Il mondo cambia e Confcooperative ha scelto Bologna per festeggiare i suoi 50 anni in Emilia Romagna. I cooperatori «bianchi» hanno l’occasione di mettere in evidenza i numeri: nei 10 anni della crisi, dal 2007 al 2017, il sistema regionale Confcooperative ha creato 23.104 nuovi posti di lavoro (+41.42%) con un aumento di fatturato pari a oltre 2.5 miliardi di euro (+23.14%). “È la risposta migliore che possiamo dare”, sorride il presidente Francesco Milza (nella foto), 54enne piacentino al secondo mandato (fino al 2020) alla guida di Confcooperative Emilia Romagna.
Il 24 febbraio 1968 l’Unione regionale nasceva sotto la guida del senatore Giovanni Bersani. A Bologna lo si è sottolineato presentando il volume «Probi pionieri» dell’Emilia Romagna, curato da Elio Pezzi, che ripercorre l’epopea del movimento intervistando i suoi pionieri provincia per provincia. “Abbiamo la possibilità di rivedere i nostri vecchi cooperatori. La cooperazione nasce da un’idea di bisogno in un modello democratico, per rispondere ai problemi. Si sono evoluti loro e si è evoluta la cooperazione: io penso che sia il modello di impresa più moderno che ci sia – si sbottona Milza a margine dei lavori – perché attraverso la partecipazione dà risposte complesse a questioni complesse”. Dal confronto 2017-2016 emergono intanto altri trend incoraggianti per Confcooperative regionale: da un lato aumentano gli occupati (+4.2%, pari a 3.215 nuovi posti di lavoro), portando così il totale a 78.887, dall’altro cresce il fatturato aggregato di tutte le cooperative associate (+3%), che con 401 milioni di euro in più sale a quota 13.6 miliardi di euro. E sul dato che oltre il 70% dei dipendenti hanno un contratto a tempo indeterminato, Romano Prodi si è soffermato indicandolo come un dato esemplare da mettere in evidenza nel contesto odierno del mondo del lavoro. Un dato che fa la differenza e marca in positivo la cooperazione. Il presidente nazionale Maurizio Gardini, sottolineando il crescere delle differenze sociali, ma anche di differenze territoriali, ha evidenziato un ruolo di riequilibrio da studiare e mettere in campo, che sta in capo alla cooperazione. Realtà che, ringraziando “coloro che ci hanno consegnato belle pagine di cooperazione”, deve avere a cuore la prospettiva della «Alleanza» delle diverse centrali, e puntare a fare la propria parte per un Paese migliore, capace di realizzare una forte coesione sociale.
Monsignor Tommaso Ghirelli ha inteso lanciare una provocazione salutare all’assemblea di Confcooperative sottolinando che “la natura economica della cooperazione è diversa da quella che si insegna nelle Università”. Occhio quindi a non privilegiare la finanza, specie se speculativa: “L’economia cooperativa diventa un’alternativa. Perché appunto si fonda sulla solidarietà”. E richiamandosi alla figura di Giovanni Bersani ha lanciato l’idea di una sala del silenzio da individuare nella sede di Confcooperative, in cui inserire un’immagine sacra con vicina una candela e la garanzia di una presenza continua nel tempo con almeno una persona. A chi gli chiedeva come facesse a seguire la cooperazione bolognese, infatti, ma anche le diverse realtà in terra d’Africa con attenzione e impegno, il senatore Bersani rispondeva: “Con due ore di silenzio al giorno”.
Giulio Donati