Altro che complicati algoritmi e formule matematiche senz’anima!
Per Bonfiglio Mariotti e gli altri soci di Italstudio Spa, gruppo specializzato in prodotti software per commercialisti e imprese, a fare il successo di un’azienda informatica non è solo la capacità di sviluppare tecnologia ma anche la passione e la motivazione delle persone che ci lavorano. Siano esse manager, esperti di marketing o programmatori. Va letta in quest’ottica l’ultima iniziativa dell’imprenditore riminese che insieme ai due compagni di viaggio, i soci Valter Venturini e Roberto Ricci, qualche mese fa aveva già attirato l’attenzione dei media locali e nazionali per aver pagato le tasse ai dipendenti facendosi carico dell’aumento dell’addizionale Irpef con parte degli utili del gruppo. “Per molti pagare anche solo 100 euro in più rischiava di diventare un problema”, così Mariotti aveva spiegato quel gesto che suonava più unico che raro in tempi di crisi. Questa volta è stata la scadenza dell’Imu di metà dicembre ad aprire di nuovo il cuore dei tre “piloti” di Italstudio. L’ennesima rata da pagare che ha mandato in tilt non poche famiglie.
È bastato uno sguardo agli utili del Gruppo per capire che un altro segnale di vicinanza ai propri lavoratori era possibile. Così, oltre a garantire tredicesima e quattordicesima in tempi in cui molte imprese non riescono a farlo, il Cda ha scelto di dare un bonus di 100-150 euro aggiuntivi a ciascuno degli oltre 160 dipendenti delle quattro aziende del Gruppo, dislocate tra Rimini, Santarcangelo e Pistoia. Chi li riceverà sottoforma di buoni spesa, chi come buoni spendibili in benzina (sulle modalità più gradite sono stati condotti sondaggi ad hoc), certo è che per i lavoratori e le relative famiglie l’anno nuovo si è aperto con una bella sorpresa.
“Il valore delle aziende è nelle persone che ci lavorano, senza alcuna differenza tra management e maestranze – commenta Mariotti -. Ne sono convinto non tanto perché sono cattolico ma perché guardo alla realtà dei fatti: se noi amministratori e manager, quando andiamo a calcolare utili e compensi, non rendiamo i nostri dipendenti partecipi anche dei momenti migliori, come possiamo pensare di chiedere loro degli sforzi nei periodi difficili? E nei momenti di crisi, chi può aiutare la parte più debole della società se non noi imprenditori che siamo la parte economicamente più forte?”. Non manca una stoccata a politici e colleghi: “A Rimini come nel resto d’Italia non arriva mai dall’alto della classe politica e imprenditoriale un segnale che sia di esempio: il ruolo delle imprese deve cambiare e diventare più propositivo nei confronti di tutta la società. Gli imprenditori si devono fare parte attiva nei confronti della politica, non chiedendo solo e sempre, come si è fatto da 60 anni a questa parte, ma proponendo, facendo progetti di crescita sostenibili per l’intera comunità, oltre che per le proprie imprese”.
Certo, il Gruppo Italstudio questo segnale di buona politica è riuscito a permetterselo perché continua a viaggiare a vele spiegate. Il 2012, nero per molte aziende, è stato chiuso con un +12%, otto nuove persone sono state assunte e a un’altra decina si apriranno le porte nel 2013.
Ma i calcoli di Mariotti, che è anche uno dei fondatori di Eticredito (oltre che attuale vicepresidente) e membro del consiglio direttivo di Confindustria Rimini, vanno oltre il puro algoritmo economico. “Siamo una delle poche aziende che stilano il bilancio sociale. Per noi – sottolinea – responsabilità sociale di impresa vuol dire dimostrare di non guardare solo a se stessi e ai propri utili”. Servono fatti concreti e Mariotti allunga la lista: “Tutti i nostri dipendenti sono a tempo indeterminato e abbiamo intenzione di fare lo stesso con le prossime persone che assumeremo, dopo un normale periodo di prova di qualche mese”. Non è finita qui perché Mariotti ha già in cantiere una convenzione con strutture sanitarie private che abbatta per i dipendenti del Gruppo il costo di esami e visite specialistiche. “Sa quanto ci costano tutti i permessi che sono costretti a chiederci per sostenere le file e i tempi di attesa delle strutture pubbliche? È un problema che dovrebbe interessare l’intera classe imprenditoriale”. Ancora una volta pragmatismo e altruismo, un binomio tutt’altro che scontato.
Alessandra Leardini