“Per vincere il bullismo la strategia vincente è ripartire dalla famiglia”.
È quello che sostiene con forza la dottoressa Anna Maria Falconieri, psicoterapeuta di Ravenna, intervenuta come relatrice all’incontro su “Il bullismo nella scuola”, organizzato dall’UCIIM (Associazione professionale cattolica di dirigenti, docenti e formatori della Scuola e della Formazione Professionale) di Rimini.
Un fenomeno
poco indagato
“Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o di più compagni. È un fenomeno poco indagato; le prime ricerche risalgono solo al 1995. Un atteggiamento che nella scuola si verifica però da anni, purtroppo ultimamente risentendo delle mode.
I dati che abbiamo, sono a tappeto sulla popolazione italiana. L’entità del fenomeno sembra essere uguale sia al nord che al sud, senza quindi nessuna differenza o pregiudizio di sesso nelle varie aree geografiche.
Va tenuto presente che in genere il maschio va contro il maschio e la femmina contro altre femmine. – ha specificato la psicoterapeuta – All’interno del gruppo vi possono essere i cosiddetti bulli passivi, ovvero i seguaci o sobillatori che non partecipano attivamente agli episodi di bullismo. È frequente che questi ragazzi provengano da condizioni familiari educativamente inadeguate, il che potrebbe provocare un certo grado di ostilità verso l’ambiente”.
Se la vittima
diventa bullo
Inoltre non esiste solo la distinzione bullo o vittima, c’è anche una terza tipologia il bullo/vittima, potenzialmente il più pericoloso, perchè da vittima che subisce, diventa bullo, rifacendosi con quelli più piccoli di età. Sono atteggiamenti che diminuiscono però con il crescere. Se persistono possono sfociare in un soggetto deviante, che col tempo può arrivare a delinquere. Il bullo/vittima, in tarda adolescenza si fa condizionare dalle compagnie, nelle scelte di vita, fino a diventare gregario. Questo atteggiamento sembra essere correlato con una maggiore possibilità, nelle età successive, ad essere coinvolti in altri comportamenti problematici, quali la criminalità o l’abuso da alcool o da sostanze”.
Bullismo fisico
e psicologico
Dalla definizione di bullismo si possono trarre alcune caratteristiche presenti nel comportamento.
Ci possono essere azioni individuali o collettive di tipo fisico: prendere a pugni o calci, prendere o maltrattare gli oggetti personali della vittima. Oppure di tipo verbale dirette, come insultare, deridere, offendere; o indirette, come fare pettegolezzi, e isolare dal gruppo. Queste azioni durano nel tempo, anche settimane o mesi. La vittima è impossibilitata a difendersi.
Intrepretare i
segnali di difficoltà
La scuola è senza dubbio il luogo in cui questi atti si manifestano con maggiore frequenza, soprattutto durante i momenti di ricreazione, e nell’orario di uscita. Per questo, le vittime dei bulli, spesso rifiutano di andare a scuola. Rimproverati e rimproverandosi continuamente di “attirare” le prepotenze dei loro compagni, perdono sicurezza e autostima. Questo disagio può influire sulla loro concentrazione e sul loro apprendimento.
A volte ragazzi con sintomi da stress, mal di stomaco e mal di testa, incubi o attacchi d’ansia, o che marinano la scuola o, hanno il timore di lasciare la sicurezza della propria casa, sono le vittime prescelte dal bullo. Le conseguenze di tale situazione sono spesso gravi e possono provocare strascichi anche in età di molto successive a quelle del sopruso stesso.
Coinvolgere
la famiglia
“Negli ultimi 10 anni si è cercato di capire cosa poteva determinare questo atteggiamento studiando sia l’individuo che l’ambiente. – precisa la dottoressa Falconieri – ma si è trascurato di inserire nel programma di intervento per le famiglie. Un errore, non si può prescindere dall’inglobare la famiglia di origine nel recupero del soggetto. Molto spesso il comportamento dell’alunno dipende anche dall’atteggiamento educativo genitoriale. Quindi l’Ente pubblico che vuole realmente fare qualcosa deve ripartire dalla famiglia. Bisogna aiutare i genitori con criteri fissi, educandoli e sostenendoli nel progetto educativo dei propri figli. Spesso figli di genitori autoritari si trasformano in bulli o vittime, mentre figli di coniugi negligenti sono quelli che più spesso subiscono.
Vincere il bullismo
…insieme
Risulta poco utile agire sul disturbo e sulla psicopatologia ormai conclamata. L’intervento diretto sulla vittima, pur efficace a fini individuali, non lo è per quanto riguarda la riduzione del fenomeno del ‘bullismo’. La specificità di un intervento preventivo va rivolto a tutti gli alunni e non direttamente ai “bulli” e alle loro vittime. Quindi, la prevenzione deve interessare studenti, insegnanti e genitori. Per un cambiamento stabile e duraturo, risulta più efficace agire sulla comunità degli spettatori”.
Il compito degli insegnanti è quindi quello di intervenire precocemente finché permangono le condizioni per modificare gli atteggiamenti inadeguati. Per migliorare la collaborazione con le famiglie è importante che si spieghi anche ai genitori che i loro figli possono assumere diversi atteggiamenti a seconda degli ambienti in cui si trovano. Questo è utile per prevenire la sorpresa delle famiglie nello scoprire modalità di comportamento differenti a casa e a scuola.
Cinzia Sartini
Sul prossimo numero continua la nostra inchiesta con un approfondimento sul “bullismo virtuale” e sulle nuove direttive scolastiche in merito.