Qui in Emilia-Romagna a Natale non mangiamo i tortellini-cappelletti perché è tradizione, ma perché sono buoni. Banalità evidente, ma che qualcuno dovrebbe applicare anche al Presepe. Non si allestisce il Presepe “perché è una nostra tradizione” e se lo si fa per questo se ne perde il significato. Tanto peggio se è un obbligo, magari adempiuto controvoglia. Bisogna invece tenere viva la bellezza dei suoi significati e dei suoi simboli e in questo papa Francesco ci ha fatto un grande dono con la sua Lettera Apostolica “Admirabile Signum” dove, oltre a sottolineare i valori teologici, passa anche in rassegna le valenze simboliche dei personaggi.
Ci ricorda che san Francesco volle “vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato” e che l’essere deposto in una mangiatoia è immagine del fatto che si è fatto cibo per noi. Ma ci racconta anche dei personaggi: di Maria e Giuseppe, degli umili pastori, i più poveri e disprezzati, delle altre statuine di contorno, del paesaggio. Sono significati che vanno ricordati, meglio se insieme ai figli, mentre si inventa l’ambientazione e si cerca un posto alle statuine. Fare una ricerca su Internet cercando i simboli del presepe napoletano può far trovare anche spunti di divertimento.
Veniamo a quello che i più aspettano: la classifica. Abbiamo, come sempre, dato la preferenza ad opere che puntano l’attenzione alla Natività piuttosto che alla moltiplicazione di effetti più o meno speciali. Ad ogni modo ecco le classifiche.
I presepi dei bambini sono sempre legati a qualche tema o attività didattica, il che fa sì che abbiano un interesse particolare. Primeggia quest’anno il Mulino Sapignoli di Poggio Berni, con un allestimento di grande respiro ottenuto grazie a un lavoro svolto con le scuole sui materiali di recupero.
Fra i presepi che abbiamo definito “concettuali” o per le tecniche usate o per particolari significati legati all’attualità spicca quello della parrocchia Sacro Cuore di Bellaria, nel quale i pastori per raggiungere la capanna devono superare un muro sorvegliato da militari. Realizzazione ampia, apprezzabile anche come architettura e cura dei particolari.
I presepi all’aperto sono solo due: Castelvecchio di Savignano e il sempre meritevole Montalbano. La ricchezza dell’allestimento e la cura con cui è realizzato fanno vincere Castelvecchio, anno dopo anno diventato un racconto animato a grandezza naturale degli avvenimenti a partire dall’Annunciazione. Quest’anno è stata aggiunta la presentazione di Gesù al Tempio.
Infine i “tradizionali”, categoria affollata di belle realizzazioni. Ve l’ho già detto che, come ogni anno, la giuria si è trovata in imbarazzo per il livello elevato? Alla fine non abbiamo trovato di meglio che un doppio pari merito. Primo posto quindi alla parrocchia di San Lorenzo a Riccione e a San Vicinio di Viserba. Entrambe hanno presentato opere che mettono in giusto risalto la Natività, il primo ha scelto uno stile più vicino a costumi tradizionali, il secondo richiama il tema delle rovine, citando la “Admirabile Signum”. Secondi a pari merito San Giuliano Martire e l’associazione “La Ginestra” di Benzi Bertino di Riccione. Il presepe del Borgo ha una efficace divisione fra il nocciolo del messaggio evangelico e l’accurato paesaggio, mentre “La Ginestra” si affida a numerosi effetti meccanici e di luce.
Non è stato possibile visitare il presepe di Viserbella e quello della Squadriglia Vipere di Viserba perché non accessibili al momento del passaggio della giuria.
Riccardo Ghinelli