Uno degli anelli deboli del contrasto all’abusivismo, non dimentichiamolo, sono quei bagnanti che si ostinano a comprare roba taroccata come se niente fosse, contribuendo a tenere vivo il mercato. Tema delicato: ricorderete le polemiche qualche anno fa per la supermulta a una turista acquirente di occhiali abusivi. E, infatti, oggi si è scelto il tono della cortesia. Forse troppo: “Il Comune di Rimini invita a non acquistare in spiaggia”, recita il messaggio alla Publiphono. Ma “invitare” è un verbo deboluccio: su Facebook riceviamo centinaia di inviti a eventi che ignoriamo senza neanche doverci giustificare. La sintassi dovrebbe essere semplice e chiara. Si parla della “repressione del fenomeno, che per essere efficace ha bisogno della vostra collaborazione”. Ma la collaborazione serve alla repressione o al fenomeno? E lo stile, visto il contesto balneare, dovrebbe essere più leggero di formule come “è utile altresì ricordare”. La versione in inglese, invece, suona chiara e lineare. Ma il problema non sono tanto i turisti stranieri: i russi, per dire, i soldi per comprare nei negozi veri ce li hanno. Sono quei turisti italiani che pensano ancora che comprare dagli abusivi sia un affare o faccia parte del folklore. Ce n’è certi che il giorno prima di partire li fermano tutti, per paura di perdersi qualche offerta irripetibile. Con questi non c’è invito orale che tenga: a meno che non sia accompagnato da un bel verbale.