Abbiamo bisogno di silenzio, ha detto il Vescovo introducendo il suo saluto nella celebrazione esequiale di Simone Ugolini. Quel silenzio di fronte alla morte improvvisa, violenta, che ti strappa quando meno te lo aspetti dai tuoi affetti, dalla tua vita. Quel silenzio così umano e così vero che ti serve per piangere, condividere e ascoltare se c’è un significato di speranza, di vita anche nel dramma della morte.
Il silenzio che quel giovane che passava vicino al corpo di Simone non ha rispettato. Forse, come dice lui, preso dall’ansia di dover condividere con chiunque quel dramma, quella sofferenza di cui era testimone, la morte di un coetaneo; con l’aggravante però, una volta a casa, di postarlo in Rete a tutti i suoi contatti, perché preso dalla smania di fare il colpo mediatico, schiavi come siamo dell’arrivare primi sempre, fino all’assurdo. Non c’è rispetto, non c’è più il senso del mistero e del limite.
Ma non era finita lì. Dopo un primo, forte e giusto rimprovero con cui la “Rete” ha risposto a quell’iniziativa sciocca, inutile e inumana di rendere pubblica l’agonia e la morte di un giovane, ecco scatenarsi il “rumore” dei tastieristi, fino a ieri compagni di merende, con la stessa logica, la stessa violenza, anche se solo verbale, di chi mette alla gogna la vita delle persone, a volte solo a motivo di un’idea diversa. Un effluvio di insulti e minacce di questi nuovi giudici con maschera, nascosti dietro ad un monitor.
Tutta la cultura che si era costruita sulle leggi dell’amore, della fratellanza, della libertà vera, è oggi in modo ipocrita recitata ma non più vissuta. Siamo un Paese che sta regredendo all’eccitazione e all’aggressività pulsionale. Non è follia, è stupidità.
Tutto finito? Neanche per sogno. Interviste, dichiarazioni, controdichiarazioni, analisi, sospiri di media, radio e tv nazionali. Tutto fa spettacolo, non solo le immagini di un giovane che muore. “Una spropositata tempesta mediatica” l’ha chiamata il Vescovo Lambiasi nella sua omelia, senza nessun rispetto per i familiari e gli amici di Simone.
“Sei sempre con noi” hanno scritto su di uno striscione appeso sul luogo dell’incidente. “Si. – ha concluso il Vescovo – Simone vi accompagnerà sempre e sempre vi aiuterà ad asciugare qualche lacrima attorno a voi. Questo sarà il balsamo più efficace per la vostra ferita: alleviare il dolore degli altri, accendere e sostenere il sogno di altri giovani come lui. Quel sogno fatecelo vedere con fatti di vita, mai con giochi di morte”.
Giovanni Tonelli