La rete come ancora di salvezza per il commercio? Pare proprio di sì. Mentre l’economia affonda la vendita online aumenta il fatturato compatibilmente e coerentemente con l’aumento della disponibilità delle connessioni a internet e portando con sé un cambiamento di mentalità dei compratori.
I numeri corroborano queste tesi. Secondo l’Osservatorio Netcomm del Politecnico di Milano, il commercio elettronico cresce annualmente del 20%, per un giro d’affari che nel 2011 è stato superiore agli 8 miliardi di euro. In Italia, in base ad un recente studio di CartaSi, gli acquisti on line coprono ormai il 14% del totale della spesa effettuata con carta di credito, e viaggiano con tassi di crescita a doppia cifra, l’11% quest’anno, per un valore che si avvicina al miliardo di euro. Il settore ha anche trovato un nuovo impulso con la crisi economica. Dal 2009 al 2012, in tutte le province dell’Emilia Romagna, l’incremento delle aziende che vendono i loro prodotti anche in rete è stato significativo. A Rimini nei tre anni, sono salite da 43 a 106, con un +147%, il secondo aumento più alto in regione.
I motivi, come anticipato, sono tanti. In primis non si può negare che il commercio online sia la realizzazione del sogno del capitalismo: negozi aperti 24 ore su 24, possibilità di accedere ad un catalogo che spazia dal vestiario alle vacanze all’elettronica, una pubblicità continua – via mail e via banner – ma meno invadente di quella televisiva, e soprattutto la possibilità di fare acquisti comodamente seduti in poltrona.
Se per anni lo scoglio principale, almeno in Italia, è stata la paura delle frodi e del rischio connesso a lasciare i dati della propria carta di credito online, oggi, grazie alle prepagate e ad altre soluzioni adottate dalle banche e dai fornitori di servizi, il rischio diventa ancora più remoto.
“In Italia per molto tempo c’è stata una certa diffidenza verso l’acquisto online – afferma Sara Baldinacci, responsabile servizi e-commerce dell’agenzia web Titanka – che oggi è in parte superata, anche se il divario con l’Europa rimane. In Italia solo il 5% delle aziende vende online, contro il 15 del vecchio continente. È un dato in parte negativo, ma anche interessante, per chi è sulla piazza virtuale, perché lascia molto spazio a chi ha deciso di buttarsi”.
Chi già da tempo ha affiancato al negozio reale quello virtuale ha visto crescere i propri affari.
“Lo scontrino medio è aumentato – prosegue Sara Baldinacci – per ogni spesa si spende un po’ di più. La logica del prezzo più basso non è più l’unica o la principale che muove il settore, c’è anche la comodità”.
Ma non basta aprire un sito per vendere online. Ci sono regole da rispettare e pericoli da evitare.
“Un sito deve essere posizionato, farsi trovare nella ricerca sui principali motori. Sono operazioni laboriose e in parte costose. Inoltre, in pieno web 2.0 è molto importante il rapporto con gli utenti, sapere ciò che si dice su facebook ed avere un canale aperto di dialogo e confronto”.
L’utente di internet non è più passivo. Recensioni, consigli, scambi di pareri sui social network sono il nuovo passaparola del web, un modo per premiare i migliori negozi.
Stefano Rossini