legati all’ambiente non è un azzardo.
Rimane la certezza del reato. Il reato senza vittima, nessuno spargimento di sangue solo un paese che muore.
Angela De Rubeis