Come nasce la scelta dell’otto per mille, le motivazioni, a chi va, come viene distribuito e con quali modalità, come lo impiega la Chiesa cattolica? Cercheremo di fare un po’ di chiarezza, fra tanta propaganda disinformante.
Così è nato l’Otto per mille
C’era una volta la congrua. Era lo Stato italiano (così come previsto dai Patti lateranensi del 1929) a pagare direttamente lo stipendio al clero cattolico. Riconoscendo, così, una sorta di indennizzo per tutti quei beni che la Chiesa si era vista confiscare nell’Ottocento. Un meccanismo che, però, aveva mostrato diversi limiti.
Con la codifica dei rapporti tra Stato e Chiesa del 1929, lo Stato aveva riconosciuto il cosiddetto pregiudizio economico sofferto dal mondo cattolico nella seconda metà dell’800. Infatti nel 1870 con la breccia di Porta Pia e la conseguente annessione dello Stato Pontificio al Regno d’Italia, molteplici beni ecclesiali erano stati confiscati. Fino al 1932 il capitolo di spesa della congrua fu assegnato al Ministero della giustizia e degli affari di culto: dal 1932 il compito fu assegnato al Ministero degli interni che tramite gli uffici provinciali del tesoro provvedeva ai pagamenti con ruoli di spesa come avviene per i dipendenti pubblici. La congrua veniva considerata un beneficio di diritto strettamente personale del beneficiario: l’importo era molto basso e ben lontano dal principio di perequazione attuale. Non teneva conto di fondamenti quali l’uguaglianza o l’equità di trattamento: un sacerdote di una comunità prospera era molto avvantaggiato rispetto a quello che esercitava il suo ufficio in una comunità povera.
Il nuovo concordato
Poi, il 18 febbraio del 1984, è arrivato il nuovo concordato, firmato dall’allora presidente del consiglio Bettino Craxi ed il segretario di Stato vaticano Agostino Casaroli; che ha stabilito, appunto, come lo Stato avrebbe devoluto alla Chiesa cattolica e alle altre confessioni una frazione del gettito Irpef, in base alle opzioni espresse dai contribuenti sulla dichiarazione dei redditi. Opzioni che, fino ad oggi, hanno sempre premiato la Chiesa cattolica.
Gli scopi sono definiti dalla legge
La ripartizione del gettito ha sempre premiato la Chiesa Cattolica, perché il cattolicesimo è religione di riferimento del nostro paese. C’è anche da dire che il numero delle preferenze espresse alla nostra Chiesa supera abbondantemente quello dei cattolici osservanti.
Sul totale dei contribuenti, solo il 40% esprime la scelta di destinazione dell’otto per mille. Anche perché diversi cittadini, per vari motivi, non devono presentare la denuncia dei redditi.
Come funziona
Cosa accade allora? Lo Stato calcola l’importo dell’otto per mille sul totale delle entrate generate dall’Irpef; successivamente calcola il totale delle firme dei contribuenti e le varie percentuali di preferenza. Infine attribuisce tutto il gettito dell’otto per mille, basandosi sulle percentuali espresse con le firme: in questo modo viene distribuito anche l’otto per mille dell’Irpef di chi non firma.
Nel 1990 la Chiesa cattolica aveva ricevuto dallo Stato 398 milioni di euro, oggi circa 1 miliardo. La crescita del gettito dell’otto per mille è legata all’andamento dell’economia e alle leggi di Stato in materia fiscale: se cresce il prodotto interno lordo o se variano le aliquote Irpef, anche il gettito sale e – di conseguenza – sale anche la quota dell’otto per mille. Un altro importante fattore è dato dall’inflazione misurabile con gli indici Istat e da azioni governative rivolte alla riduzione dell’evasione fiscale.
A chi vanno i fondi
La Conferenza episcopale italiana distribuisce percentualmente i fondi in quattro macroaree: sostentamento del clero, terzo mondo, interventi nazionali, diocesi italiane. I fondi destinati agli interventi nazionali e alle diocesi italiane sono ripartiti, a loro volta, in sottovoci, quali l’edilizia di culto, culto e pastorale, beni culturali e carità.