Uno degli sketch più famosi di Little Britain, programma comico della BBC di inizio millennio, era quello di “Computer says no”. Un malcapitato si recava in una banca, ufficio pubblico, agenzia di prenotazione aerea, e a qualsiasi richiesta l’impiegata, dopo avere consultato il terminale, rispondeva “Il computer dice di no”. Nella sua demenzialità, lo sketch trasmetteva la frustrazione e l’impotenza dell’uomo moderno di fronte al muro posto da un interlocutore con cui è impossibile interloquire. Tipo i centralini automatici in cui devi districarti digitando numeri vari per poi spesso ritrovarti al punto di partenza senza nessun essere umano con cui parlare. Un po’ quello che, in contesti differenti, penso capiti quando un ente locale si trovi a presentare istanze a un ente centrale. Poniamo ad esempio il caso di un passaggio a livello i cui tempi di chiusura sono triplicati per le nuove normative dettate da un istituto nazionale.
I cittadini si imbufaliscono con l’ente locale che a sua volta rimanda le proteste all’ente centrale preposto. Ma la risposta è che la norma è quella e non ci si può far niente, risposta magari comunicata per via telematica con una Pec firmata da un ignoto funzionario.
E l’Amministratore, contrariato dalla risposta senza volto, prova a scrivere al Ministero senza sapere chi e quando leggerà la sua nuova missiva al di là dell’avvenuta protocollazione della Pec. Che anche un Amministratore locale si trovi di fronte a ostacoli burocratici apparentemente insormontabili è però esile soddisfazione per il semplice cittadino. Perché alla fine anche se il “no” se lo prende l’Amministratore, alla fine in coda al passaggio a livello ci sta lui.