Come “brucia” quell’inceneritore

    “Siamo qui da una vita, vero babbo?” Il ragazzo cerca la “sponda” con il padre. “Abitiamo in questa casa da trent’anni” risponde l’anziano signore guardandomi negli occhi. “Abbiamo la terra, coltiviamo, ogni tanto arriva qualcuno, ci chiede il permesso di poter stare sulla nostra proprietà, fanno il loro lavoro, non so cosa, poi se ne vanno. Siamo tranquilli. Si vede, è lì, ma per il resto è come se non ci fosse”.
    Nel comune di Coriano, la “Montalcino di Romagna”, incontro alcune persone che vivono a poche centinaia di metri dagli impianti di trattamento, recupero di materia, energia e smaltimento dei rifiuti solidi urbani e rifiuti speciali pericolosi di proprietà Hera Ambiente srl, società del Gruppo Hera Spa, costituitasi il primo luglio 2009 per dedicarsi esclusivamente alla gestione integrata del ciclo dei rifiuti.

    La nuova quarta linea
    I due camini si riferiscono alla “terza” e alla “quarta” linea degli impianti di “termovalorizzazione” dei rifiuti. La terza linea è dotata del classico camino cilindrico, a strisce bianco-rosse. La quarta, invece, s’impone con un parallelepipedo color sabbia, alto un centinaio di metri. Ed è questa la principale novità.
    Il 10 giugno scorso, infatti, la linea è stata “accesa” e all’interno dell’impianto la temperatura è iniziata a salire. Arriverà a mille gradi. Saranno ammessi rifiuti solidi urbani e rifiuti speciali, pericolosi e non, provenienti da tutto il territorio provinciale.
    Nuovo di zecca, fiore all’occhiello dell’impiantistica della multiutility emiliano-romagnola, l’impianto è finalizzato a ottenere energia dai rifiuti attraverso un sistema di cogenerazione che utilizza il vapore della combustione e lo trasforma in energia termica ed elettrica. La produzione massima di energia sarà pari a 10,5 MWh/h, quella termica per il teleriscaldamento a 20 MWt/h. Un totale di 18.500 tonnellate equivalenti di petrolio l’anno (TEP/anno).

    A pieno regime nel 2011
    Oggi dunque siamo solo all’inizio. “In questo momento il nuovo impianto si trova in una fase di preparazione. – precisa Efrem Coltelli, direttore responsabile del Servizio Territoriale della Sezione provinciale di Arpa – Le attività saranno gradualmente aumentate per arrivare a regime, molto probabilmente, nel 2011”. Tuttavia c’è anche chi “scommette” che questo accadrà prima, già quest’anno.

    Quali rischi?
    Ci sono diversi motivi per seguire gli sviluppi del funzionamento di questa linea. Uno in particolare riguarda le preoccupazioni sugli effetti che l’impianto potrebbe provocare sull’ambiente circostante e la salute di chi abita nelle vicinanze. Coltelli tranquillizza: “Partendo da zero è stato possibile fare tutta una serie di misurazioni sui parametri ambientali a impianto spento. Le stesse saranno eseguite con l’impianto a regime. Così sarà possibile misurare l’impatto effettivo del termovalorizzatore sull’ambiente circostante”.
    Sugli inceneritori in Emilia Romagna, entro il 2010 saranno inoltre resi disponibili i risultati del progetto Moniter (www.moniter.it), studio epidemiologico della Regione Emilia Romagna su 400mila persone residenti in un raggio di 4 km dagli inceneritori.

    Inceneritori sì, inceneritori no
    Ma il potenziamento dell’impianto, previsto sin dal 2007 dal Piano Provinciale dei Rifiuti, quali reali prospettive ha? La domanda “inceneritori sì, inceneritori no” che tanto animò il dibattito, è svanita nel nulla?
    “Dal 1989 ad oggi la provincia di Rimini ha esportato rifiuti urbani a discarica per oltre 1,5 milioni di tonnellate. Sostenendo costi molto elevati. – precisa Claudio Galli, amministratore delegato di Hera Ambiente –Ma tra poco meno di due anni, nel 2012, con la messa a regime della seconda nuova linea, la provincia sarà autosufficiente, in armonia con le più recenti indicazioni dell’Unione europea”.
    Non la pensa allo stesso modo Margherita Bologna del Comitato Riccione Energia Pulita.
    “Il recupero ed il riciclaggio dovrebbero essere preferiti alla valorizzazione energetica dei rifiuti, in quanto rappresentano la migliore opzione ecologica. Potenziare l’inceneritore di Raibano – aggiunge la portavoce del comitato – senza fare lo stesso con l’impianto di selezione del secco, significa non rispettare la gerarchia prevista dalle varie normative e dallo stesso Piano Provinciale dei Rifiuti”.
    Onide Venturelli, referente Forum Ambiente provincia di Rimini, collega il tema dell’inceneritore a quello della prevenzione. Una strada, a suo parere, più giusta ma non sempre più proficua per il business dei rifiuti. “Contrariamente alle enunciazioni di massima – afferma – gli interessi particolari di chi ha un vantaggio economico in una qualsiasi fase della filiera dei rifiuti, riescono spesso a prevalere sugli interessi collettivi”. Venturelli riporta l’esempio delle sportine usa e getta di plastica, non degradabili: “In diversi paesi europei sono vietate da anni, da noi è ancora incentivato l’uso”.

    Riassumendo…
    Dal rifiuto che non è in altro modo recuperabile è possibile, con la termovalorizzazione, ottenere energia elettrica che può essere immessa nella rete nazionale e calore da cedere poi alle abitazioni limitrofe. Questi alcuni dei vantaggi sottolineati da chi è dalla parte del sì. In assenza dell’impianto, l’energia elettrica e il calore si dovrebbero produrre con combustibili tradizionali. Quindi la termovalorizzazione avrebbe un impatto positivo anche rispetto all’emissione della Co2. Le nuove tecnologie inoltre sembrano consentire, a detta di Hera, un monitoraggio continuo degli inquinanti emessi in atmosfera, con la garanzia di rispettare i valori limite previsti dalle normative. In Europa sono in funzione oltre 300 impianti, in particolare in Svezia, Danimarca, Olanda, Germania, Francia. Oltreoceano sono largamente impiegati negli Stati Uniti, Canada e in Giappone.
    Dall’altra parte, ci sono le ragioni di chi si oppone a questi impianti sostenendo che così non si risolve il problema dei rifiuti. La termovalorizzazione infatti trasforma questi in una composizione chimica differente, rendendoli, a detta anche di alcuni esperti, anche molto più pericolosi rispetto al punto di partenza: scarti, fumi e polveri di scarico che andranno in atmosfera, ceneri nocive che andranno in discariche speciali, acque di scarico inquinate da trattare e smaltire… E si aggiunge: le tecnologie disponibili, per quanto evolute, non sono tuttora in grado di affrontare la complessità dei problemi. Per non parlare delle voci più scettiche: i termovalorizzatori godono di incentivi pubblici, senza incentivi sarebbero antieconomici.

    Domenico Chiericozzi