Conflitto di interessi. “Certi comportamenti non si devono punire, si devono prevenire”, sapendo che “prima delle norme legali ci sono le norme morali”. Così Stefano Zamagni, riminese, economista e docente all’Università di Bologna, interviene a proposito del conflitto d’interessi riportato alla ribalta delle cronache dalle intercettazioni che hanno condotto ieri alle dimissioni del ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi. Zamagni osserva che “il conflitto d’interessi esiste da tempo e in tutti i Paesi. La differenza è il modo in cui viene gestito e la considerazione data al conflitto d’interessi stesso. Nel nostro Paese ancora si stenta a far capire all’opinione pubblica e alla classe politica che è una questione etica prima che giudiziaria”. In secondo luogo, Zamagni stigmatizza come questo problema si presenti nuovamente nel cosiddetto governo dei “rottamatori”. “Chi di spada ferisce – chiosa il docente – di spada perisce, a dimostrazione che certe affermazioni popolari nel breve periodo possono poi avere un effetto boomerang nel lungo termine”. Infine, ad avviso dell’economista non è indifferente il campo specifico su cui è caduto il ministro Guidi. Si tratta del petrolio, “mercato oligopolistico” che rappresenta “una questione seria”. “Tutte le volte che c’è di mezzo una struttura di tipo oligopolistico – chiarisce Zamagni facendo riferimento alla teoria economica – il conflitto d’interessi e la corruzione sono strumenti per acquisire quote di mercato. Questa è una delle ragioni per cui non si possono considerare gli imprenditori petroliferi, come invece avviene in Italia, al pari degli altri”. “Il potere di ricatto e di minaccia che hanno le imprese petrolifere è talmente elevato” che non può essere “sottovalutato”. E conclude: “O noi torniamo a concepire la politica come servizio al bene comune, oppure quando la politica viene considerata un modo per soddisfare gli interessi di gruppi diversi, fenomeni come la corruzione, il conflitto d’interessi e altri analoghi saranno ineliminabili”. (sir)